Salone di polemiche, l'Altaforte «Antifascismo vero male d'Italia» Fiano: il fascismo è un crimine
Altro che vittime di censure culturali e politiche: si alza piuttosto la voce dalla casa editrice neofascista Altaforte, da qualche giorno alla ribalta della cronaca per la pubblicazione della biografia del ministro e leader leghista Matteo Salvini e per la presenza al Salone del libro di Torino (che si inaugura giovedì).
«Io sono fascista. L'antifascismo è il vero male di questo Paese», dice infatti all'agenzia Ansa Francesco Polacchi, dell'Altaforte, in merito alla presenza al Salone del marchio ritenuto vicino a Casapound.
"Eravamo pronti alle polemiche - aggiunge Polacchi - ma non a questo livello allucinante di cattiverie. C'è addirittura chi sui social ha scritto che verrà a Torino per tirarci le molotov... Noi ci saremo perché ora è anche una questione di principio".
Il tutto dopo giorni di tensioni, critiche, prese di posizione, dimissioni (il consigliere Christian Raimo), defezioni (da Zero Calcare a Wu Ming) per la presenza tra gli espositori del Lingotto della casa editrice di estrema destra, ammessa all'esposizione malgrado le numerose richieste di un bando contro chi diffonde idee in continuità col fascismo.
«Vorrei ricordare a chi sostiene che "l’antifascismo è il vero male" che questa sua affermazione è stata possibile proprio grazie alla libertà d’espressione garantita dall’antifascismo. A parti invertite saremmo dovuti stare zitti», commenta il senatore M5S Nicola Morra in un tweet rispondendo a Polacchi.
«Siete voi il male, perché il fascismo non è un’idea, è un crimine, perché la nostra memoria è il vostro peggior nemico», scrive su Facebook Emanuele Fiano, deputato del Partito democratico, per commentare le parole della casa editrice Altaforte.
«Perchè noi - continua Fiano - non dimentichiamo, la dittatura, l’abolizione delle regolari elezioni, del diritto di appartenere a liberi partiti, a sindacati, non dimentichiamo la violenza fascista, le torture, l’asservimento ai criminali nazisti, l’abolizione della libertà di stampa, le leggi razziali, l’arresto degli ebrei, la loro consegna ai loro aguzzini nazisti, le terribili violenze e le deportazioni contro gli oppositori contro i Sinti e i Rom, la discriminazione degli omosessuali.
Noi non dimentichiamo nulla della barbarie che fu il fascismo, e quindi se pensavate che il tempo avrebbe affievolito il nostro antifascismo, preparatevi a cambiare idea», conclude.
Cantare in coro Bella Ciao al Salone del libro, per protestate contro la presenza della casa editrice Altaforte. È l’invito dell’assessora ai Diritti della Regione Piemonte, Monica Cerutti: «Invito tutti gli scrittori e le scrittrici antifascisti, a partire da Michela Murgia, fino ad Hamid Ziarati, e tutti i cittadini che vorranno partecipare, a radunarsi domenica alle 13,40 nello stand dell’Arena Piemonte, per cantare Bella Ciao, a testimonianza che l’antifascismo è uno dei valori fondanti della nostra Repubblica, negato invece dalla casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound. Sarebbe bello se anche Ginzburg, Wu Ming e la presidente dell’Anpi Carla Nespolo, fossero con noi».
Si mobilita anche la comunità di lettori, scrittori ed editori che saranno al Lingotto e nasce l'hashtag #iovadoatorino ed è subito trend topic.
"Al Salone ci saremo - dicono i consiglieri M5S di Torino - perché il campo, specie quello culturale, non va abbandonato. E per far sentire la voce dell'antifascismo. Oggi più che mai".
"Di certo, non abbandoneremo il campo - dice la sindaca di Torino Chiara Appendino su Fb - perché le idee si combattono con idee più forti".
"Le nostre idee ci saranno e, insieme alle nostre, ce ne saranno tantissime altre. È solo con la cultura - dice - che possiamo porre un argine a ogni possibile degenerazione o ritorno di ciò che deve essere archiviato per sempre. Tanti e uniti. È così che si vince".
Ci sarà la scrittrice Michela Murgia che fa un appello e in un post su Facebook dice: "Se CasaPound mette un picchetto nel mio quartiere che faccio, me ne vado dal quartiere? Se Forza Nuova si candida alle elezioni io che faccio, straccio la tessera elettorale e rinuncio al mio diritto di voto? Se la Lega governa il paese chiedo forse la cittadinanza altrove? No. Non lo faccio. E non lo faccio perché da sempre preferisco abitare la contraddizione piuttosto che eluderla fingendo di essere altrove. Per questa ragione al Salone del libro di Torino io ci andrò e ci andranno come me molti altri e altre".