Per il carabiniere ucciso a Roma nuove verità e ancora tante ombre "il derubato con i militi già un'ora prima"
Se nella vicenda del carabiniere ucciso a Roma a coltellate da due americani vi sono ancora molti lati oscuri, una prima luce sui fatti arriva dalla conferenza stampa del Procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino, in corso questa mattina.
«Deve essere chiaro il senso di quello che è accaduto: è caduto un servitore dello Stato nell’adempimento del suo dovere: un dovere duro, essenziale e determinante per garantire l’esistenza dello Stato e garantire il rispetto della legge sempre e comunque» ha detto il procuratore sull’omicidio di Mario Cerciello Rega sottolineando che il vicebrigadiere «era uno dei tanti che in silenzio e con sacrificio era orgoglioso della divisa».
«Gli indiziati sono stati individuati e interrogati dai magistrati nel rispetto della legge» ha detto poi Prestipino, durante la conferenza stampa sul caso dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega. «Gli interrogatori sono stati effettuati con tutte le garanzie difensive - spiega -, alla presenza dei difensori, dell’interprete e previa lettura di tutti gli avvisi di garanzia previsti dalla legge. Gli interrogatori sono stati anche registrati».
E le foto del presunto autore bendato e ammanettato ad una sedia? Accerteremo i fatti «senza alcun pregiudizio e con il rigore già dimostrato da questa procura in altre analoghe vicende» ha detto il procuratore in merito alla foto di Natale Hjorth. «La procura - ha aggiunto - ha già avviato le indagini per accertare quanto accaduto, per consentire la più adeguata qualificazione giuridica e per individuare tutte le responsabilità».
Poi ci sono gli interrogativi: «Vorrei esprimere disappunto e dispiacere per le ombre e i presunti misteri che sono stati sollevati e diffusi in merito a questa vicenda» ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro, nella conferenza stampa. «La ricostruzione attenta e scrupolosa ha dimostrato la correttezza e regolarità di questo intervento - ha sottolineato -, analogo e ricorrente nella città di Roma».
In merito poi alla prima notizia diffusa, che parlava di «probabilmente nordafricani» per gli autori del delitto, c’è la spiegazione: «L’indicazione del fatto che fossero stati due maghrebini è stata data da Brugiatelli», la persona che era stata derubata della zaino. Lo afferma il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro.
«Ha parlato di due persone di carnagione scusa, presumibilmente maghrebini - sottolinea -. Lo ha detto perchè aveva il timore di dire che conosceva gli autori dell’omicidio. Non voleva essere associato al fatto. Solo dalle immagini si è scoperto l’antefatto» ha detto il procuratore Prestipino.
E come mai i colleghi di Mario Cerciello Rega non hanno reagito sparando? Cerciello e Andrea Varriale «sono stati aggrediti immediatamente» dai 2 americani: «non c’è stata possibilità di usare armi, di reagire» ha spiegato il comandante dei carabinieri di Roma Francesco Gargaro. «Nel momento in cui si sono qualificati sono stati immediatamente aggrediti, pochi attimi in cui Varriale è stato sopraffatto e buttato a terra» ha aggiunto Gargaro che poi ha sottolineato che in zona «c’erano 4 pattuglie, che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l’operazione e che sono intervenute pochi minuti dopo l’allarme». Inoltre «Cerciello aveva dimenticato l’arma, è stata probabilmente una dimenticanza, ma ciò non toglie che non aveva alcuna possibilità di reagire». Lo dicono i carabinieri in conferenza stampa sul caso. «Non immaginavano di trovarsi di fronte una persona con un coltello di 18 centimetri, e non si aspettavano neanche di essere aggrediti nel momento in cui si qualificavano come carabinieri», ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro, aggiungendo che «si trattava di un servizio che a Roma si fa ogni giorno, o quasi».
Ma intanto spunta un nuovo particolare nell’inchiesta sulla morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso a Roma con 11 coltellate. Il 35enne di Somma Vesuviana e il collega Andrea Varriale erano già stati a Trastevere un’ora prima dell’operazione finita in tragedia e in quell’occasione fu anche identificato Segio B., l’uomo derubato dello zaino che fece scattare l’intervento.
Il dettaglio della presenza di Varriale è cristallizzato nell’ordinanza di convalida del fermo con cui il gip Chiara Gallo ha disposto il carcere per i due studenti californiani. Ma - secondo quanto accertato dalle indagini coordinate dalla Procura di Roma - anche Cerciello Rega si trovava nella zona di Piazza Mastai con lui quella notte. I due erano in borghese, in servizio dalla mezzanotte, dove si trovavano quattro colleghi liberi dal servizio che, intorno all’1.30, avrebbero notato l’intermediario in compagnia di uno dei due ragazzi californiani che cercava di acquistare della droga.
«Dall’annotazione del carabiniere Varriale - scrive il gip - emerge che poco tempo prima di ricevere l’incarico di effettuare l’operazione in abiti civili, alle ore 1,19, era intervenuto in piazza Mastai su ordine» di un maresciallo in servizio nella sua stessa stazione dei carabinieri di piazza Farnese che gli riferiva di trovarsi sul posto insieme ad altri colleghi per la ricerca di un uomo che «aveva consegnato ai militari un involucro di colore bianco con dentro una compressa di tachipirina».
In quell’occasione Sergio B., un personaggio che lambisce gli ambienti della criminalità tanto da conoscere i pusher ma che non ha timore a contattare i carabinieri quando è derubato, avrebbe riferito ai militari di essere stato derubato e quindi viene invitato a «sporgere denuncia» in un qualsiasi ufficio di polizia. A confermarlo è lui stesso in un passaggio contenuto nelle carte in cui spiega che, accorgendosi del furto del proprio zainetto, tornò «indietro e contattare le forze di polizia che poco prima erano intervenute». Non è chiaro quindi perchè, circa mezz’ora dopo, abbia contattato il 112 per segnalare nuovamente quel furto.
Un altro particolare “chiave” contenuto nell’ordinanza riguarda le descrizioni fornite quella notte sia dal derubato sia dal collega del vice brigadiere dei due autori del furto e poi dell’aggressione costata la vita a Cerciello. «Entrambi avevano un accento inglese, credo americano» disse Sergio B.
Mentre Varriale nell’annotazione contenuta nell’ordinanza ha descritto gli aggressori con la «carnagione chiara», spiegando anche che uno dei due «indossava una felpa di colore nero con cappuccio che calzava sul capo facendo comunque vedere la capigliatura bionda».
Rimane da chiarire come mai inizialmente in un comunicato stampa diffuso dai carabinieri venerdì mattina poco dopo le 9 in cui fu annunciata la morte del vice brigadiere si diede adito alla prima indicazione (di molte ore prima) e si indicò come responsabile dell’accoltellamento «probabilmente un cittadino africano». Del resto anche nell’alert diramato alle forze dell’ordine i due uomini in fuga furono indicati come due nordafricani, probabilmente magrebini.
Tra i nodi da sciogliere, inoltre, la provenienza del coltello a baionetto «modello marines» con cui è stato colpito il vice brigadiere.