Profughi sulla nave Open Arms: dal Tar via libera allo sbarco "per eccezionale gravità ed urgenza"
«Alla luce della documentazione prodotta (medical report e relazione psicologica» e «della prospettata situazione di eccezionale gravità ed urgenza» si giustifica «la concessione della richiesta» per «consentire l’ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane e quindi di prestare l’immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli». È quanto rileva il Tar del Lazio accogliendo il ricorso di Open Arms e sospendendo il divieto di ingresso in acque italiane.
Lo riferisce l’agenzia Ansa nazionale.
Ora però è braccio di ferro tra il ministro dell'Interno Matteo Salvini e il Tar del Lazio sull'ingresso nelle acque italiane di Open Arms.
Il Tar ha disposto la sospensione del divieto d'ingresso nelle acque territoriali italiane della Open Arms. E' quanto sostiene la stessa Ong sottolineando che sulla base della decisione dei giudici "ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino in modo che i diritti delle 147 persone, da 13 giorni sul ponte della nostra nave, vengano garantiti". "Alla luce della documentazione prodotta (medical report e relazione psicologica" e "della prospettata situazione di eccezionale gravità ed urgenza" si giustifica "la concessione della richiesta" per "consentire l'ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane e quindi di prestare l'immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli". E' quanto rileva il Tar del Lazio accogliendo il ricorso di Open Arms e sospendendo il divieto di ingresso in acque italiane.
Il Viminale invece contesta la decisione del Tar del Lazio sulla sospensione del divieto di ingresso in acque italiane della Open Arms e proporrà ricorso urgente al Consiglio di Stato. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini inoltre, si apprende, è pronto a firmare un nuovo provvedimento di divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. La decisione di ricorrere al Consiglio di Stato, secondo quanto si apprende, sarebbe motivata dal fatto che agli avvenimenti citati nel provvedimento del Tar se ne sono aggiunti altri. Per giorni, si osserva, "Open Arms si è infatti trattenuta in acque Sar libiche e maltesi, ha anticipato altre operazioni di soccorso e ha fatto sistematica raccolta di persone con l'obiettivo politico di portarle in Italia".
Consiglio Giuseppe Conte gli ha scritto "per lo sbarco di alcuni centinaia di migranti a bordo di una nave di una ong che però è straniera e in acque straniere.. gli risponderò garbatamente. Non si capisce perché debbano sbarcare in Italia". Lo ha detto il vicepremier, ministro dell'Interno e leader della Lega Matteo Salvini oggi pomeriggio a Genova. Salvini e Conte stamani nel capoluogo ligure hanno partecipato alla cerimonia di commemorazione delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi.
MIGRANTI: 500 ANCORA IN MARE. SALVINI, VADANO IN LIBIA
Lasciare per giorni dei minori in mare "in prossimità della frontiera con lo Stato italiano equivale, di fatto, ad un respingimento". Vietato dalle convenzioni internazionali, firmate anche dall'Italia. Con 500 migranti, di cui quasi 150 minori, bloccati nel Mediterraneo a causa dei niet di Matteo Salvini e dell'indifferenza del resto dell'Europa, potrebbero essere ancora una volta dei giudici a sbloccare una situazione già al limite e che rischia di peggiorare nelle prossime ore, anche a causa del maltempo tra la Sicilia e la Libia dove sono attese onde di due metri e mezzo. Il Tribunale dei minori di Palermo ha risposto al ricorso presentato da Open Arms il 7 agosto con il quale i legali della Ong spagnola chiedevano di tutelare i diritti dei 32 minori a bordo, 28 dei quali non accompagnati. E lo ha fatto, dice la Ong, chiedendo "chiarimenti" ai ministri che hanno firmato il divieto di ingresso, oltre a Salvini, Trenta e Toninelli: "si chiede di conoscere quali provvedimenti le autorità intendano adottare in osservanza della normativa internazionale e italiana". I giudici ricordano che "le convenzioni internazionali impongono il divieto di respingimento alla frontiera o di espulsione dei minori stranieri non accompagnati" riconoscendo loro, di contro, "il diritto ad essere accolti in strutture idonee". Ed è "evidente - sottolinea il Tribunale - che questi diritti vengono elusi" dalla permanenza a bordo, in condizioni "di disagio fisico e psichico". Parole che non smuovono Matteo Salvini. Che, anzi, rilancia. Niente porti, né per la Open Arms né per la Ocean Viking, che ha formalmente chiesto all'Italia e a Malta un approdo sicuro. "Navighino verso la Spagna" dice rivolgendosi alla Ong spagnola, mentre per la nave di Sos Mediterranee e Msf - che ha a bordo 356 persone di cui 103 minori, solo 11 dei quali accompagnati - il ministro fa sapere che la Guardia Costiera libica ha indicato Tripoli come porto sicuro. Una provocazione che le Ong rispediscono al mittente: "non riporteremo le persone in Libia in nessuna circostanza. Per il diritto internazionale né Tripoli né alcun altro porto in Libia sono porti sicuri e riportare le persone lì sarebbe una grave violazione". Posizione ribadita dall'Unhcr: "i violenti combattimenti in Libia e le segnalazioni di violazioni dei diritti umani fanno sì che quel Paese non possa essere considerato un porto sicuro". Si rivolga invece al premier Conte il segretario del Pd Nicola Zingaretti: "faccia sbarcare i migranti ostaggio del ministro dimissionario Salvini. Esistono priorità che hanno precedenza su tutto, va rimessa al centro la persona umana e trovata una soluzione". La fine dell'ennesimo braccio di ferro sulla pelle degli ultimi non è ancora scritta. Quello che è invece chiarissimo è la foto scattata dalle forze armate maltesi che racconta la sofferenza immane di chi si imbarca dalla Libia per tentare di raggiungere l'Europa. Ci sono due uomini rannicchiati sul fondo di un gommone lungo non più di due metri e fermo in mezzo al mare; nell'imbarcazione non c'è traccia di acqua né cibo. Uno dei due si muove a stento, è in uno stadio gravissimo di disidratazione e con profonde ustioni provocate dal sole. L'altro è immobile. E' morto di stenti.