Nidi e materne riapriranno l'8 giugno fino al 31 luglio Ok anche ai centri estivi con i buoni di servizio Bimbi senza mascherina e in braccio alle maestre
Dall’8 giugno asili nido e scuole materne riaperte. Con un prolungamento, anche per i più grandi dai 3 ai 6 anni, fino al 31 luglio. E spazio, da metà giugno (circa) e poi a luglio alle colonie e ai centri estivi, potendo usufruire dei buoni di servizio.
L’improvvisa accelerazione, visto che fino a ieri si parlava di aperture, anche se solo sperimentali, da metà giugno e soprattutto mai era stato accennato alle materne aperte fino al 31 luglio, un mese oltre la data canonica di fine giugno, è stata annunciata dal presidente Maurizio Fugatti.
«La volontà della Provincia è riaprire il prima possibile, ovviamente in sicurezza con un apposito protocollo. E abbiamo individuato la data in lunedì 8 giugno. Questo verrà meno se le condizioni sanitarie dovessero cambiare: con una crescita di contagi e decessi nei prossimi giorni non apriremo».
Nonostante ieri sia stato il giorno con i dati peggiori da almeno tre settimane a questa parte (3 decessi, per trovarne di più bisogna risalire al 4 maggio, e un rapporto tra contagi e tamponi pericolosamente vicino alla fatidica soglia del 2% con 1,71%), il presidente ha voluto dare una risposta chiara e concreta alle famiglie e alle pressioni che sta ricevendo.
«Abbiamo voluto muoverci più in fretta per le famiglie trentine: possono decidere se mandare o meno i loro figli a nidi e materne, ma molti hanno questa necessità perché da alcune settimane sono dovuti tornare in ufficio. Queste scuole servono al Trentino che deve lavorare».
E qui ci permettiamo di aggiungere che servono certamente a mamme e papà, ma servono soprattutto ai bambini: dopo oltre sessanta giorni chiusi in casa, non serve essere esperti di pedagogia per affermare che i bimbi dagli 0 ai 6 anni (e non solo) hanno necessità di rivedere i loro amici e i loro maestri, di tornare a socializzare e a giocare. Perché nidi e materne non vanno mai considerati “parcheggi” utili a genitori che devono lavorare ma ambienti educativi indispensabili per la crescita e l’apprendimento dei piccoli. Insomma, la riapertura è importante sia per i bambini sia per i genitori, almeno allo stesso livello.
Le regole "morbide"
I bambini non dovranno indossare la mascherina e potranno anche essere presi in braccio dalle educatrici. C’è attenzione alla sicurezza ma anche un indispensabile tocco di buonsenso nelle linee guida per la riapertura degli asili nido che l’Azienda sanitaria e l’assessorato alla conoscenza guidato da Mirko Bisesti hanno presentato ieri a Comuni ed enti gestori.
Parlando di bambini da 0 a 3 anni non è pensabile imporre regole sul distanziamento rigide; certo, bisognerà fare il possibile per evitare che i piccoli si scambino i giochi e si comportino con troppa naturale confidenza, ma nel progetto pedagogico di un nido non si può eliminare del tutto il contatto.
Le linee guida presentate l’altro ieri prevedono innanzitutto un restringimento dei gruppi; finora il rapporto era di sei lattanti, cioè minori di tre anni, affidati ad ogni operatore mentre chi si occupa dei divezzi (da tre a sei anni) poteva avere un gruppo di nove. Ora i gruppi dei lattanti saranno al massimo da 4, quelli di divezzi da 5. Un modo per permettere agli educatori di lavorare facendo attenzione anche al distanziamento e alle precauzioni sanitarie. Chiaro però che questo sistema comporterà un problema di carenza di personale, se tutti i genitori dovessero decidere di rimandare all’asilo i loro figli; un problema nel reperire le professionalità necessarie e soprattutto un problema finanziario per i gestori e per i Comuni.
Tornando alle regole, nella proposta dell’Azienda sanitaria c’è l’obbligo di vestire con un grembiulino i bambini all’entrata della struttura. Anche in questo caso, come nelle materne, i gestori hanno fatto presente la scomodità di questo sistema e anche in questo caso la risposta è stata di buonsenso: l’importante è garantire che i vestiti con cui si entra vengano cambiati per non rischiare di portare all’interno il virus, che poi si tratti di altri vestiti o di un grembiule cambia poco.
Se una volta dentro e cambiati i bambini potranno giocare liberamente senza una improbabile mascherina, questa la dovranno rigorosamente indossare invece le educatrici, che potranno comunque usare il modello chirurgico senza doversi sottoporre alla tortura di tipologie troppo impegnative. I piccoli saranno per quanto possibile tenuti distanti tra di loro e non dovranno scambiarsi giochi e oggetti.
Una stanza dovrà essere occupata da un solo gruppo e gli ambienti dovranno essere frequentemente arieggiati e disinfettati.
La richiesta avanzata dagli operatori è stata di provare a integrare le linee guida in materia sanitaria con quelle che usciranno dal tavolo tecnico pedagogico, cercando così di coniugare le esigenze educative, che per bambini così piccoli prevedono anche coccole e vicinanza fisica, con quelle di prevenzione e tutela della salute.