Scontro sui premi Covid nella sanità Riconosciuti solo 5 euro all'ora Sindacati indignati con la Provincia
Cinque euro lordi all’ora per il lavoro prestato nei reparti o a contatto con malati Covid per il periodo che va dal 17 marzo al 30 aprile. Questa l’offerta messa sul tavolo dalla Provincia per riconoscere agli operatori sanitari investiti dal ciclone coronavirus un bonus aggiuntivo, a ristoro dello stress, dei rischi e dei carichi di lavoro assunti nelle terribili settimane della pandemia. Un’offerta che i sindacati criticano con indignazione, considerandola offensiva.
Il peso complessivo di questo riconoscimento economico extra è stimato in una quindicina di milioni che la Provincia ha già messo da parte. Le risorse verranno riconosciute al personale operante presso l’Azienda provinciale per i servizi sanitari e presso le Aziende provinciali di servizi alla persona (le case di riposo) impegnato direttamente nell’emergenza epidemiologica, nonché i dipendenti di altri soggetti e i medici convenzionati. Per quanto riguarda il personale dell’Azienda sono inclusi medici, primari, infermieri e operatori socio sanitari direttamente impegnati nell’assistenza a pazienti Covid; si tratta del personale impegnato nei reparti, del personale infermieristico e medico di Trentino emergenza 118, dell’osservazione breve, pronto soccorso, assistenza domiciliare e riabilitazione a Covid, indagini strumentali (microbiologia per l’analisi dei tamponi e radiologia). Lo stesso vale per le Apsp e gli altri soggetti privati convenzionati. E si prevede di dare il bonus anche ai dipendenti esterni di imprese socio assistenziali utilizzati nei reparti Covid.
La proposta della Provincia è stata illustrata ieri mattina in teleconferenza ai sindacati dall’assessora Stefania Segnana, affiancata dal dirigente del dipartimento salute Giancarlo Ruscitti e da quello del personale Silvio Fedrigotti. I sindacati daranno ora il loro parere prima che l’assessora porti la delibera in giunta, con l’obiettivo di erogare il bonus assieme alla mensilità di giugno.
Decisamente negativa la reazione della Cisl Funzione Pubblica che col segretario Beppe Pallanch contesta duramente la proposta, minacciando un immediato ricorso al Tar. La critica riguarda diversi aspetti. Innanzitutto il periodo di riferimento, che parte dal 17 marzo, quando il virus era già diffuso e il lavoro nei reparti Covid estenuante, fino al 30 aprile, data che non ha segnato la fine di un’emergenza considerata ancora in corso. Ma riguarda anche la cifra corrisposta. «Sono tre euro all’ora netti» fa notare Pallanch. Che fa presente anche come la proposta preveda clamorosi buchi, escludendo ad esempio dal riconoscimento autisti e portantini delle ambulanze, e beffa quegli operatori, e sono centinaia, che proprio a causa dell’infezione hanno dovuto assentarsi dal lavoro per diverse settimane e quelli delle Rsa dove il virus non è entrato, che hanno comunque dovuto lavorare in condizioni di pesante disagio. «I lavoratori della sanità - attacca il segretario Cisl Fp - sono indicati come eroi a parole ma sono stati umiliati da questa proposta, un atto unilaterale della Provincia che non vuole trovare l’accordo sindacale».
Anche Uil e Nursing Up, con un comunicato congiunto firmato da Giuseppe Varagone e Cesare Hoffer criticano pesantemente le intenzioni della Provincia. La loro controproposta prevede cifre almeno doppie, a partire da 130 euro lordi al giorno di maggiorazione, e come la Cisl insistono sulla necessità di riconoscere agli operatori Covid anche un congedo ordinario aggiuntivo per il recupero psicofisico per un periodo che va dai 5 ai 15 giorni.
Deluso anche il segretario della Cgil Funzione Pubblica, Luigi Diaspro, che sottolinea come Fugatti si stia facendo superare, quanto a generosità verso gli operatori coinvolti, anche da regioni ordinarie come Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Veneto che hanno stanziato risosrse specifiche.
Come i colleghi delle altre sigle anche il segretario della Cgil critica l’intenzione di dividere il riconoscimento rinviando a una fantomatica seconda tranche l’allargamento ad altre figure coinvolte dall’emergenza Covid: «No alla doppia fase per erogare i premi: occorre definire un quadro complessivo».
Per la Fenalt interviene Roberto Moser, vice segretario e responsabile per l’area Rsa, che insiste sull’allargamento dei premi anche agli operatori delle case di riposo dove il virus non è arrivato: «Perché comunque è stato necessario un impegno fuori dall’ordinario, con turni molti più impegnativi e con tanti accorgimenti che hanno appesantito fortemente il lavoro».