Scuola, concorso in Trentino per assumere 185 docenti e stabilizzare i precari
In linea con le disposizioni emanate dal Governo nazionale, la Giunta provinciale di Trento - riferisce una nota - ha approvato oggi due bandi riguardanti il reclutamento del personale docente.
Il primo bando è riferito ad un concorso ordinario, per titoli ed esami, per l'assunzione a tempo indeterminato del personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado e per l'insegnamento del sostegno, per un totale di 185 posti nelle istituzioni scolastiche provinciali a carattere statale della Provincia autonoma di Trento.
Il secondo bando è invece riferito invece alla procedura straordinaria, per esami, finalizzata all'accesso ai percorsi di abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria di primo grado su posto comune.
"Le cattedre disponibili, unitamente a una larga proiezione sui pensionamenti dei prossimi anni, sono le variabili che abbiamo considerato per individuare il contingente di posti da mettere a concorso. Ringrazio tutti coloro che, nonostante l'emergenza Covid, hanno lavorato sodo per permetterci di bandire la procedura concorsuale in concomitanza con quella nazionale. Il bando per il concorso straordinario per l'immissione in ruolo è stato invece provvisoriamente sospeso, in attesa della formalizzazione da parte del Ministero delle caratteristiche della prova scritta", commenta l'assessore all'istruzione Mirko Bisesti.
I candidati potranno presentare domanda nei termini che saranno disposti dai relativi avvisi pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. La domanda di partecipazione ai concorsi dovrà essere compilata e presentata con modalità online, collegandosi al portale tematico della scuola trentina www.vivoscuola.it nell’area dedicata: “ CONCORSI Personale della scuola”. L’accesso alla domanda online deve avvenire tramite la Carta Nazionale dei servizi (CNS) o la Carta Provinciale dei servizi (CPS) oppure tramite SPID – Sistema Pubblico di Identità Digitale.
Intanto, anche in Trentino, così come in tutta Italia, docenti e personale ausiliario incroceranno le braccia l’8 giugno, quello che in teoria per gli studenti dovrebbe essere l’ultimo giorno di scuola e che, in provincia, sarà invece il primo giorno - teorico - di apertura per nidi e materne.
L’astensione è stata indetta da Cgil, Cisl, Uil, Delsa, Gilda e Satos. Lunedì la manifestazione si svolgerà, nel rispetto delle norme anti Covid-19, con una presenza in piazza Dante e davanti al commissariato del governo dalle 10.30 in poi.
“Il nostro è uno sciopero per la scuola, per chiedere
risorse, investimenti e concretezza. Non bisogna solo ripartire ma occorre riprogettare la scuola”, spiega Cinzia Mazzacca, responsabile del comparto scuola per la Cgil.
“A Roma, così come a Trento, ci si è mossi male”, incalza Stefania Galli della Cisl. “Sono mancate anche da noi buone scelte, su tutti i fronti: il personale ausiliario, così come il personale docente, ha lavorato sotto stress, in condizioni pessime. Questo sciopero vuole essere un richiamo”. Pietro Di Fiore, della Uil scuola, ricorda che “sono state date risorse a tutti: industria, ristoranti, turismo. Però per la scuola non si ritiene necessario investire. Anche sul precariato si è deciso di non decidere nulla. I ragazzi hanno diritto a una scuola in presenza, ma con tutte le risorse necessarie”.
Marcella Tomasi, della Uil, ha ricordato anche la situazione delle scuole dell’infanzia, che dovrebbero ripartire da lunedì ma che in realtà, in buona parte dei casi, non riapriranno prima del 15 giugno: “Una ripartenza senza condivisione, nessuno ha dato un’idea di prospettiva e la data dell’8 giugno è stata scelta in modo unilaterale dalla Giunta provinciale. Quello che è certo è che non ci sono risorse per affrontare una scuola che inevitabilmente sarà diversa. Ad oggi riteniamo che non si possa ripartire in questo modo”. Assoluta contrarietà è stata espressa da parte di tutte le sigle sia sull’idea di ripartire a settembre con le barriere in plexiglas, sia sulla questione delle mascherine, tema sul quale - denunciano i sindacati - c’è ancora poca chiarezza.