Scuola, si torna in presenza con i divisori tra i banchi L'annuncio del premier Conte
La didattica a distanza si è rivelata «un’opportunità» nei mesi dell’emergenza Covid, ma a settembre si torna a scuola «in presenza» ed «in piena sicurezza».
L’obiettivo del Governo è stato spiegato dal premier Giuseppe Conte aprendo ieri pomeriggio una lunga riunione con tutti i soggetti coinvolti nel rientro nelle aule dopo l’estate. Si valuta, inoltre, la possibilità di compartimentare i banchi con divisori, «anche per garantire maggiore sicurezza», ha spiegato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. I presidenti di Anci e Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini ed Antonio Decaro, hanno però sottolineato «molte criticità», ponendo il problema delle risorse e del personale necessario per la riapertura nel rispetto delle prescrizioni indicate dal Cts.
Neanche i sindacati del settore sono usciti convinti dall’incontro ed hanno confermato lo sciopero programmato per lunedì prossimo. Chiudendo il confronto, Azzolina ha rassicurato: «sulla scuola stiamo mobilitando risorse per oltre 4 miliardi di euro e ci sarà subito un nuovo stanziamento di altri 330 milioni per l’edilizia scolastica leggera». Intanto, alla Camera, le opposizioni stanno facendo duro ostruzionismo sul dl Scuola, che scade domenica.
L’incontro presieduto da Conte, con la presenza delle ministre dell’Istruzione, Lucia Azzolina e dei Trasporti, Paola De Micheli, del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, del coordinatore del Cts Agostino Miozzo, dei rappresentanti di enti locali e parti sociali, si è protratto fino a tarda sera.
In apertura, Conte ha ribadito la linea: nell’emergenza «siamo stati costretti a chiudere la scuola, ma abbiamo tratto una lezione. Siamo stati costretti alla didattica a distanza. Ho sempre avvertito preoccupazione per chi non poteva accedervi. C’è il tema del divario digitale. Col nuovo anno scolastico l’obiettivo è tornare a scuola in piena sicurezza. La didattica a distanza può essere un’opportunità in più per potenziare offerta didattica, ma certo dobbiamo ritornare in presenza».
Linea condivisa naturalmente dalla ministra Azzolina: «L’obiettivo - ha affermato - è portare tutti a scuola in presenza. Con particolare attenzione ai più piccoli che hanno sofferto maggiormente in questo periodo». Quello per la scuola, ha aggiunto, «sarà un piano su più livelli che seguirà l’andamento del rischio di contagio. Siamo tutti d’accordo che l’obiettivo di riapertura a settembre è complesso ma raggiungibile se ci mettiamo tutti attorno a tavolo. Lavoriamo tutti, ciascuno per la propria parte, il Paese si aspetta da noi che i ragazzi a settembre tornino a scuola». Ed oltre alle mascherine, ha informato, «ci sarà possibilità di usare le visiera anche per andare incontro alle esigenze di studenti con difficoltà respiratorie e ipoacusici».
Ma da Regioni e Comuni è arrivato un allarme su risorse ed organici. «La riapertura delle scuole a settembre - ha sottolineato Decaro - comporterà molte criticità, ma è indispensabile e noi non ci tiriamo indietro». Certo da parte del Governo servirà allargare i cordoni della borsa. Ci sono, ha spiegato infatti il presidente dell’Anci, «una serie di necessità urgenti: sblocco dell’assunzione di personale, certezze su risorse per interventi rapidi di edilizia scolastica, riorganizzazione dei servizi di mensa e trasporto, un vero piano dei tempi che consenta di evitare gli spostamenti si concentrino nelle ore di punta».
Critici i sindacati. Per il segretario della Cgil Maurizio Landini ed il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, «la discussione sulla ripartenza è importante ma in grave ritardo.
Lo sciopero dell’8 Giugno ha l’obiettivo di sollecitare il Governo a fare le scelte necessarie non solo per la riapertura in presenza a settembre nella massima sicurezza ma per rimettere la scuola al centro delle priorità del paese. Servono quindi risorse immediate per assunzioni straordinarie al fine di garantire la riduzione degli alunni per classe, obiettivo che non riguarda solo il distanziamento ma la qualità della scuola».
Intanto, dalla Camera via libera ieri alla fiducia posta dal Governo sul decreto scuola. I sì sono stati 305, i no 221, 2 gli astenuti. Restano da votare i 193 ordini del giorno, di cui 157 delle opposizioni, che minacciano ostruzionismo, in particolare Lega e Fdi. Il decreto infatti decade domenica e deve dunque essere convertito in legge entro sabato. Prevista una seduta notturna fino alle 24 per illustrare gli ordini del giorno, mentre da questa mattina verranno votati gli ordini del giorno, a cui devono seguire poi le dichiarazioni di voto e il voto finale sul provvedimento, che potrebbe slittare a sabato.
Le opposizioni hanno infatti deciso di fare ostruzionismo. Per evitare che il decreto decada va approvato entro domenica.