Bonus, Job sospeso dalla Lega si difende: «Non ho fatto un furto» I sindacati: «Fuori tutti i nomi»
La decisione del partito è stata comunicata al telefono, di primo mattino. A contattare il consigliere provinciale Ivano Job sul cellulare, ieri, il segretario della Lega del Trentino Mirko Bisesti: poche parole, per avvisarlo che era pronta la lettera ufficiale di sospensione dal Carroccio. Non è stata una doccia fredda per Ivano Job (nella foto con Alessandro Olivi), che si aspettava il “pugno duro” dopo le dichiarazioni di Salvini e Zaia per fare chiarezza sui politici che hanno chiesto contributi pubblici per far fronte alle perdite alle loro aziende a seguito dell’emergenza Covid. Lo stesso Job nella serata di martedì si era “autodenunciato” al partito anticipando ciò che ha scritto ieri l’Adige, ossia che è beneficiario di un contributo provinciale di 5.200 a favore dell’attività di noleggio di attrezzatura sportiva, la Skirent Val di Sole snc, che gestisce con due soci. Ai vertici provinciali della Lega Job ha spiegato di avere anche ricevuto per due volte il “famoso” bonus da 600 euro per le partite Iva (beneficio che ha scatenato la polemica in quanto ottenuto anche da tre parlamentari). «Ma quei due bonus, per un totale di 1.200 euro, li ho già restituiti - ci tiene a precisare Job - mentre i 5.200 euro per l’attività di noleggio verranno utilizzati per pagare le fatture di marzo».
In merito alla lettera di sospensione dalla Lega, Job si dice tranquillo. «Bisesti mi ha chiamato, mi ha chiesto come andava, mi ha spiegato che la situazione è un po’ delicata e che è stato deciso così. Questa vicenda dal punto di vista imprenditoriale è una sconfitta, mentre dal punto di vista politico la sospensione ci può anche stare. Non giudico le decisioni di chi sta sopra. Ma da imprenditore dico che la procedura che ho seguito è corretta. Ho fatto ammenda restituendo all’Inps il contributo per evitare fastidi al partito».
Job, titolare dell’hotel Job a Presson di Dimaro-Folgarida, è anche amministratore della Skirent. È a favore di quest’ultima società che sono arrivati i contributi.
«L’Inps ha respinto la domanda di bonus per i miei collaboratori. Abbiamo fatto successivamente la richiesta a nome mio, che sono amministratore, ed i 600 euro sono arrivati a fine aprile ed a fine maggio. Soldi che ho già restituiti all’Inps» spiega.
E questa vicenda come viene valutata da Ivano Job?
«Per quanto riguarda la sospensione me la immaginavo e sono sereno: spero che varrà valutata per quello che è. Non ho fatto un furto: i soldi li ho chiesti perché mi servivano per l’azienda non perché parto per le Maldive». Ogni consigliere provinciale però può contare su un’entrata fissa.... «Ma io non vado a controllare la vita delle persone, guardo la mia: nessuno può sapere come sono messo io con la banca, quello che è successo nella mia vita, cosa sto pagando per le cose vecchie. Dove era il sistema sociale quando io ne avevo bisogno, dove era lo Stato quando il Covid era alle porte e io lavoravano a contatto con la gente? - è lo sfogo di Job - Qui ci siamo ammalati tutti. L’esame sierologico che ho fatto successivamente dice che anch’io ho preso il coronavirus. Mi dispiace aver creato un disagio al partito, senza volerlo. Il risultato di questa partita è imprenditoria zero, ipocrisia e sistema politico moderno uno. Siamo sotto di un gol, ma noi imprenditori ci rifaremo».
«Far piena luce sui fondi “Emergenza Covid” percepiti dai componenti dell’assemblea legislativa o dagli esponenti della giunta provinciale e verificare se oltre ai nomi già usciti pubblicamente ci siano altri consiglieri o assessori beneficiari di bonus o di contributi». Così i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino - Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti - i quali avanzano agli uffici del Consiglio provinciale la richiesta di un intervento «chiarificatore».
Fino ad oggi i nomi emersi sono quelli dei consiglieri provinciali Ivano Job (Lega), Alessandro Olivi (Pd) e Lorenzo Ossanna (Patt).
«L’utilizzo degli stanziamenti per il contrasto degli effetti della crisi economica innescata dalla pandemia come il bonus Inps di 600 da parte di soggetti che ricoprono cariche pubbliche - dicono i sindacati - dovrebbe essere valutato come incompatibile, e comunque inopportuno. Questi interventi a sostegno del reddito sono destinati a chi davvero si è trovato in gravi difficoltà economiche a causa del lockdown: un consigliere provinciale, con l’indennità che gli è garantita non può certo lamentare difficoltà di reddito».
Nel caso in cui consiglieri o assessori abbiano beneficiato di contributi provinciali o nazionali a fondo perduto per il calo di fatturato delle imprese, i sindacati chiedono comunque una valutazione sulle eventuali incompatibilità e una maggiore trasparenza. «Questi interventi economici sono stati approntati per garantire la continuità aziendale a favore dell’occupazione e per il pagamento dei fornitori. Su questo aspetto, chi ricopre cariche pubbliche deve a maggior ragione dimostrare che queste risorse siano state impiegate proprio a questi fini. Se l’utilizzo è improprio o ingiustificato, i contributi ricevuti dovranno essere restituiti», sostengono Cgil, Cisl e Uil.