Savoi «costretto» a fare un passo indietro, anche la Lega e Fugatti non possono difenderlo
Dopo il caso delle frasi sessiste, il leghista con la sua ostinazione sta bloccando le «staffette» con i sudtirolesi alla guida della Regione. E pure l’amico Maurizio, a questo punto...
TRENTO. Il consigliere provinciale della Lega, Alessandro Savoi, sarà chiamato a fare un passo indietro e a lasciare l'incarico nell'ufficio di presidenza del consiglio regionale per togliere tutti dall'imbarazzo. Dopo la dura presa di posizione anche dell'alleato Svp, con le nette parole di condanna da parte dell'Obmann Philipp Achammer, e del presidente della Regione, Arno Kompatscher, la posizione di Alessandro Savoi è diventata indifendibile anche per la Lega e soprattutto per il governatore trentino Maurizio Fugatti, messo oltremisura in difficoltà dall'ostinazione di Savoi, che non volendo lasciare il suo ruolo di segretario questore, come chiesto da 25 consiglieri di minoranza a seguito delle frasi sessiste da lui pronunciate nei confronti di due consigliere di Fratelli d'Italia, sta bloccando ben due staffette.
Il «caso Savoi» ha infatti già determinato il rinvio dell'elezione di Josef Noggler (Svp) al posto di Roberto Paccher (Lega) alla presidenza del consiglio regionale, che è stata riprogrammata per la seduta del 16 giugno, ma a cascata ha provocato anche lo slittamento a luglio del subentro di Fugatti a Kompatscher alla guida della Regione.
Il presidente della Provincia di Trento non solo è un leghista come Savoi, ma ne è anche un amico da quando è entrato in Lega e il consigliere cembrano era già una "istituzione" nel partito di cui è stato tra i fondatori. Per Fugatti, dunque, non è facile dover chiedere all'amico di fare un passo indietro per sbloccare una situazione che a questo punto non ha altre vie d'uscita. Ma non gli restano alternative, perché è vero che Savoi ha un carattere che ti raccomando e spesso non si trattiene, travalicando ogni limite, ma questa volta l'ha fatta effettivamente troppo grossa.
La Lega e Fugatti speravano di essere riuscite a chiudere l'incidente, ma la determinazione di Brigitte Foppa, la consigliera altoatesina dei Verdi, che è riuscita a organizzare le minoranze per non lasciar passare un comportamento così grave, costringe ora i leghisti trentini a rinunciare a una difesa a oltranza, che non trova alcuna giustificazione se non l'affetto per il compagno di partito. «Non si può trascinare oltre» confessa il presidente Fugatti.
Lunedì prossimo c'è la convocazione dei capigruppo del consiglio regionale. Savoi ha ancora qualche giorno per riflettere. Ma a questo punto le dimissioni sarebbero le benvenute. Per tutti.