Vigevano, polemica sulla retta per la mensa scolastica richiesta anche ai profughi ucraini
Le opposizioni criticano la giunta di centrodestra a guida leghista, nel frattempo a versare le quote per gli otto bambini sarebbero le associazioni locali di volontariato
PAVIA. Scoppia un nuovo caso "mensa scolastica" per bambini e ragazzi a Vigevano (Pavia).
La vicenda riguarda otto profughi arrivati nei giorni scorsi dall'Ucraina e che non sono stati esentati dal pagamento del ticket, perché il Comune non ha varato il relativo provvedimento ad hoc.
Così la giunta di centrodestrea a guida Lega finisce nel mirino delle accusa da parte dell'opposizione, mentre a coprire le quote mensa, a quanto è dato sapere, starebbero pensando le associazioni di vontariato.
Altri municipi hanno subito assicurato ai profughi l’esenzione.
A Vigevano invece, per i bimbi ucraini scatta la tariffa massima, perché le madri non hanno modo di presentare la certificazione di reddito Isee.
Il sindaco, Andrea Ceffa (Lega), che nei giorni scorsi ha sottolineato le elevate competenze professionali dei profughi ucraini accolti in città, è stato duramente criticato dal Pd, che chiede l'immediata sospensione dei pagamenti per quanto riguarda le rette dei profughi ucraini.
“Non si può scivolare - tuona il partito democratico - su queste cose, se ci si occupa di accoglienza la si fa a tutto tondo. Il fatto che alcune associazioni si stiano occupando di questi pagamenti per puro spirito di servizio e con sacrificio non deve essere una scusa per fare finta che il problema non esista: l’assessore adotti tutti gli atti necessari a sistemare la situazione nel più breve tempo possibile”.
Una decina di anni fa, sempre a Vigevano, un'altra giunta leghista in Comune era finita nel polverone delle polemiche sulle mense scolastiche: in quel caso si trattava dell'esclusione dei bimbi di famiglie che non risultavano in regola con il saldo delle rette.
Anche all'epoca a difendere la linea municipale era l’assessora Brunella Avalle, con delega alla refezione scolastica: a lei oggi ci si appella dall'opposizione per un'inversione di rotta immediata o le dimissioni.