Per La Russa l'attacco antinazista di via Rasella "non fu un atto nobile", l'Anpi: "Parole indegne, per assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza"
Nuovo scontro, dopo quello sul messaggio della presidente del consiglio Meloni dedicato alle vittime della rappresaglia nazifascista delle Fosse Ardeatine. Il numero uno dell'Associazione partigiani replica al capo del Senato (secondo il quale i nazisti colpiti in via Rasella erano dei "semipensionati"): in realtà, i militari altoatesini del Polizeiregiment Bozen venivano utilizzati in sanguinose azioni di repressione contro la popolazione civile, anche nella zona dolomitica
ROMA. "Le parole di La Russa sono semplicemente indegne per l'alta carica che ricopre e rappresentano un ennesimo, gravissimo strappo tesa ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza".
Il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, reagisce alla parole del presidente del Senato, che innescano una nuova protesta dopo il messaggio nel quale, commemorando le vittime dell'eccidio, la premier Giorgia Meloni aveva omesso di scrivere che erano antifascisti uccisi dagli occupanti nazisti con la collaborazione delle autorità fasciste.
La Russa ha detto: "Via Rasella è stata una pagina tutt'altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle Ss, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non".
Una affermazione, sottolinea l'Anpi, assolutamente distante dalla realtà storica dell'attacco, che il 23 marzo 1944 colpì miliziani sudtirolesi di stanza nella capitale: "Il terzo battaglione del Polizeiregiment Bozen - ricorda Pagliarulo - colpito a via Rasella mentre sfilava armato fino ai denti, stava completando l'addestramento per andare poi a combattere gli Alleati e i partigiani, come effettivamente avvenne. Gli altri due battaglioni del Polizeiregiment erano da tempo impegnati in Istria e in Veneto contro i partigiani".
In particolare, per quanto riguarda l'area dolomitica, come noto, il corpo di polizia sudtirolese fu attivo in innumerevoli rastrellamenti e rappresaglie in provincia di Belluno e nella zona dell'altopiano di Asiago (spesso fiancheggiato da militari del Corpo di sicurezza trentino, il Cst). Fra le pagine tragiche, l'eccidio in valle del Bios, nell'Agordino, nel quale furono uccisi 44 civilie e incendiati diversi paesi (245 abitazioni distrutte) sul versante bellunese delle Pale di San Martino e del passo San Pellegrino, nella piana di Falcade e nella valle di Canale d'Agordo.
Per quel crudele atto di repressione, tra il 20 e il 21 agosto 1944, nella rappresaglia punitiva contro popolazioni troppo amiche dei partigiani, gli occupanti nazisti radunarono in Agordino migliaia di militari, appartenenti alla divisione corazzata paracadutisti Hermann Göring, alla Ss-Gebirgs-Kampfschule (Scuola d'alta montagna delle Waffen-SS) di Predazzo, al secondo battaglione del Polizeiregiment Bozen, nonché a varie compagnie del Corpo di sicurezza trentino.
"L'attacco di via Rasella, pubblicamente elogiato dai comandi angloamericani - sottolinea il presidente dell'Anpi - fu la più importante azione di guerra realizzata in una capitale europea. Dopo la presidente del consiglio, anche il presidente del Senato fa finta di ignorare che non furono i soli nazisti a organizzare il massacro delle Fosse Ardeatine, perché ebbero il fondamentale supporto di autorità fasciste italiane".
Interviene con un tweet anche Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma: "Non erano musicisti, ma soldati delle Ss che occupavano il Paese con la complicità dei fascisti e che deportavano gli ebrei nei campi di sterminio. Viva i partigiani che hanno messo a rischio la loro vita per restituire libertà e sovranità all'Italia".