"Contro le vostre manganellate. Piantedosi dimettiti": gli studenti in piazza
Manifestazione ieri sera, domenica 24 febbraio, a Roma, iniziative anche a Venezia e in altre città, per denunciare le azioni violente della polizia contro i cortei pro Palestina a Pisa e a Firenze. Critiche al ruolo del ministro dell'interno e in generale al governo Meloni
ROMA. "Contro le vostre manganellate. Piantedosi dimettiti": si legge sullo striscione esposto in piazza Beniamino Gigli a Roma, davanti al Teatro dell'Opera e a pochi metri dal Viminale, per la manifestazione promossa dalla Rete degli studenti medi del Lazio "contro le manganellate e la gestione di Piantedosi. Per uno stato democratico che rispetti il diritto alla manifestazione".
Alle casse risuona il brano "Casa mia" di Ghali. Gli studenti, almeno un centinaio, sventolano bandiere della pace e della Palestina.
Non solo loro, oltre all'Unione degli universitari, ai collettivi de La Sapienza e anche alcune scuole della Capitale, aderiscono alla mobilitazione anche esponenti di Anpi Roma, Arci Roma e Cgil Roma Lazio. Il sit in nasce dopo i fatti di Pisa, Firenze e Catania che hanno coinvolto studenti e studentesse. Presente anche il deputato Nicola Zingaretti.
"Avete le mani sporche di sangue", "Censura più manganelli uguale fascismo", "Vogliamo cultura, ci date violenza", "Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere": questi alcuni cartelli esposti dai ragazzi.
"Basta manganellate sugli studenti": è la scritta calata dal ponte di Rialto, a Venezia, dalla Rete degli Studenti Medi di Padova e da Udu Venezia, Verona e Padova per esprimere il loro dissenso rispetto agli episodi di "inaudita violenza" contro gli studenti, avvenuto a Pisa nei giorni scorsi da parte della polizia.
"Inaccettabile la costante repressione nei confronti degli studenti" dichiara Marco Dario, Udu Venezia, "siamo qui per ribadire il nostro diritto a manifestare". "Non ci si può limitare a dire che ci sia una violenza interna alla Polizia, alla base c'è anche un mandato politico, delle direttive che mirano a tappare la bocca" commenta Marco Nimis, della Rete.
LO SCONTRO POLITICO
È gelo del centrodestra verso il Colle dopo le parole del presidente Sergio Mattarella sugli scontri di Pisa. Da Fratelli d'Italia alla Lega, nessuno cita direttamente l'intervento del Capo dello Stato sull'autorevolezza delle forze dell'ordine che «non si misura sui manganelli», ma i commenti di senso inverso a quelli del Quirinale danno la misura della distanza che gli scontri di piazza hanno scavato tra la maggioranza e il Colle.
Il più diretto è Matteo Salvini che, dopo aver ribadito per ben tre volte che «le parole del presidente» Mattarella «si leggono e non si commentano», risponde ai giornalisti che lo incalzano: «Poliziotti e carabinieri sono quotidianamente vittime di violenza fisica e verbale. Anche in quella piazza», «chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere è un delinquente».
Intanto il Pd chiede che sia direttame nte la premier Meloni a riferire in Aula su quanto avvenuto.
Se il presidente della Repubblica ha rimarcato la reazione fallimentare dei «manganelli» usati contro i più giovani, il centrodestra di governo continua ad insistere sul rischio che tutte le forze dell'ordine finiscano nel tritacarne. Nel mirino c'è la sinistra che vuole «delegittimare» i tutori dell'ordine pubblico, indicandoli «a bersaglio di chi oramai da mesi cerca in ogni modo di alzare il livello dello scontro, soprattutto nelle piazze». Le parole sono del capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, ma trovano eco in quelle di illustri rappresentanti di Lega e Forza Italia. «Chiunque può sbagliare, ma non posso accettare la messa all'indice della polizia italiana come un corpo di biechi torturatori», dice Salvini. E ancora: «Se si va in piazza con tutti i permessi, senza insultare, sputare, spintonare, non si ha alcun tipo di problema».
Anche gli azzurri, gamba moderata del governo, pur premettendo che «la libertà di manifestare è un diritto fondamentale», rimarcano: «I fatti di Pisa non si devono trasformare in un attacco alle forze dell'ordine che noi difendiamo senza se e senza ma».
Dall'opposizione, Elly Schlein è tra le prime a chiamare in causa direttamente la premier Giorgia Meloni: «Sta dimostrando di non avere alcun senso delle istituzioni. La smetta di nascondersi dietro i suoi ministri e venga a riferire su quanto é accaduto direttamente in Parlamento».
Dalla segreteria dem rincara la dose Sandro Ruotolo: «Non era mai successo che esponenti della maggioranza di governo prendessero così platealmente le distanze dal presidente della Repubblica».
Per la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, Salvini «ha passato il segno: giù le mani dal presidente Mattarella, si scusi per le sue parole sconsiderate». Benedetto Della Vedova (Più Europa) definisce «impeccabile» il messaggio di Mattarella e chiosa: o gli agenti «hanno delle indicazioni dall'alto sbagliate, oppure ritengono che siamo in un clima diverso in cui si può picchiare».
Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, si dice disponibile a discussioni «serene e costruttive» su quanto avvenuto, ma «non pregiudizialmente orientate a screditare l'azione del governo o delle forze di polizia». Per il verde Angelo Bonelli, però, «siamo di fronte a una strategia politica della destra che non risparmia neanche il presidente della Repubblica Mattarella». Stefano Patuanelli (M5s), denuncia «l'intollerabile clima di repressione a tutti i livelli attuato contro chi non la pensa come il governo».