Politica / Il caso

L'inchiesta in Liguria, parlano gli imprenditori. Aldo Spinelli: "Ho detto tutto al gip"

Il figlio Roberto: "Ha fatto tutto papà, io ero contrario a versare soldi alla politica". Oggi, 14 maggio, seduta del consiglio regionale, le opposizioni chiedono le dimissioni del presidente di centrodestra Giovanni Toti

GENOVA. Ieri è stato il giorno degli imprenditori e della loro difesa dalle accuse contestate dalla Procura di Genova nell'indagine per corruzione che ha coinvolto il presidente Giovanni Toti, il suo capo di Gabinetto Matteo Cozzani e l'imprenditore Aldo Spinelli.

A comparire davanti al gip Paola Faggioni sono stati Aldo Spinelli, il figlio Roberto e Francesco Moncada, ex consigliere di amministrazione di Esselunga, destinatario di una misura interdittiva.

Secondo l'ipotesi dell'accusa sarebbe responsabile di un finanziamento illecito per un pagamento "occulto" di alcuni passaggi pubblicitari su un pannello esposto sulla Terrazza Colombo per le comunali del giugno di due anni fa in cambio dello sblocco di pratiche per aprire punti vendita Esselunga a Sestri Ponente e Savona.

Aldo Spinelli (nella foto sopra con Toti), per circa un'ora ha risposto al giudice: "Ho detto tutto, tutto..." ha affermato al termine dell'interrogatorio aggiungendo di non essere preoccupato e di ritenere "di meritarmela la libertà".

Come poi ha spiegato il suo legale, Andrea Vernazza, "si è sfogato". Uno sfogo di cui nulla è stato detto ufficialmente ma, da quello che è trapelato, l'imprenditore nel quadro da lui tracciato si sarebbe difeso dicendo di aver sempre avuto a cuore gli interessi del porto e di aver "agito solo per quegli interessi" che sono poi anche della città. Ha ribadito poi che i finanziamenti erano "regolari".

Il figlio Roberto, invece, anche lui con una misura interdittiva, ha ripetuto quello che emerge dalle intercettazioni agli atti del fascicolo: ossia che lui non era d'accordo con il padre, non condivideva la sua gestione imprenditoriale "di versare soldi alla politica", in questo caso al Comitato Toti. In sostanza si sarebbe chiamato fuori attribuendo le responsabilità al padre. "Ha fatto tutto lui", avrebbe detto.

 

Moncada invece, assistito da un pool di legali guidato dalla Professoressa Paola Severino, ha reso dichiarazioni spontanee, e si è proclamato innocente. Ha sottolineato poi che in occasione dell'incontro in Regione del 17 marzo 2022 "ha sempre inteso agire nel pieno rispetto della legalità e in assoluta trasparenza, "alla luce del giorno" ed ha negato pertanto di "aver aderito ad alcun patto illecito".

Riguardo agli aspetti tecnici e burocratici della pratica di Sestri, Moncada ha tenuto a precisare che "ha avuto un iter molto lungo e articolato, avviata a livello Comunale nel lontano agosto 2010, passata attraverso sentenze favorevoli del Tar e del Consiglio di Stato, e infine approdata in questi giorni alla fase della prima conferenza dei servizi. Di contro la pratica di Savona non necessitava di alcun passaggio regionale".

Cozzani, accusato tra l'altro di aver favorito alcune cosche di Cosa nostra, ha negato gli addebiti (ha reso dichiarazioni spontanee), pur non rispondendo al gip di La Spezia.

Stessa linea tenuta l'11 maggio da Toti. C'è attesa per il suo interrogatorio davanti ai pm che oggi, 14 maggio, dovrebbe essere fissato.

Sempre ieri i pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde hanno sentito la deputata Ilaria Cavo e Beatrice Cozzi Parodi. Quest'ultima ha ricevuto regali, come una borsa Chanel, da parte di Signorini però pagata, come i soggiorni a Montecarlo e il resto, da Aldo Spinelli.

Nei prossimi giorni verrà sentita anche l'altra donna che lo ha accompagnato, Tamara Musso.

Tra gli altri testimoni che verranno convocati anche il sindaco di Genova, Marco Bucci.

Infine, va evidenziato, dagli atti emergerebbero altri potenziali filoni rispetto alle contestazioni contenute nell'ordinanza di custodia cautelare, e oltre ai presunti affari attorno al porto e alla grande distribuzione e ai rifiuti, affiorerebbero anche interessi sulla sanità, in particolare quella privata, e il Covid: nel filone sul voto di scambio tra la comunità riesina e quella calabrese e la lista di Toti, gli investigatori hanno anche scoperto una maxi frode da un milione e 200mila euro sulle mascherine.

La sanità privata, i laboratori convenzionati e anche le forniture di mascherine e dispositivi di protezione.

Eccoli dunque i nuovi fronti emersi nel corso dell'indagine che ha terremotato la Regione Liguria con indagati e arresti eccellenti. Secondo gli inquirenti nelle mire di presunti illeciti non c'erano solo il porto di Genova, le grandi opere come il tunnel sub portuale e la diga foranea, il paradiso patrimonio Unesco di Palmaria o le spiagge pubbliche dove costruire lussuosi resort.

Indagando su un sospetto voto di scambio tra le comunità riesina e calabrese e la lista del presidente Giovanni Toti, gli investiga tori hanno anche scoperto una presunta maxi frode da un milione e 200 mila euro sulle forniture sanitarie durante il Covid.

 

In particolare per le mascherine, introvabili in piena pandemia e preziose come l'oro nella fase due ovvero per la riapertura di scuole e luoghi pubblici, ma anche camici e sovrascarpe per gli ospedali.

Punto di riferimento per diventare fornitori delle scuole, dunque della Regione, per l'accusa era Domenico Cianci, amministratore di decine di condomini a Rapallo e re delle preferenze alle regionali del 2020.

 

Nelle intercettazioni si sentono due persone, non indagate, che spiegano: "Cianci ok? (...) e con Cianci se si arrivasse a Toti, per le mascherine, visto che abbiamo anche le mascherine da bimbo, adesso... sarebbe... sarebbe un bel colpo, eh?", "perché ora le stanno cercando da fare paura".

 

E l'altro interlocutore: "ma per le scuole, dici?". E dall'altro lato la conferma: "perché li si parla di milioni di pezzi... visto che lui vuole una mano... una mano lava l'altra e tutte e due lavano il viso...".

Ma dal vaso di pandora escono altri filoni di indagine su cui la Procura vuole fare luce. Sempre legato alla pandemia c'è l'ipotesi del falso circa i dati: sono indagati per falso Matteo Cozzani, ex capo di gabinetto, e lo stesso Toti. Per la procura avrebbero mentito sui dati degli anziani per ottenere più vaccini.

 

Dalla struttura commissariale se ne accorsero però e riuscirono ad allineare i numeri mandando il numero corretto di dosi. I magistrati stanno scandagliando il fronte della sanità, la cui delega è stata in capo a Toti fino ad ottobre 2022 quando fu nominato assessore Angelo Gratarola. I pubblici ministeri, insieme alle Fiamme gialle, stanno passando al setaccio tutte le erogazioni fatte alla fondazione Change e al partito di Toti da parte di imprenditori legati alle cliniche private e ai laboratori di analisi convenzionati. Uno dei maggiori, per esempio, è il gruppo Europam dei petrolieri Costantino che ha donato 200 mila euro.

LA POLITICA

Insomma, l'inchiesta giudiziaria in Liguria prosegue a ritmi serrati, tra interrogatori e nuove rivelazioni, mentre la maggioranza esita a prendere una posizione ufficiale nei confronti del presidente Giovanni Toti.

A parte il sostegno ricevuto dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ribadisce come chi "scarica Toti" gli faccia "ribrezzo", nessuno per ora si sbilancia sulla necessità o meno che il Governatore faccia o meno un passo indietro. Il centrodestra, infatti, attende che venga prima ascoltato dai magistrati. Un interrogatorio che secondo il suo legale, Stefano Savi, potrebbe avvenire entro la settimana, forse già mercoledì. 

Le opposizioni nel Consiglio regionale della Liguria, Partito democratico, Lista Sansa, Movimento Cinque Stelle, Linea Condivisa e Azione, intanto hanno inviato una lettera a firma dei capigruppo al presidente dell'assemblea Gianmarco Medusei in cui chiedono "nuove elezioni e le dimissioni del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti". "È surreale pensare, in un momento come questo, di discutere in Consiglio regionale le interrogazioni, perché l'unica discussione che si può affrontare è se esistono o meno le condizioni per proseguire la legislatura. - dichiarano - Chiediamo che il vice presidente Alessandro Piana svolga delle comunicazioni su quanto accaduto e che su questo argomento si possa svolgere un dibattito che deve avvenire in forma ampia, condivisa e rappresentativa, vista la particolare gravità del momento. 

 

L'unica strada per noi sono le dimissioni del presidente Toti e nuove elezioni".

"Ciò che è accaduto e sta accadendo in queste ore - continuano i gruppi d'opposizione - restituisce un'immagine degradante e inquietante dell'istituzione pubblica, dove trasparenza e legalità della pubblica amministrazione sembrano piegate a interessi di parte. Il centrodestra ha minato nelle sue fondamenta la credibilità e l'operatività dell'amministrazione regionale. Bisogna restituire dignità alle istituzioni ferite e l'unico modo sono le dimissioni del presidente Toti e nuove elezioni per evitare lo stallo della Regione".

Il Consiglio regionale ligure è convocato martedì mattina alle 10.

Nell'attesa, l'avvocato assicura: "Ho parlato con il presidente Toti da pochissimo ed escludo al 100%" che lui si sia già "dimesso".

Dimissioni che vengono chieste però a gran voce dalle opposizioni. I rappresentanti di Pd, M5S e Azione in Consiglio regionale scrivono una lettera al presidente dell'assemblea Gianmarco Medusei in cui chiedono "nuove elezioni" e che il presidente della Regione lasci. Una presa di posizione che in realtà piace poco al leader di Azione, Carlo Calenda, che ricorda come "la linea" decisa dal suo movimento sia quella "di non chiedere mai" le dimissioni di qualcuno "in caso di inchieste giudiziarie". 

Se ufficialmente nessuno nel centrodestra si esprime, a parte la vicepresidente del Senato che assicura come nessuno in FI abbia "scaricato" Toti, comincia ad avvertirsi però una certa preoccupazione soprattutto nella Lega.

Il vicepremier Matteo Salvini e il vice ministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi temono che l'inchiesta ligure possa in qualche modo "bloccare i cantieri aperti" a Genova, nella Regione e, a cascata, "nell'intero Paese" ("un cinema che potrebbe durare anni"). 

Il ministro dei Trasporti, infatti, si augura che "la giustizia faccia in fretta" ad accertare la verità, aggiungendo subito dopo, che comunque "chi sbaglia paga". Da registrare anche "il silenzio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni" che viene criticato soprattutto dal deputato di Avs Angelo Bonelli secondo il quale "è giunto il momento in cui lei dica qualcosa". 

Nel resto del centrodestra sembra che l'intenzione sia quella di voler "far quadrato" intorno a Toti, continuando ad attaccare i magistrati, parlando di "indagini a orologeria" e ricordando di come "molte delle inchieste che hanno riguardato i presidenti di Regione "spesso si siano concluse con un nulla di fatto". 

Anche perché le Europee sono alle porte e un "prendere ora le distanze", si spiega, significherebbe "un'ammissione di colpevolezza" che si vorrebbe evitare. Un sostegno che sembra volersi garantire anche a livello locale.

I consiglieri, con i quali Toti dovrà confrontarsi prima di prendere una decisione sul da farsi dopo essere stato ascoltato dai magistrati, vorrebbero evitare di tornare al voto e si starebbe lavorando "per mettere in sicurezza la Giunta", "senza mostrare segni di sbandamento". 

Fino a quando lui "non farà un passaggio politico con la sua maggioranza", si assicura, "non si sa cosa succederà", anche perchè "nessuno ora può parlare con lui" ed "essendo sospeso non può essere dimissionato".

Nell'attesa, si torna a parlare di finanziamento pubblico dei partiti. Per ripristinare il quale il leader di Avs Nicola Fratoianni presenta una proposta di legge che vieta anche "il finanziamento della politica da parte di imprese che abbiano contratti o partecipino ad appalti della pubblica amministrazione". [Ansa]

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