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Sale la tensione dopo l'attacco a Hezbollah con i cercapersone esplosivi

Secondo gli osservatori internazionali c'è Israele dietro lo scoppio simultaneo di migliaia di dispositivi in dotazione a esponenti del gruppo paramilitare libanese che avrebbe fatto almeno 18 morti e circa 4 mila feriti. Un'azione tecnologicamente molto sofisticata, i terminali sarebberoi stati itnercettati dopo la fabbricazione e modificati prima della consegna

GAZA Il campo di Bureij colpito da un attacco israeliano
VIDEO Beirut, attentato sui cercapersone

ROMA. Israele sarebbe dietro lo scoppio simultaneo di migliaia di cercapersone in dotazione a esponenti di Hezbollah in Libano e Siria: ci sarebbero almeno 18 morti e circa 4mila feriti dei quali circa 150 gravi.

Esplosivo sarebbe stato piazzato dal Mossad nei dispositivi prima che venissero consegnati, ma sul sofisticato attacco al momento è difficile fare una ricostruzione dettagliata e attendibile.  I combattenti di Hezbollah hanno iniziato a usare i cercapersone nella convinzione di poter eludere il tracciamento israeliano delle loro posizioni, mentre ritenevano più a rischio gli smartphone.

I dispositivi esplosi sono stati fabbricati in Europa, sia pure a marchio Gold Apollo, afferma l'azienda taiwanese. Lufthansa, Air France e British Airways fermano i voli sullo Stato ebraico e il Libano.

Che Israele ha messo l'esplosivo nei cercapersone venduti a Hezbollah è riportato dal New York Times, che cita alcune fonti americane.

"Questo percorso è in atto e separato dalla dura resa dei conti che il nemico criminale deve attendere per il suo massacro" di ieri, ha affermato Hezbollah in una dichiarazione rilasciata su Telegram.L'esplosivo sarebbe stato posizionato vicino alla batteria di ogni dispositivo e attivato tramite un messaggino.

I cercapersone sarebbero stati manomessi prima di raggiungere il Libano, riporta il quotidiano americano. La maggior parte dei cercapersone era del modello AP924, anche se nella spedizione erano inclusi anche altri tre modelli. Non è chiaro né quando sono stati ordinati né quando sono arrivati in Libano.

I dispositivi erano programmati per emettere un segnale acustico di diversi secondi prima di esplodere

Frattanto, Gold Apollo afferma che non ha prodotto i cercapersone utilizzati dai militanti di Hezbollah che ieri sono esplosi. Lo ha detto il fondatore dell'azienda taiwanese Hsu Ching-Kuang, secondo cui i dispositivi incriminati erano stati realizzati da un'azienda in Europa che aveva però il diritto di usare il marchio di Gold Apollo. "Il prodotto non era nostro. Aveva il nostro marchio", ha osservato Hsu, secondo i media locali, senza precisare il nome dell'azienda europea che li ha realizzati.

Le esplosioni sono avvenute ieri, 17 settembre, poco dopo le tre del pomeriggio, uno spettacolare attacco simultaneo ha fatto esplodere migliaia di cercapersone in dotazione ai miliziani di Hezbollah a Beirut, in diverse altre regioni del Libano e a Damasco.

I video pubblicati sui social mostrano uomini che fanno tranquillamente la spesa al mercato quando all'improvviso saltano in aria ricoperti di sangue.

I dispositivi di ultima generazione, in dotazione ai miliziani sciiti filoiraniani solo da poco tempo, sono scoppiati tutti insieme provocando caos, terrore, morti e feriti. Tra i morti risulta una bambina di 9 anni, figlia di un membro del partito di Dio che si trovava in casa nel villaggio di Saraain quando la deflagrazione l'ha colpita.

Tra le vittime risulta anche il figlio di un deputato del gruppo di Hassan Nasrallah, oltre a leader e alti comandanti del gruppo islamista. Ferito anche l'ambasciatore iraniano in Libano Mojtaba Amani.

Una fonte di Hezbollah ha dichiarato che Nasrallah non è rimasto ferito, inducendo a pensare che anche lui avesse il cercapersone hackerato.

Decine di ospedali libanesi sono andati in crisi per l'arrivo di centinaia di persone, il subbuglio e la mancanza di sangue per i feriti. Mentre l'operazione era appena stata messa a segno, non rivendicata da alcuno ma immediatamente attribuita a Israele dal mondo intero, l'aeronautica dello Stato ebraico ha lanciato raid micidiali contro strutture terroristiche nell'area di Ayita al-Sha'ab e al-Khyam, nel sud del Libano, e in profondità nel Paese, a 100 chilometri dal confine.

"Continueremo come in tutti i giorni passati con le nostre benedette operazioni a sostegno" della Striscia di Gaza, hanno dichiarato oggi i miliziani libanesi di Hezbollah dopo la mortale raffica di esplosioni di cercapersone che il gruppo sciita sostenuto dall'Iran ha attribuito a Israele.

Secondo gli esperti, chiunque abbia pianificato e messo a punto l'attacco l'ha preparato a monte, introducendo mini cariche esplosive all'interno dei cercapersone sviluppando al contempo la capacità di far deflagrare simultaneamente i dispositivi con un unico comando.

Il portavoce del governo libanese ha affermato che l'esecutivo ritiene Israele responsabile dell'attacco coordinato e lo considera una violazione della sovranità del Paese. Il consigliere di Nasrallah, Hossein Khalil, ha dichiarato che ora "il nemico dovrà aspettarsi tutto dal Libano dopo i crimini che ha commesso".

L'ufficio del premier israeliano ha invece preso le distanze da un portavoce che sui social ha adombrato la responsabilità di Gerusalemme.

Pochi minuti dopo Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Gallant si sono riuniti nella fossa della Kyria, il bunker del ministero a Tel Aviv, per un incontro d'emergenza tra il governo e i vertici della sicurezza.

I media israeliani hanno riferito di colloqui 'drammatici', a cui hanno preso parte i direttori delle agenzie di intelligence riportando inusuali movimenti militari delle unità sciite.

Sul tavolo, nel bunker, la risposta di Hezbollah alle esplosioni sincronizzate e le azioni dell'Idf per contrastarle.

Soprattutto tenendo conto che ni feriti ella mattinata di martedì lo Shin Bet (la sicurezza interna) ha rivelato di aver neutralizzato il piano per uccidere un ex alto funzionario della sicurezza israeliana pianificato dai miliziani di Nasrallah che intendevano far esplodere un ordigno a distanza dal Libano. La bomba è stata trovata, l'allarme è salito. E non è detto che 'il mistero delle esplosioni in contemporanea', come lo hanno definito nel Paese dei Cedri, non sia una ritorsione immediata, tecnologicamente anni luce più avanzata dei metodi di Hezbollah.

L'Onu in serata ha dichiarato che "gli sviluppi in Libano sono estremamente preoccupanti, considerando il contesto molto instabile" e ha deplorato le vittime civili. Ora l'establishment della sicurezza israeliana stima che l'escalation non sia lontana e prevede che Hezbollah si stia preparando a lanciare un'operazione militare. Netanyahu e Gallant si sono dovuti sedere faccia a faccia, dopo la repentina giravolta politica di Bibi che lo voleva estromettere dal governo nel giro di poche ore passando la sua poltrona al falco di destra Gideon Sa'ar.

Il rientro a casa degli sfollati del nord è diventato un obiettivo di guerra israeliano, e per il momento Gallant resta al suo posto.

"Probabile" che gli attentatori "abbiano intercettato i lotti di cercapersone di cui gli Hezbollah si sono approvvigionati di recente e abbiano modificato i dispositivi prima della consegna, introducendo delle modifiche che sono poi state sfruttate nell'attacco".

È l'ipotesi più probabile sulle esplosioni secondo Pierluigi Paganini, esperto di sicurezza e professore di Cybersecurity presso l'Università Luiss Guido Carli.

"Le ipotesi sono due: o i sabotatori - precisa Paganini - hanno individuato falle in fase di produzione e le hanno sfruttate da remoto. Oppure, ipotesi che ritengo più probabile in base alle informazioni pubblicamente disponibili gli attaccanti, con agenti sul campo, hanno intercettato i lotti di cercapersone di cui gli Hezbollah si sono approvvigionati di recente e li hanno modificati della consegna introducendo delle falle che sono poi state sfruttate nell'attacco".

Ciò sarebbe possibile, conclude l'esperto, "attraverso una vulnerabilità nel software presente nei chip della batteria che controllano i processi di carico e scarico". In pratica, i sabotatori avrebbero rimosso un dispositivo di protezione contro il surriscaldamento e messo in corto le batterie dei dispositivi generando un calore elevato, fino a 4-500 gradi, che porta all'esplosione.

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