Siria / Il punto

Ong, vittime del regime di Assad: centomila corpi in una fossa comune vicino Damasco

Syrian Emergency Task force: '"È una stima molto prudente". La Ue: pronti a riaprire la nostra ambasciata". Frattanto continuano le esecuzioni sommarie da parte di bande armate che eliminano civili considerati collaboratori del regime sanguinario del deposto presidente

ROMA. Una fossa comune con almeno 100.000 corpi di persone uccise dal regime del deposto presidente Bashar al-Assad sarebbe stata trovata fuori Damasco.

Lo afferma il capo dell'ong Syrian Emergency Task Force, Mouaz Moustafa, ripreso da Al Jazeera. Mouaz Moustafa ha affermato che il sito di al-Qutayfah, 40 km a nord della capitale siriana, era una delle cinque fosse comuni da lui identificate nel corso degli anni.

"Centomila è la stima più prudente del numero di corpi sepolti nel sito - ha detto Moustafa - È una stima molto, molto estremamente prudente".

"Siamo pronti a riaprire la nostra delegazione, l'ambasciata Ue, a Damasco. Vogliamo che sia di nuovo pienamente operativa", ha detto l'Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, in chiusura del dibattito sulla Siria alla plenaria del Parlamento europeo. "Ho chiesto al nostro capo delegazione di andare a Damasco ieri per avere primi contatti costruttivi con la nuova leadership e vari altri gruppi", ha aggiunto.

Frattanto sono raccapriccianti le immagini provenienti dalla Siria, appena uscita da più di mezzo secolo di potere repressivo incarnato dalla famiglia Assad, di uccisioni sommarie compiute contro civili considerati filo-regime e militari governativi da parte di bande armate che operano nel contesto, ancora caotico, segnato dall'avvento al governo della coalizione jihadista filo-turca di Hayat Tahrir ash Sham (Hts).

La maggior parte delle vittime sono alawite, la branca dello sciismo identificata da decenni con gli Assad. Ma tra gli uccisi ci sono anche cristiani. E non mancano soldati dell'esercito spariti nel nulla nelle concitate ore della resa dell'esercito governativo.

Nell'arco dell'ultima settimana l'ANSA ha potuto visionare e verificare come autentici una ventina di filmati provenienti da varie zone della Siria centro-occidentale e in cui si mostrano civili e militari associati agli Assad giustiziati sommariamente, i loro corpi trascinati per strada, percossi e oltraggiati. 

È il caso di Abu Ali Ashur, indicato come "un informatore dei servizi di sicurezza" del regime. Il suo corpo scomposto e senza vita è trascinato vicino a un secchione delle immondizie, tre uomini sfogano la loro antica rabbia contro il suo viso prendendolo a schiaffi e calci. Uno gli urla addosso: "Maiale!". Un'altro lo picchia e urla quasi piangendo.

Ma è anche il caso di due giovani soldati governativi, che si erano nascosti in un capanno a ovest di Hama. Avevano indossato in fretta abiti civili ma sono stati trovati e trascinati fuori nei campi. Lì, circondati da uomini armati, sono stati fatti inginocchiare. E poi fucilati. "Maiali alawiti" è il grido con cui gli armati sparano rabbiose e ripetute raffiche di fucili sulle schiene inermi.

A Idlib, nel nord-ovest, quello che viene definito come un altro collaboratore del regime è catturato e ucciso. Il suo corpo, appeso per il collo e con i genitali scoperti, viene trascinato per le strade da un'auto. Persone lo prendono a calci e lo insultano.

Sono diversi i filmati e le uccisioni di questo tipo provenienti anche dalle zone di Latakia, Homs e Damasco. Ma ci sono anche casi, verificati incrociando diverse fonti sul terreno, di civili uccisi a sangue freddo nelle loro case. È il caso Saaman Sotme e sua moglie Helen Khashouf, cristiani di Jamisliye, nella regione di Tartus. Gli uomini armati li hanno sorpresi nella loro casa uccidendoli sul colpo. In un altro filmato, militari governativi sui letti dell'ospedale militare di Manbij nel nord, vengono interrogati sommariamente dai miliziani e poi crivellati di colpi sulle lettighe della corsia.

La carrellata degli orrori continua ogni giorno, ma in sordina, lontano dai media e in quantità "non allarmanti" fanno sapere gli osservatori che definiscono questi atti "inevitabili" e "fisiologici" dopo decenni di violenza perpetrata da siriani contro altri siriani in nome degli Assad.

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