La normale folliadel maggiore Hasan
Nellosparatore di Fort Hood, Texas, dove già il nome del luogo parla dilarghi spazi e palizzate di difesa, praterie fuori e angoscia dentro,guerra imminente e cecità (“hood” significa “cappuccio”: dei boia odegli ostaggi? paraocchi dei falchi o dei cavalli?), gli ingredientidella follia, che è un modo estremo di essere normali, si intreccianotutti come nella trama, nel plot di un film terribile eppure scontato.Dei soliti dieci minuti di ordinaria follia, che possono produrre anche13 morti.
Immigrato di seconda generazione, l’Army Major Nidal Malik Hasanmescola gli ingredienti contraddittori della contemporaneità e dellamulticulturalità glocal: nato ad Arlington (Usa) ma con radicimediorientali, palestinese ma moderato, religioso ma militare, singlema in cerca di una ragazza tutta casa e moschea, gentile ma solitario,psicologicamente incerto ma professionalmente psichiatra, in divisa dasoldato ma più a suo agio nella tunica bianca del fedele, interessatoalla preghiera ma senza “preferenze religiose” quando ha riempito ilquestionario personale, arruolato ma non voglioso di andare a rischiarela pelle (e l’anima?) in Afghanistan. Una zia, Noel, ha raccontato chedopo l’11 settembre 2001 qualcuno aveva cominciato a fargli pesare ilsuo essere seguace di Allah: una spiegazione che spiega tutto e niente,una condizione normale per milioni di musulmani sparsi nei Paesi nonmusulmani di tutto il mondo.
Insomma, Nidal M. Hasan era una persona normale, che prima di falciarei suoi commilitoni, aveva confessato a qualcuno i suoi dubbi normali:era proprio necessario che lui, islamico, trasvolasse in un Paeseislamico per ammazzare o farsi ammazzare da gente sconosciuta che, comelui, leggeva il Corano?
Una domanda che appare terribilmente normale a chi - leggendo magari ilVangelo e non il Corano - ha fatto obiezione di coscienza al serviziomilitare e continua a ritenere la guerra un'autentica gigantescafollia, e continua a considerare stupefacente che così tanta gente latrovi una cosa normale, anche se è del tutto comprensibile che da moltigiovani (soprattutto maschi ma non solo) possa essere considerataun'alternativa rischiosa ma redditizia alla disoccupazione o allaprecarietà lavorativa.
Attraversato probabilmente da questi pensieri e da molti altri chenessuno saprà mai (bene ha fatto il presidente Obama ad invitare a non“trarre conclusioni affrettate”) Nidal M. Hasan non ce l'ha fatta più.E ha sparato. Nel Paese degli sceriffi, dei cowboy e dei fucili alsupermercato, è il modo più normale di fare una pazzia. Nel Paese incui chi contesta il culto delle armi e la pena di morte vieneconsiderato un po’ anormale. Nel Paese dove chi sognasse un mondo senzaguerra e senza armi, verrebbe ricoverato con la camicia di forza ecurato dai colleghi del dottor Hasan.
I vicini di casa del maggiore Hasan hanno rivelato che negli ultimigiorni aveva cominciato a regalare le sue cose, come se stesse pertraslocare: copie del Corano e grucce appendi-abiti, camicie e sediepieghevoli, un materasso e un forno a micro-onde. “Era gentile” dicePatricia Villa, che abitava alla porta accanto.
Corani e camicie: oggetti normali di una storia normale.
Untrentanovenne normale che non si lasciava fotografare con i colleghi disesso femminile (normale riservatezza islamica) ma pensava di metter suuna famiglia normale: nella scheda inviata a un’agenzia matrimonialeislamica, Hasan aveva scritto: “Sono tranquillo e riservato, finché lealtre persone non mi diventano familiari. Sono divertente, premuroso egradevole”.
La zia Noel aggiunge che molti incontri con i feriti di guerra (“ce n’èuno, ustionato, che ha la faccia come disciolta”, le aveva raccontatosconvolto) lo avevano turbato profondamente: una reazione normale difronte all’orrore delle normali conseguenze della guerra.
“Quello che ha sparato non è il Nidal che conosciamo”, hanno detto iparenti. Commento normale a una tragedia emblematica: a Fort Hood,fabbrica e officina di riparazione dei guerrieri, chi non riesce aconsiderare normale il gioco della guerra, usa la micidiale normalitàdelle armi per tirarsi fuori dal gioco. E quel che resta è solo sanguee lacrime, dubbi e silenzio. Altri soldati partiranno, altri ferititorneranno, altri psichiatri li cureranno per rispedirli al più prestonell’antico, modernissimo gioco della guerra.
p.s.I “Cuori Matti”, pur ignoranti di politica come tutti i cuori, il 23febbraio scorso avevano proposto “Bersabin”, cioè la combinazione diBersani e Bindi, come unica accoppiata post-cattocomunista capace didare slancio al Pd. Ai “Cuori” non dispiace che il congresso Pd siafinito esattamente così: magari non riusciranno neppure loro, a batterel’Egoarca (bella definizione di S.B. firmata D’Avanzo), ma almeno sonodue persone serie e competenti (e pure dotate di sense of humor). E diquesti tempi, sulla scena politica italiana che ci ritroviamo, non èpoco.