Amanda Knox e il patriottismo giudiziario
Sullastupidità, sul pregiudizio, sul nazionalismo e sull’ignoranza si sonofabbricate tonnellate di odio e si sono intraprese migliaia di guerre.E i grandi, sotterranei depositi del patriottismo cretino, pronto amobilitarsi contro la nazione o il popolo individuati di volta in voltacome ostili, sono ancora tutti lì, nonostante facebook e laglobalizzazione.
Sono i ben noti meccanismi per cui si sta sempre dalla parte dei“nostri”, senza domandarsi se hanno ragione o torto, ma prendendoposizione sulla base di un’appartenenza nazionale, come se fosse uninsopprimibile vincolo tribale che risolve automaticamente ecomodamente il problema del bene e del male. Noi=buoni. Glialtri=cattivi.
Le reazioni di molti giornalisti, politici e comuni americani allasentenza di Perugia pronunciata contro un cittadino italiano e controuna cittadina statunitense, condannati per omicidio, testimoniano inmodo eloquente l’incredibile persistenza dell’imbecillità patriottica odel patriottismo imbecille.
La senatrice Usa Maria Cantwell - per citarne solo una - ha detto diessere «rattristata per il verdetto» e di avere «seri interrogativi sulfunzionamento del sistema giudiziario italiano» e sul fatto che«l’anti-americanismo possa avere inquinato il processo».
Studenti americani intervistati dalle tv si sono interrogati inquieti:sarà ancora il caso di andare a studiare in Italia, col rischio difinire in compagnie sbagliate, e il conseguente pericolo di finirearrestati e iniquamente condannati a orribili inumane prigioni puressendo innocenti come quel fiore di campo di Amanda Knox?
Sarebbe come se un trentino, indignato per l’ergastolo inflitto alconterraneo Chico Forti che lui reputa assolutamente innocente,decidesse di non andare più in vacanza in Florida per evitare di essereincastrato - ignaro e innocente - in un processo per omicidiovolontario, con il conseguente carcere a vita.
Gli stessi pregiudizi ignoranti (nel senso che, tecnicamente, ignoranoil garantismo del sistema giudiziario e carcerario italiano) hannocausato i “dubbi di coscienza”, in fatto e in diritto, che continuano atenere l’omicida politico Cesare Battisti sotto l’ala protettiva dellagiustizia brasiliana, per non consegnarlo inerme a quei forcaioliassetati di sangue dei magistrati italiani.
Una ragazza tedesca del 1921, Sophie Scholl, che a 21 anni finì sottola ghigliottina nazionalsocialista per aver distribuito i volantinianti-hitleriani della Rosa Bianca, durante il suo periodo di serviziocivile obbligatorio in un asilo del Reich, colpita dal fatto che igenitori dei bambini - in caso di controversie o piccole liti -stessero comunque dalla parte dei loro figli e contro i figli deglialtri, scrisse nel suo diario che “la giustizia non ha nulla a chevedere con la nazionalità”. Il che le impediva di donare anche un solomarco alle collette “per i nostri ragazzi al fronte”, perché ladittatura sarebbe continuata se Hitler non avesse perso la guerra, edera giusto che - sull’offensiva imperialista scatenata dallo Statotedesco - avessero la meglio le armate russe e quelle americane, benchéstraniere.
La giustizia non ha niente a che fare con la nazionalità. Non è così semplice, lineare, inoppugnabile?
Einvece, settant’anni dopo, in nome della studentessa Amanda Knox (cheha diritto a un secondo grado di giudizio, e alla Cassazione, prima diessere ritenuta definitivamente colpevole), ritorna il patriottismogiudiziario, variante del nazionalismo imbecille, insospettabilmentealimentato da fior di giornali e tv statunitensi da cui in Europadiciamo sempre che dobbiamo imparare le virtù dell’informazioneindipendente. Ma le riserve della stupidità nel mondo sono vastissime,incomparabilmente maggiori di quelle del petrolio, larghe e profondecome un oceano. Atlantico?