La meravigliosa ripetitivitàdella fiera di Santa Lucia

di Paolo Ghezzi - NO

I mercatini di Natale e quelli di SanVigilio sono formidabili invenzioni accalappia-forestieri, genialmentecongegnati per il popolo dei pullman che ci espropria il centro storicodi Trento per un mese e mezzo all’anno. Ai trentini, di paese e dicittà, si addicono invece le più modeste, scalcagnate, poco tipiche mapopolarissime fiere di quasi primavera e di quasi inverno, con gliambulanti che - Deo gratias - fanno ancora risuonare gli accentidifferenti delle tante Italie regionali non ancora omologate dalromanesco tivù o dal lumbard leghista: romagnoli e siciliani,piemontesi e calabri, vicentini magnagatti e bresciani rubafunghi.Queste due fiere sì che sono roba nostra, riti collettivi identitari,sopravvivenze forti di antichi cicli naturali: torna la fioritura e poitornerà l’estate; cala presto il buio ma presto riapparirà il sole.
Ma se da San Giuseppe si torna a casa con una pianta o un seme dirinascita affidato poi alla terra, Santa Lucia è il trionfodell’acquisto delle piccole cose utilissime che non utilizzeremo mai.Che, anno dopo anno, si accumuleranno malinconiche nei cassetti (comele “buone cose di pessimo gusto” di Gozzano), strumenti di plastica egomma e latta e ferro quasi tutti made in China ma confezionati inItaly, di cui perderemo progressivamente perfino la cognizione dellafunzione: ma a che cosa servivano? come si usavano? eppure il venditoreci faceva miracoli, dietro la bancarella!
Nell’epoca dell’Ict, Information & communication technology, èstupefacente constatare la sopravvivenza (e il successo commerciale!)delle piccole geniali tecnologie ad uso domestico: lame affilatedell’ultima generazione per tagliare le patate a forma di stella, peraffettare contemporaneamente 13 zucchine e 7 melanzane; spazzole  arullo per togliere i peli di cane da qualsiasi tappeto e i peli ditappeto da qualsiasi vestito (e da qualsiasi cane). Raccoglibricioleautomatici, tagliaunghie con lucetta incorporata, frullatori universalia 99 combinazioni, padelle antiaderenti e anticolesterolo che si lavanoda sole, stracci semoventi rivoluzionari per pulire i vetri esternidelle finestre senza rischiare di precipitare sul poggiolo di sotto,scope snodabili che spazzano negli angoli più inaccessibili,spremiagrumi ad alta velocità con riciclaggio incorporato delle bucced’arancia.
Oggetti di cui abbiamo solo un moderato bisogno, ma che grazie allamagia di Santa Lucia ci appaiono - nella luce azzurognola di fineautunno - irresistibilmente indispensabili, a conferma di unafondamentale legge economica: i bisogni secondari sono indotti daiprodotti sul mercato, è l’offerta che crea la domanda, quando ladomanda non ha ancora inventato l’oggetto da domandare.
Ma è così bello, e “trentino”, e rituale, e insieme allegro e triste(perché ogni Santa Lucia marca il passare del tempo e l’invecchiare)tornare a casa con la trentesima spazzola universale e inutile dellanostra vita, dalla trentesima fiera di Santa Lucia, protettrice degliocchi, degli elettricisti e di Siracusa, dispensatrice di giocattoli.
Lucia che regala la luce, nei giorni più corti dell’anno, quando lanotte arriva troppo presto, ma per fortuna alla bancarella abbiamocomprato il portachiavi autoreggente illuminante per trovareinfallibilmente il buco della serratura, restituendoci alle nostrecase, sopravvissuti a un’altra fiera.







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