Feltri e Sallusti, Libero e Giornale: la guerra è aperta

di Fabrizio Franchi

A destra, quella giornalistica, èscoppiata una delle più feroci guerre mai viste negli ultimidecenni. Vittorio Feltri (appoggiato dal fido scudiero MaurizioBelpietro) e Alessandro Sallusti se le stanno dando di santa ragione,senza risparmiare colpi bassi e vendette.

Beghe di cortile? Scontri tipiciinterni alle redazioni e al giornalismo italiani? Non proprio. O nonsolo.

Da una parte c'è Libero, con larinnovata coppia Feltri-Belpietro, di cui si possono dire peste ecorna, ma non certo che gli manchi fiuto giornalistico e la capacitàdi leggere tra gli avvenimenti. Dall'altra Sallusti, quello che hainventato il “metodo Boffo”.

La storia tra i tre viene da lontano esarebbe molto lunga da raccontare. Limitiamoci agli avvenimenti diqueste ultime settimane, che hanno segnato tra i tre una gara a chisi dimostra più a destra e più puro degli altri. Si attorciglianoattorno a loro, uomini (e donne) e vicende che vanno al di là delmondo del giornalismo. Da una parte Feltri e Belpietro che hannorotto il cordone ombelicale con Berlusconi e vogliono dimostrare chesi può essere a destra senza prendere ordini da Arcore. E in questomomento in Italia, se dovessero davvero riuscirci, compirebbero unmezzo miracolo. Dall'altra Sallusti, che si è legato completamente aBerlusconi e al fratello di paglia – Paolo – che finge di esserel'editore del Giornale. Ad avviluppare con le sue spire uomini eredazione c'è Daniela Santanché, con la sua concessionaria dipubblicità. Una volta incaricata di raccogliere la pubblicità perLibero, ora uscita dal giornale della famiglia Angelucci e impegnataper il Giornale.

E mentre due mesi fa si avvertivano gliscricchiolii della tenuta berlusconiana, Feltri ha deciso di lasciareil Giornale e di tornare con Belpietro. I due si amano e si odiano,ma c'è un tacito prendere atto delle cose. Belpietro sa che Feltri èun numero 1 e di fronte a lui sa inchinarsi. Sallusti, invece, non sadi essere un numero 2, e di fronte a Feltri non ha mai volutoinchinarsi. La rivelazione dei rapporti tra Feltri e Sallusti la fecegià – non sapendo di essere ascoltato - Nicola Porro che parlandocon l'addetto stampa di Emma Marcegaglia raccontò tutto questo.

E se si raccontano solo le vicendedegli ultimi tempi c'è da capire il disorientamento del lettore didestra, che non vuole un giornalismo del dubbio, ma vuole solocertezze. Finché Libero e Giornale colpivano insieme, le certezzec'erano. Adesso che si colpiscono tra di loro, le certezze vacillano.Feltri ha cominciato subito, appena ritornato a Libero: “IlGiornale mi sta già sui coglioni”. Ed erano passate poche ore dalsuo addio. Un addio che sulle pagine del Giornale è stato difficileritrovare. E per tutta risposta – vendicativa – di Sallusti èstata cancellata la campagna pro-Feltri e contro l'Ordine deigiornalisti che aveva sospeso il caustico bergamasco dallaprofessione per la vicenda Boffo. I principi, evidentemente, valgonosolo per gli amici. Non per i "traditori". Ha chiamato quindi a rinforzo l'ex direttore MarioGiordano, il quale ha esordito con un articolessa per spiegare che ilGiornale mai e poi mai “potrebbe stargli sui coglioni”. Perforza, come potrebbe dopo la carriera fatta sotto le aliberlusconiane.

Poi, la settimana scorsa Feltri va aCortina a farsi intervistare da Marino Bartoletti, altro brillantegiornalista salito sul carro della compagnia cantante legata alberlusconismo. Bartoletti non si aspetta un Feltri così carico chespara a palle incatenate. Il quale dice la sua, da destra, ma gelachi sperava di vedere Berlusconi salire al Quirinale: "Speroche il prossimo presidente della Repubblica non sia il Cavaliere:immaginate cosa potrebbe accadere, escort al Quirinale..." ASallusti (e a Berlusconi) sale la mosca al naso e sabato scorso,a tutta prima pagina l'affondo: “Napolitano e Feltri cambianobandiera”. Mettendo insieme il capo dello Stato che ha avuto iltorto (per noi il merito) di ricordare ai signori leghisti chel'Unità d'Italia non si tocca.

In mezzo, c'era stato un editorialinosu Libero, in merito alle parole di Berlusconi che negava di esseremai stato con una donna di sinistra. Il caustico duo Feltri-Belpietroliquida la vicenda: Contutte le zoccole che ci stanno a destra non ha ancora completato ilgiro”.

Eieri Feltri e Belpietro hanno risposto ai colpi del giornale. Per chivolesse qui può vedere la video-intervista a Feltri, con un esordiocattivo e brillante contro Sallusti: “Ha perso la testa come tuttiquelli che ne hanno poca....”

Eil bello è che la guerra è solo agli inizi e appena il Parlamentoriaprirà le porte torneranno a colpirsi. A meno che non intervengaSilvio Berlusconi, ma la sensazione è che ormai Feltri abbia deciso diritagliarsi uno spazio da bastian contrario, nella miglioretradizione del giornalismo italiano di destra, quello dei Longanesi,dei Guareschi, degli Ansaldo, dei Montanelli. Che sono sempre statianticomunisti, ma mai a comando del potente. Con godimento nostro che vedremo colpi di clava a destra e a sinistra.

Perché c'è un fattore, fondamentale: iltempo. Il tempo gioca nella direzione dell'indipendenza di Feltri.Quello scorrere del tempo, inesorabile, che sta logorando e facendofinire Berlusconi, e Vittorio Feltri non vuole finire con lui,ricordato solo come il cecchino a comando di chi regnava nell'Italiaa cavallo del secolo. Preferisce diventare lo Scalfari della destra,meno paludato e più sboccato e in fin dei conti pronto a fregarsenese questo disorienta gli elettori di centrodestra, tanto lui perprimo sa che il pericolo comunista è solo nella testa del Cavaliere.




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