Il super-jet del prete
Mentre la clinica San Raffaele falliva sotto il peso dei debiti, il suo fondatore non badava a spese. L'inchiesta prosegue.
MILANO (ANSA) - L’aereo di lusso del valore di 20 milioni di euro acquistato dal San Raffaele nel 2007 su decisione di Don Luigi Verzè e di Mario Cal «era uno dei pochi al mondo all’epoca tutto cablato con un sistema internet» e per questa «modifica» il gruppo ospedaliero pagò circa «due milioni di dollari», più altre modofiche. Lo hanno spiegato due tecnici aeronautici, sentiti come testimoni nel processo milanese sul crac dell’ospedale, che vede imputati, tra gli altri, gli imprenditori Pierino e Gianluca Zammarchi.
Davanti alla terza sezione penale, sono stati ascoltati Carlo Sari e Michele Di Leo che tra il 2006 e il 2008 vennero incaricati da Pierangelo Daccò - già condannato a 10 anni per il crac - di svolgere attività di consulenza per ricercare un aereo. «Daccò - ha spiegato Di Leo - chiese un velivolo capace di fare 8-9 ore di volo per arrivare in Sudamerica e in particolare sulle coste brasiliane». I due hanno spiegato di aver trattato successivamente con Mario Cal, l’ex numero due dell’ospedale morto suicida nel luglio 2011, «il quale chiese delle modifiche: venne cablato tutto l’aereo per montare un sistema internet che non interferisse sulle apparecchiature di volo, ordinò dei posti in più e vennero messe dentro 4 poltrone e un tavolo». Secondo l’accusa, l’operazione di acquisto dell’aereo fece uscire dalle casse del San Raffaele, già in crisi finanziaria, circa 35 milioni di euro in totale. Don Verzè e Mario Cal - aveva messo a verbale una testimone - avevano preso «la decisione» di acquistare un aereo privato di lusso perchè il prete non accettava «facilmente dei normali check-in» quando viaggiava.