Stazione Futuro: la politica, quella bella, quella dei giovani

di Matteo Lunelli

Facce pulite e belle. Idee chiare e oneste. Occhi sinceri e sognanti. Sono tutte caratteristiche di un gruppo di nuovi politici: tutti in coro dicono che «Non si può vincere combattendo il futuro ma solo costruendolo. Insieme». Loro non sono in corsa per le elezioni provinciali di oggi, non hanno creato i propri siti, profili facebook o canali YouTube solo in prossimità del voto, non hanno invaso le nostre cassette delle lettere con santini e volantini, non hanno un avversario da denigrare o una promessa da fare. Loro sono i ragazzi e le ragazze di «Stazione Futuro», un nuovo movimento politico, ma forse sarebbe meglio definirlo sociale, che è stato discusso e ideato durante l'estate ma che ha visto la luce in questi giorni.
I firmatari dello statuto sono sedici (7 donne, ma non perché si debbano rispettare per forza le quote rosa), tutti studenti di diversi istituti di Trento, e la maggior parte non ha ancora 18 anni. Non sono legati ad alcun partito, anche perché, probabilmente, nessun partito si è interessato a loro. Sono dei ragazzi che sognano: c'è scritto a chiare lettere sul loro sito (clicca qui), ma la differenza con altri sognatori è che non vogliono starsene con le mani in mano a guardare tutto ciò che passa sotto i loro occhi, vogliono lottare per realizzare quello che hanno in mente.
Ovviamente, al centro di tutto, c'è la scuola. La scuola, d'altra parte, quando si hanno diciotto anni, è al centro della vita. E poi c'è Trento, la loro città. Una città addormentata che non offre spazi adeguati alle loro idee e alle loro esigenze.
A decidere per loro, a parlare di loro sono gli stessi amministratori e politici che lunedì saranno in fibrillazione per sapere quanti voti hanno ricevuto. Poche di queste persone hanno parlato con i giovani e deciso con i giovani. Allora questi ragazzi hanno voluto mettersi in proprio, agire e dare un segnale. Magari ingenuamente, magari sapendo che si ascolteranno solo tra di loro, ma hanno avuto il coraggio, l'intraprendenza e la voglia di alzarsi e darsi da fare. Hanno voglia di discutere, confrontarsi e trovare delle soluzioni: questa è la loro (nobile) concezione di politica.
Non l'hanno fatto apposta o con malizia, ma la nascita del movimento è concisa con la fine di una delle campagne elettorali più tristi e vuote di sempre. Se i ragazzi di Stazione Futuro, nel loro video di presentazione (oltre 1.100 click in un solo giorno, il quadruplo rispetto a quelli della maggior parte dei candidati), ripetono come un mantra la parola «Insieme», le provinciali, con 800 candidati, 24 liste e 11 presidenti, rappresentano tutto tranne l'unione (di persone, pensieri, partiti e movimenti). Nello statuto sono chiarissimi: niente corsa alle poltrone, tutte le cariche sono elettive o concordate democraticamente. E nessuna ha una durata superiore ai quattro mesi.
Nel programma ci sono, per adesso, tanti slogan e tanta voglia di fare. La concretezza arriverà con il tempo, ma sul tavolo ci sono già tante idee e tante iniziative. Come dice l'hashtag ufficiale, rappresentano #qualcosadinuovo eccome: rappresentano una generazione bistrattata, che sarà costretta a pagare le conseguenze degli errori dei loro padri e dei loro nonni. Ma anche una generazione che definire eroica è riduttivo. Loro conoscono le lingue, le tecnologie e se si mettono in testa di riuscire in qualcosa, c'è da scommetterci, ce la faranno.
Ce la faranno usando la politica, non, come dicono nel loro manifesto, «quella luogo di ruberie e malaffare. La politica è bella, è stare insieme, è discutere e cercare le soluzioni migliori per tutti, è impegno e soddisfazione. Se non ci occupiamo della politica sarà la politica ad occuparsi di noi con gli effetti che ne conseguono. E se pretendiamo che la politica si avvicini ai problemi dei giovani, dobbiamo noi giovani avvicinarci alla politica: per farla nostra».
m.lunelli@ladige.it

 

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