Il web è una fonte. E senza web i giornali non uscirebbero

di Matteo Lunelli

Daniele Virgilito, ovvero il ragazzo che ha fregato tutti: giornali, siti, televisioni, radio. Daniele ha raccontato la sua (innocente) malefatta su Wired. (E - capirete questa domanda alla fine del pezzo - sarà realmente vero che l’ha fatto davvero? - la ridondanza della frase è voluta).

In pratica, ispirato da un irlandese che qualche tempo prima aveva fatto la stessa cosa, ha realizzato una sorta di esperimento mediatico/sociologico. Alla morte di qualche personaggio famoso, infatti, inseriva su Wikipedia delle finte citazioni di queste persone. Tempi giusti - ovvero a pochi minuti dalla notizia della morte - e modi giusti - ovvero frasi credibili, che avrebbero potuto essere state realmente pronunciate dalla persona in questione. A questo punto Daniele attendeva. E, tutte le volte, le sue frasi messe in bocca ad altri venivano puntualmente citate da vari organi di informazione. “Si è spento oggi XY, che era solito dire...”. “Ci ha lasciati XY: in tanti ricorderanno la sua tipica frase...”. “Come ripeteva spesso...”. Oltre ai giornalisti nel suo tranello sono caduti anche molti politici, che nei messaggi di cordoglio hanno citato le finte frasi.

Daniele, nello svelare il suo, come lo definisce, “innocente esperimento”, dice che il suo obiettivo era quello di dimostrare che i giornalisti non verificano le fonti. Giusto, e obiettivo centrato. Ma a me piacerebbe ribaltare un po’ il ragionamento. Quindi: l’esperimento di Daniele dimostra (anche) che il web è diventato una fonte. E dirò di più. Per verificare le fonti uso il web. E per verificare le fonti web uso ancora il web. E i lettori, per “smascherare” presunti errori dei giornalisti cosa usano? Esatto, il web.

Il web, tuttavia, è un concetto astratto e ampissimo che va, quindi, delimitato. Daniele nel suo esperimento si concentra su Wikipedia come fonte. E - è innegabile - l’enciclopedia online è una fonte per migliaia di giornalisti in tutto il mondo. Ma il web non è solo Wikipedia. Ci sono i siti, ci sono i blog, ci sono i social network, Facebook e Twitter su tutti. Anche questi sono delle fonti? Personalmente penso di sì, assolutamente sì. E dirò di più, provocatoriamente: se il web per due giorni venisse “oscurato” i quotidiani non uscirebbero. No internet no giornale in edicola. Esagero? Forse un po’, ma credo andrebbe proprio così.

Torniamo a Daniele. Il suo esperimento dimostra un’altra cosa: 30 anni fa si diceva, per giustificare un’affermazione o una notizia, “è vero, l’ho sentito in televisione”. Poi (o in contemporanea) si è passati a “è vero, l’ho letto sui giornali”. Ora stiamo concludendo l’era “è vero, l’ho letto su un sito” per entrare in quella “è vero, l’ho letto su Facebook”. Ecco, questa è la fase più preoccupante. Penso che Facebook aiuti l’informazione ma non faccia informazione. Penso che verificare le fonti su Facebook sia impossibile (a differenza di Twitter dove, se non si casca in profili tranello, le notizie/frasi sono “ufficiali”). Penso che prendere una foto, scriverci sopra qualche dato (verificato?) e la parola “vergogna” non sia fare giornalismo (ma sia utilissimo per fare politica, anche se di basso livello): e questo, su Fb, accade di continuo.

Infine mi chiedo: tutto quello che ho scritto si basa sull’articolo di Daniele. Ma io, da cattivo giornalista, non l’ho verificato. Non sono andato su Wikipedia a vedere se le citazioni da lui inserite c’erano (anche perché probabilmente sono state rimosse). Ho semplicemente letto un articolo (trovato su un blog, quindi non su una testata giornalistica) e l’ho commentato. Mi sono fidato del web come fonte. Come un cattivo giornalista ho fatto una cosa che fanno, tutti i giorni, tutti i giornalisti. Quelli cattivi e quelli bravi. Soprattutto quelli bravi, che inorridiranno per alcune frasi che ho scritto ma che poi, se ci penseranno, capiranno che nell'ultimo periodo la fonte di tantissimi loro pezzi è stata... il web.

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