#underboob ed ego: ma ne vale la pena?
Volete sapere quanto è smisurato l’ego di una persona? Andate a guardare il suo profilo Facebook e/o Twitter e troverete una risposta. I selfie (non chiamateli autoscatti, guai a voi, medioevali arretrati!) ne sono la straordinaria riprova. E visto che sul web non ci si può mai fermare (e distrarre) un attimo, è già arrivata l’evoluzione del selfie.
Che è sempre un selfie, ma decisamente più intimo e voluttuoso: si chiama #underboob (anche sideboob) e arriva, of course, dagli States. In cosa consiste? Le donne, alzandosi la maglietta, devono fotografare il loro seno, ma solo in parte, senza far vedere tutto. Un vedo non vedo che più vedo meglio è. Più che underboob sarebbe undershirt, ma mettere la parola boob fa sempre più effetto. Volendo ci sarebbe anche il #bikinibridge, un selfie che mostra il ventre piatto e le gambe, con l’elastico della mutanda del bikini che si alza leggermente mostrando una sorta di ponte (ma andate a vedere, che fate prima).
Ora vi avverto: non usciranno da questo blog parole come “mercificazione”, “sessismo” e simili. Detto questo, andiamo avanti. La rete non ne può già più di vedere faccioni sorridenti in primo piano. Il selfie (sarà questa la verità: guarda il video) è superato e la sua evoluzione è decisamente hot. D’altra parte il selfie è ego, purissimo. I problemi di ego sono spesso sessuali (l’egosessuale, che non credo esista e non saprei nemmeno definirlo con esattezza) e quindi il selfie diventa sempre più a sfondo sessuale.
Insomma, facciamo vedere sempre di più di noi, parti più nascoste, per dimostrare quanto ci amiamo e quanto ci piaciamo. Non voglio giudicare, mi chiedo solamente: ma ne vale la pena? Vale la pena di mettere il proprio ego davanti a tutto e a tutti. Siamo certi che le persone, la gente - non gli altri egoselfici (oggi neologismi come piovesse, scusatemi) - apprezzino tutta questa esibizione della propria faccia, della propria bellezza, della propria bravura e, al limite, delle proprie tette?