Ah, quel tortel de patate!

Ah, quel tortel de patate!

di Francesca Baraldi

Il primo tortel de patate non si scorda mai.

Azzardo una definizione in dialetto trentino: «nà roba bona tipica de ste bande», scusandomi con i puristi della parlata locale.
Era metà agosto del 2004 ed ero appena arrivata in Trentino: la seconda sera sono stata invitata ad una cena con colleghi di lavoro, i quali fecero cenno al  tortel de patate, un piatto a me del tutto sconosciuto, malgrado numerosi trascorsi vacanzieri in Trentino.
Sulla tavola fecero la loro comparsa fagioli borlotti (i fasoi), carne salada, speck, e altri affettati, formaggi stagionati e i «capusi» tagliati sottili sottili conditi con pepe e olio. Però per me il vero indimenticabile protagonista fu il tortel: quei piccoli dischi di patate, sottili e fritti, croccanti all’esterno e morbidi all’interno, salati e gustosissimi furono una vera rivelazione gustativa.

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Il tortel, oltre ad essere una leccornia, si presta molto alla convivialità: infatti il tutto viene servito sui taglieri e piatti di portata e viene condiviso dai commensali e gustato tra una «ciacola» e un buon bicchiere di vino, possibilmente rosso e trentino.
Non è stato difficile quindi innamorarsi di questo piatto semplice e antico: dato che mi piace cucinare, mi sono affrettata ad acquistare la grattugia per le patate, dai fori larghi e tondi e… l’ho testata in cucina! Il tortel lo cucino senza pesare gli ingredienti: sbuccio le patate, le grattugio con l’apposito attrezzo, le lavo, le scolo e aggiungo un po’ di farina bianca fino ad ottenere una «poltiglia» omogenea. In una pentola antiaderente metto un dito di olio di arachidi e poi, aiutandomi con un cucchiaio e una paletta di legno ricavo delle «polpettine» che lascio cadere nell’olio bollente; le polpettine sono cotte quando diventano dorate nel centro e ambrate sui bordi.

La torta di patate, una parente stretta del tortel, assume invece la dimensione della pentola in cui viene fritta, ma a Cavedago la cucinano anche al forno. Diverse le varianti: chi aggiunge l’uovo o il latte, chi non mette la farina, ma usa solo le patate grattugiate.
Molte sono le qualità di patata disponibili ed utilizzabili per queste preparazioni, tuttavia l’ autorevole confraternita del tortel di patate consiglia la varietà Kenebec-Majestic.

Ho trattato tante volte il tema «dieta» ma penso sia utile ripetermi: la dieta è uno stile di vita e quindi comprende alimentazione, attività fisica e tanti aspetti della vita sociale tra cui la convivialità. Mangiare con gli amici e le persone a cui voglio bene mi dà gioia: mi piace perdere tempo in cucina, studiare la ricetta, sperimentare nuovi gusti e poi condividere quello che ho preparato tra una chiacchiera ed una risata. In tema di «dieta» il tortel può sembrare uno sgarro, però perché rinunciare ad un piccolo piacere culinario da gustare ogni tanto in compagnia, accompagnandolo con un buon bicchiere di vino?

Quindi scaldiamoci il cuore ogni tanto con una cena tra amici a base di tortel di patate, accantonando i sensi di colpa: non mi rimane quindi che dirvi… buon appetito!

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