Le buste arancione dell'Inps un’occasione mancata
Le buste arancione Inpsun’occasione mancata
È in arrivo per un cospicuo numero di italiani lavoratori dipendenti nel settore privato la busta arancione, intenzionalmente "spedita" dall'Inps già due anni fa, ma in arrivo soltanto adesso.
L'idea, che non è italiana, ma riprende un'attività originariamente svedese, è quella di far breccia nel cuore del lavoratore sul tema previdenza in modo tale da ri-suggerire la possibilità (non è di fatto un obbligo) di provvedere privatamente al versamento della previdenza integrativa in auge dalla Riforma delle "Tre colonne della previdenza" (Riforma Amato 1992), nonché lo sfruttamento della deducibilità fiscale ancora fattibilissima (Riforma Marconi 2004), mettendo in evidenza il fattore primario del "quando" andrò in pensione e un fattore non meno secondario "con quanto" andrò in pensione.
Ora, il punto non è se dobbiamo o non dobbiamo provvedere come giovani o vecchi lavoratori al nostro futuro pensionistico, perché visto il sistema in forte decrescita, diventa provvidenziale crearsi un capitale di riserva e di rendita vitalizia dal giorno della pensione alla nostra premorienza. La domanda è: era necessaria adesso questa costosa operazione? Solo adesso?
In un contesto dove il sistema pensionistico è a cavallo tra retributivo-misto e misto (Riforma Dini 1995), dove non sappiamo ancora gli effetti di impatto economico personale e collettivo e dove la Riforma Monti-Fornero (2013) deve necessariamente essere rivista da una prossima riforma (renziana?) che genererà forzatamente nel breve delle assolute modifiche. Ne diviene che il conteggio possibile di ogni singolo lavoratore non potrà essere corretto, risultando una sorta di roulette.
Quest'analisi sulle probabilità dell'età pensionistica rischia di essere inutile se a monte non c'è un linguaggio nuovo nel sistema, capace di ridurre costi (per tutti) e gravosi benefici (ancora per molti) e di introdurre trasparenza (tutt'oggi per nessuno). Le leve di incentivazione del versamento al fondo pensionistico privato sono fragili, dispendiose e non sono di fatto competenti perché impongono regole e tassazioni ridicole su una base di ordine pubblico compromesso e senza capacità di dare risposte realmente serie. L'operazione (costretta, ma non necessaria) di marketing non è di fatto la soluzione. Senza contare che in un’epoca tecnologica - a suon di tweet - si poteva pensare all'invio singolo di una @mail o @pec (arancione al limite) invece che di una busta postale cartacea che quadruplica i costi dell'operazione.
A mio avviso - se sposterà - sposterà di poco l'asticella del consenso all'investimento in ambito previdenziale. Gli italiani, storicamente popolo di formichine risparmiatrici, hanno imparato a mettere da parte in modo diverso e non necessariamente dentro un sistema che premia, ovviamente, le aliquote fiscali più alte per il fattore deducibilità fiscale. Il web offre nuovi metodi di risparmio lampo e con maggiore semplicità.
Sempre a mio avviso la tendenza sarà il "non capire" ma l'accettare il pronostico, finché qualcuno saprà davvero scavalcare il muro – per ora invalicabile – connesso all'equilibrio generazionale, razionalizzando le poche risorse disponibili di un sistema perennemente fragile, cercando un punto di ripartenza dall'abbattimento dell'età pensionistica per un periodo decennale (per i nati dal 1955-1965) chiudendo la partita esodati (che non percepiscono reddito e finiscono - per rimanere a galla – dentro i canali del lavoro nero); e proponendo un sistema di calcolo non appoggiato interamente sull'età anagrafica ma sull'età effettivamente lavorativa.
Si sa. L'Italia popolo di santi, poeti e navigatori, non è paese per sua natura razionale. Si accompagna alla superstizione, ma qui si gioca una partita che non ha colori politici e che non può avere vinti e vincitori. Per il momento si cerca semplicemente di galleggiare, il che non garantisce per il futuro.
L'operazione “buste arancioni”, se organizzata e spiegata in maniera precisa, poteva essere l'inizio per proporre una visione complessiva delle cose. Serve nuova energia e una grande capacità tecnico/organizzativa per riuscire a far crescere la consapevolezza che la corretta gestione dei versamenti obbligatori INPS uniti alla canalizzazione del Tfr possono offrire importanti risultati. Ma bisogna partire, il punto sta tutto qui. Con o senza “buste arancioni”.
Manuel Broccardo
Studio Quindici
Sara Assicurazioni Merano