La riscoperta della ginnastica
La riscoperta della ginnastica
Siamo già alla fase 2: chiusi in casa, in preda ai sensi di colpa per le abbuffate consolatorie dei primi giorni, abbiamo sviluppato la mania della ginnastica riparatrice. Ho visto sedentari storici diventare esperti di yoga, e professionisti del divano sfiancarsi sulla vecchia cyclette recuperata dalla cantina.
Il fatto è che nelle prime settimane, sorpresi dalla quarantena, privati di qualsiasi sfogo, ingannati dal fatto che i supermercati fossero gli unici luoghi in cui fare shopping, un po’ tutti ci siamo consolati con troppi snack. Ora il caldo ci fa ricordare la scadenza della prova costume, e corriamo ai ripari allestendo palestre casalinghe. L’altro giorno mi ha scritto un’amica: «Fantastico! Riesco a fare tantissima attività fisica. Ho trovato un nuovo guru dello yoga, e mi ci dedico tutti i giorni un’oretta, con i bambini che mi girano intorno».
Ma la mia amica è sempre stata una sportiva mancata, e non ci avevo fatto caso più di tanto. Qualche giorno dopo mi scrive una collega: «Scusami se non ho risposto prima alla tua mail; ero impegnata in una session di ginnastica con mio marito e mio figlio. È il momento della giornata in cui sento più energia». E già mi insospettisco: non l’avevo mai sentita parlare di fitness prima della quarantena. I giardini intorno a noi (viviamo in una casa a schiera, con discreta visuale sui fatti degli altri) si riempiono progressivamente di attrezzi ginnici. Il vicino mi fa sentire ogni giorno una schiappa, perché sento i colpi a terra della sua corda per saltare a ritmi incredibili. Un giorno di questi controllerò che non sia una registrazione, perché siamo a livelli da professionista. Non sono da meno i miei studenti. Alcuni di loro praticano sport ad alto livello e quindi cercano di mantenere il tono muscolare, anche se la cucina amorevole delle rispettive madri non aiuta. Altri non sono atleti, ma sfruttano l’occasione per vedersi: «Sa, prof - mi raccontavano l’altro giorno all’inizio della lezione - un gruppo di noi si trova tutti i giorni in videochiamata alle sei. Abbiamo scaricato un’applicazione per fare ginnastica insieme».
Vorrei dire a tutti di stare tranquilli, tanto per ora non si prevede nessuna prova costume, se non di fronte allo specchio del proprio bagno. Ma invece la frenesia ha preso anche me. Non faccio ginnastica dai tempi del post-parto di Silvia (Luciano era il terzo, e quindi non avevo tempo) e l’unico attrezzo di casa, uno step che simula la salita delle scale, giaceva abbandonato in cantina: l’ho riesumato, spolverato e sistemato ad un posto d’onore in soggiorno. Ho scaricato anch’io l’applicazione d’ordinanza sul telefonino e mi sono data un ritmo in due momenti quotidiani. Spesso seguo gli esercizi insieme ai figli, che sono naturalmente molto più allenati di me (Caterina fa judo, Silvia ginnastica artistica) e non perdono occasione per farmelo malignamente notare. A volte Luciano decide di salirmi allegramente addosso mentre faccio piegamenti sulle braccia. Ma io resisto e contraggo i muscoli. La vera difficoltà sta nel fatto che ho scaricato la versione gratis del programma, quindi combatto con una traduzione in italiano non molto felice. Ci ho impiegato vari giorni per capire che con «dimezza il tempo» il mio allenatore virtuale intende «sei arrivato a metà».
Prima credevo che volesse farmi aumentare il ritmo di esecuzione, e quindi faticavo ancor di più. Quando il Coronavirus ci lascerà finalmente liberi, ci sarà un boom di iscrizioni in palestra: ormai non potremo più farne a meno.