Il centrodestra va in frantumi
Il centrodestra va in frantumi
Se ne facciano una ragione, Filippo il Macedone, Luigi XI e gli altri regnanti o politici che hanno fatto del «divide et impera» la loro strategia. A Trento ogni regola si rovescia.
E il centrodestra, in vista delle comunali, non fa in modo di dividere gli altri schieramenti per vincere: viceversa, si divide per lasciare ad altri la “conquista”. Nello specifico: la conservazione della poltrona di sindaco del capoluogo.
Del resto, proprio il centrosinistra ora ringalluzzito, aveva fatto lo stesso alle provinciali. Detto che Maurizio Fugatti - che manco aveva voglia di buttarsi nell’agone - avrebbe vinto ugualmente, come dimostra qualsiasi analisi dei numeri, ricorderete che il centrosinistra autonomista si sfaldò, partorendo la candidatura del riluttante Giorgio Tonini e quella di un Ugo Rossi accecato dal desiderio di concedere il bis.
Questa volta, la mossa, fatale almeno all’apparenza, spetta al centrodestra: l’area che aveva faticato a partorire la candidatura “unitaria” di Alessandro Baracetti ha infatti ben pensato, con la complicità di un virus che ha fatto slittare le elezioni ed esacerbare gli animi, di produrre un secondo candidato. Parto non esattamente gemellare, visto che Marcello Carli si pone come alternativo a Baracetti ancor prima che al candidato di centrosinistra Franco Ianeselli.
Il centrosinistra perde dunque una specialità che ormai gli si riconosce a livello mondiale: quella di continuare a dividersi.
E, compatto sulla candidatura di Ianeselli fin dal primo giorno, cede volentieri il tritatutto delle sfumature e dei distinguo ad un centrodestra che qui non meno che altrove aveva invece sempre avuto nell’unità la vera carta vincente. Svariati giri di giostra elettorali hanno infatti dimostrato, in questi ventisei anni, che la vera benzina dei berlusconiani prima e dei salviniani dopo, sempre conditi con Meloni, è stata prima di tutto una: correre insieme, compatti, a dispetto delle mille differenze che anche all’interno di quest’area certo non sono mai mancate.
Sfaldandosi, il treno che ha portato di gran corsa Fugatti in piazza Dante, produrrà anche qualche sconquasso nei Palazzi. Esempio: l’assessore regionale Claudio Cia potrà restare al suo posto, considerato che i siluri del suo movimento stanno abbattendo la coalizione che sognava per la prima volta di espugnare una città che agli occhi di molti è l’ultimo fortino dell’Ancien Règime? Difficile. Com’è difficile che questa frattura resti isolata, considerato anche ciò che accade a livello nazionale, con re Silvio (Berlusconi) che fatica a seguire Matteo (Salvini) e a capire Giorgia (Meloni).
A proposito della Meloni: i “suoi” Fratelli (d’Italia) da queste parti non sono esattamente compatti. A questo punto viene il dubbio che Ianeselli sia ormai già sindaco. Il che spiegherebbe anche la scomparsa dell’attuale sindaco Andreatta.