Chi sono gli stranieri che vivono in Trentino, gli unici che fanno abbastanza figli e ci fanno aumentare di numero
Il Trentino è cresciuto di 2.137 unità ma l’aumento è dovuto in prevalenza agli immigrati: sono in gran parte europei (ad esempio le badanti), e sono giovani. Mentre 2 mila ragazzi trentini sono scappati all’estero
TRENTO. A fine 2023, informa l'Annuario Statistico dell'Ispat appena pubblicato, in Trentino risiedevano 545.169 abitanti, 2.137 in più rispetto all'anno precedente. La crescita è dovuta in larga parte agli stranieri, 46.977, con un aumento di 1.357 persone. Significa che hanno inciso per oltre il 60% sull'incremento: rappresentano l'8,6% dei residenti, in calo rispetto al 9,1% del 2020. La maggior parte, poco meno del 59%, ha la cittadinanza di paesi europei e le donne costituiscono più della metà, il 51,3%. L'Ispat rileva anche che il Trentino "presenta un'incidenza degli stranieri sul totale della popolazione inferiore alla media nazionale, alla ripartizione del Nord-est e all'Alto Adige (pari, rispettivamente, all'8,9%, all'11,1% e al 10,4%)".
Gli stranieri che abitano in provincia sono nettamente più giovani degli italiani: "Solo il 6,9% ha un'età pari o superiore ai 65 anni (il 4,3% per gli uomini e il 9,2% per le donne) a fronte di un'incidenza del 23,6% degli italiani (21,5% per gli uomini e 25,7% per le donne)", scrivono gli estensori dell'Annuario. Quasi uno straniero su cinque ha meno di 18 anni ed è di origine straniera il 12,8% dei nati.
Il saldo migratorio (differenza tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche da altri comuni italiani e dall'estero) nel 2023 presentava un valore positivo pari a 3.589 persone, inferiore di 361 unità a quello del 2022.
Il saldo migratorio con l'estero cala (-143) rispetto all'anno precedente e risulta pari a 2.206 unità.
Nel 2023 il tasso di natalità provinciale, seppur in calo, è stato del 7 per mille (7,4 nel 2022), superiore a quello della media nazionale, contabilizzato al 6,4. Con un valore del 9,5 per mille, il tasso di mortalità è invece inferiore all'11,4 per mille che costituisce la media italiana ed è tornato ad avvicinare i livelli che avevano preceduto la pandemia (9,3). Il saldo tra nascite e decessi è negativo (-1.370): il numero dei secondi supera quello dei primi ininterrottamente dal 2015.