Fedrigoni, l’azienda«congela» il trasloco
La crisi sconsiglia investimenti milionari. Dal 4 al 10 maggio 30 lavoratori in «ferie forzate», stop alla seconda linea continua e a una macchina di allestimento. Alfonsi: «Ne riparleremo forse tra due anni»
VARONE - «Fermi tutti, la crisi planetaria sconsiglia investimenti per decine di milione di euro. Riparliamone tra un paio d'anni, dopo alcune valutazioni». Con un messaggio sostanzialmente di questo tenore, che lascia aperti comunque interrogativi che col tempo potrebbero creare qualche motivo di preoccupazione, i vertici del «Gruppo Fedrigoni» hanno comunicato ieri mattina alle organizzazioni sindacali la decisione di «riporre nel cassetto almeno per i prossimi due anni» il progetto di chiusura dello stabilimento di Varone e a cascata l'investimento calcolato in oltre 66 milioni di euro per potenziare il polo produttivo di Arco dove avrebbero dovuto trovare nuova collocazione i 160 dipendenti attualmente impiegati nella struttura rivana.
Nelle sede veronese del gruppo è stato lo stesso amministratore delegato Claudio Alfonsi a comunicarlo ufficialmente ai responsabili provinciali di categoria di Cgil, Cisl e Uil, Lucio Omezzolli, Ugo Marocchi e Gianantonio Bellomi. L'incontro è stata anche l'occasione per pianificare l'attività produttiva delle prossime settimane con una fermata di una settimana (dal 4 al 10 maggio) della seconda e più piccola linea continua e di una macchina di allestimento e la conseguenza collocazione in «ferie forzate» di una trentina di lavoratori sui 160 totali.
Lo stabilimento chiuderà completamente solo per il ponte del 1° Maggio mentre da lunedì 4 riprenderà unicamente la prima linea continua. Ma al di là di questo passaggio tecnico tutto sommato «indolore» rispetto ad altre realtà, il piatto forte del vertice di ieri mattina a Verona è stato l'annuncio dell'amministratore delegato Alfonsi di «congelare» il progetto di chiusura dello stabilimento di Varone e il trasferimento ad Arco.
C'è soprattutto la crisi che in questo momento non consiglia investimenti milionari. Ma c'è anche, ha detto Alfonsi, «l'immobilismo» della politica trentina che sino ad ora ha sostenuto poco il progetto. (Articolo completo sull'Adige cartaceo)
Paolo Liserre