«I messaggi scomodi del Papa avvicinano la gente alla Chiesa»
Il dono più grande di questi due anni di pontificato di papa Francesco è stata la "crescita della vicinanza della Chiesa alla gente". Lo stesso messaggio "scomodo" di Bergoglio, "ruvido qualche volta" per la sua adesione radicale al Vangelo, è divenuto la cifra di un pontificato che ha ribaltato il rapporto tra Chiesa e fedeli, attestando questa più "sulla frontiera della misericordia" che su quella "della giustizia". Parola di mons. Giancarlo Bregantini, vescovo di Bojano-Campobasso, uno dei presuli italiani più vicini a Bergoglio, che analizza i primi due anni di papa Francesco al soglio di Pietro. Bregantini spiega come l'insistere del Pontefice argentino sulla necessità di combattere l'inequità, l'esclusione sociale, la marginalità a tutti i livelli, "sollecita moltissimo, i pastori".
"Ci sentiamo sostenuti - afferma -, specialmente per chi come noi vive in zone semplici, da un magistero e un insegnamento coraggioso, dove l'inequità torna più volte. Ma anche i cristiani si sentono edificati perchè la Chiesa è ora più vicina alla gente". In questa spinta data dal Papa ad uscire e aprirsi, "ci sono ovviamente - aggiunge - anche resistenze, c'è sempre chi conserva un sogno nostalgico sul passato ma sono situazioni piuttosto limitate". Di fronte a un papa come Francesco capace di denunciare con forza al mondo come che "questa economia uccide", bisogna ammettere, spiega Bregantini, che "il suo è un messaggio scomodo, dice in modo talmente ruvido l'essenziale che quasi spiazza, questo suo stile ha amici e nemici, ma lui parla come il Vangelo: si,si no, no. Le forme a questo punto divengono secondarie come la vicenda del pugno o del calcio. Sono cose grandi che dice con tono di profezia mentre poi le polemiche si fissano a discutere sul pugno invece che sull'aspetto centrale e cioè che le vignette sono sbagliate perchè sono contro la libertà di religione".
Un linguaggio e un coraggio che papa Francesco ha usato allo steso modo anche nella sua scomunica ai mafiosi, ricorda Bregantini, sottolineando un altro passaggio centrale del pontificato. "Ormai la chiesa - aggiunge - checchè ne dica qualche magistrato in maniera sommaria, ha preso posizione, certo si dovrebbe fare sempre di più ma non solo la Chiesa, anche lo stato. Sulla mafia con le parole del Papa siamo tutti interpellati, è un cancro legato anch'esso a un'inequità che poi produce questa violenza mafiosa". Il messaggio contro le disuguaglianze di papa Francesco si declina, osserva Bregantini, in tanti aspetti. Se per quanto riguarda il tema della disoccupazione giovanile, Francesco ha indicato ai giovani tre parole chiave per costruire il loro percorso e cioè "coraggio per un progetto, speranza per coltivarlo ma anche solidarietà, è vero - fa notare - che questi tre concetti valgono anche a livello globale, nei rapporti tra stati". "Ecco perchè - spiega - sulla Grecia, il Papa ha strigliato la Cancelliera Angela Merkel. L'obiettivo deve essere creare un'Europa in cui può stare anche il più fragile. Come la Germania è stata aiutata dopo la Seconda guerra mondiale, ora equità vuol dire aiutare chi ha bisogno, perchè per superare la cultura dello scarto, dobbiamo abbracciare il principio per cui crescendo tutti insieme, stiamo in piedi tutti insieme. Guai a dire io resto in piedi e cadono gli altri".
Bregantini ragiona quindi sulle prospettive aperte dal sinodo sulla Famiglia, la grande sfida del pontificato che ha sollevato attese ma anche resistenze e timori se non allarmi tra quanti ritengono che la sua scossa alla Chiesa mini al fondo la solidità della dottrina. "L'esempio che ci ha dato - osserva Bregantini - rasserena circa il futuro del sinodo di ottobre, perchè lui ci ha insegnato un metodo che è quello di Gesù con la samaritana. Gesù non è partito condannando ma dialogando, ha creato un'empatia che poi è diventata redenzione e ancora dignità. Io credo che il sinodo anche con gli aggiustamenti di ottobre non entrerà molto in questioni dogmatiche, invece cambierà un atteggiamento che già sta cambiando e lo farà in modo definitivo". "Di fronte ai problemi della gente - prosegue - la Chiesa si pone in ascolto non punta il dito, ascoltiamo e insieme impariamo. Poi che cosa succederà non lo sappiamo ma è già molto che oggi la Chiesa si attesti su questa frontiera di misericordia più che su quella della giustizia". Infine sulle sferzate che in questi due anni Francesco ha rivolto all'interno della Chiesa ai suoi vescovi e sacerdoti, Bregantini rileva: "Ciò che mi ha confortato è la grande severità che ha avuto con chi ha violato e commesso errori di natura economica, contro chi si è fatto la curia tropo bella, chi si è arricchito nel gestire il patrimonio. Su questo punto è stato chiaro, sulla povertà che oggi è condizione dell'annuncio del Vangelo. Il Papa vuole coerenza e soprattutto testimonianza".