Alluvione di Caldonazzo, «Provincia colpevole»
Per il tribunale di Trento l'alluvione del lago di Caldonazzo avvenuta due anni fa, nel maggio del 2013, è stata causata non solo dalle violenti piogge ma anche da una inadeguata manutenzione
Per il tribunale di Trento l'alluvione del lago di Caldonazzo avvenuta due anni fa, nel maggio del 2013, è stata causata non solo dalle violenti piogge ma anche da una inadeguata manutenzione del canale che serve a far defluire l'acqua dal lago. La perizia di 150 pagine richiesta dalla magistratura trentina rappresenta una sorta di giudizio definitivo sulle responsabilità dell'accaduto e apre le porte alla possibilità di risarcimenti ai commercianti e agli esercenti che hanno subito danni durante quella fine di primavera. «La Provincia deve pagare i nostri associati danneggiati» spiega Gianni Bort, presidente di Confcommercio Trento che ha seguito i 15 esercizi commerciali nella causa pilota. Da parte sua, però, la Provincia replica di non condividere la decisione del tribunale e di voler resistere a eventuali cause civili che fossero intentate dai commercianti per chiedere i danni.
Ecco la replica della Provincia: «L’accertamento tecnico preventivo in questione era noto da mesi alla Provincia autonoma di Trento. Tale accertamento, non implica automaticamente l’assunzione di una precisa responsabilità in capo alla Provincia per la vicenda in questione. Eventuali responsabilità potranno essere valutate ed accertate solamente nell’ambito di un giudizio nel quale le parti dovranno dare piena dimostrazione del nesso casuale a cui è riconducibile il preteso danno, che sarà eventualmente contestato. Si ricorda che l’accertamento tecnico preventivo, richiesto con lo scopo di acquisire elementi tecnici ritenuti poi non più acquisibili, costituisce solo un punto di vista che dovrà poi essere confermato in un’eventuale causa per danni e che evidentemente non esaurisce il contraddittorio che nel futuro giudizio si andrà a definire. Si ribadisce, inoltre, di non condividere alcune delle conclusioni espresse nell’accertamento tecnico preventivo, a partire dall’analisi dell’andamento climatico».
E ancora: «Si chiarisce anche che le “esondazioni” paventate dagli operatori economici della zona sono più precisamente degli innalzamenti del livello del lago, connaturate nel comportamento idrologico del lago stesso e nella sua tendenza all’accumulo di risorsa in particolari periodi climatici e nel lento rilascio nei periodi di magra. Tale fenomeno naturale (comportamenti molto simili stanno presentando tutti gli altri laghi trentini in relazione all’andamento climatico in corso) è vissuto come problema nel caso del lago di Caldonazzo in quanto va ad interessare alcune strutture ed attività economiche rivierasche realizzate sulle sponde lacustri, in aree di esondazione già individuate nelle cartografie di zonizzazione del pericolo idrogeologico. Nel caso del lago di Caldonazzo gli studi eseguiti dal Servizio Opere Idrauliche prima e dal Servizio Bacini montani poi hanno mostrato come l’effluente fiume Brenta nel suo primissimo tratto (zona dell’incile del lago di Caldonazzo) sia in grado di smaltire portate piuttosto ridotte e sia caratterizzato da velocità di svuotamento lente. Per questo il Servizio Bacini Montani si sta adoperando con una serie di interventi di adeguamento dell’alveo all’incile Brenta, nell’ottica di mantenere l’importante funzione di laminazione del Lago (importantissima per i territori a valle già a rischio di esondazione) e di migliorare la situazione delle attività presenti lungo il suo perimetro».