Riapre la pizzeria dopo la morte del marito
È la storia di una ripartenza. La storia dolorosissima di una giovane donna rimasta vedova con tre bambini piccoli e che, anziché farsi sopraffare dalla tragedia che l’ha colpita, si è rimboccata le maniche ripartendo proprio dal locale che suo marito aveva gestito con tanta passione per otto anni
A quattro mesi dalla chiusura ha riaperto la pizzeria di Meano, il Carpe Diem. Ma questa non una normale storia di locale che è tornato ad aprire i battenti. È la storia di una ripartenza. La storia dolorosissima di una giovane donna rimasta vedova con tre bambini piccoli e che, anziché farsi sopraffare dalla tragedia che l’ha colpita, si è rimboccata le maniche ripartendo proprio dal locale che suo marito aveva gestito con tanta passione per otto anni. Lei, assistente sociale e insegnante di danza, probabilmente nella vita pensava di fare altro, e invece con grandissimo entusiasmo ora deve cimentarsi tra margherite e capricciose. Pizzaiola per amore, pizzaiola per portare avanti il sogno di Andrea.
Lei è Marta Cassol, originaria di Agordo e ora residente insieme ai suoi tre bambini a S. Lazzaro, a metà strada tra Lavis e Meano. Per 17 anni è stata la moglie di Andrea Zoro, il 35enne stroncato da un infarto una sera di febbraio proprio nel suo locale di Meano. Una malore improvviso che ha lasciato sgomenta la famiglia, ma anche la comunità di Meano e Lavis che conoscevano Andrea, sua moglie e i bambini. «Non ho mai pensato di chiudere il locale - racconta Marta - . Quando c’era Andrea io venivo ad aiutarlo nel fine settimana. Lui mi aveva insegnato il lavoro e i trucchi del mestieri e mi è sembrato naturale andare avanti con l’aiuto di un collaboratore che già veniva a dare una mano anche quando c’era Andrea. I clienti, anche nel periodo di chiusura, mi sono stati vicini e chiedevano cosa avrei fatto. E così eccomi qui». Il locale ha riaperto i battenti il 28 maggio. «Non è una data qualsiasi. Era il compleanno di Andrea e la riapertura ha voluto essere il mio regalo per lui».
Nei quattro mesi di chiusura questa donna ha dovuto lavorare per cercare un nuovo equilibrio dopo la scomparsa del marito ma anche per sistemare tutte le questioni burocratiche che emergono e vanno risolte in questi casi. «Sono certa che lui avrebbe voluto così. Ci aveva investito otto anni della sua vita in questo locale e ne andava orgoglioso», racconta Marta. Andrea Zoro, originario di Viareggio, aveva iniziato prestissimo a fare il pizzaiolo. Inizialmente, quando era appena diciassettenne, al «Fuori Orario» di Gardolo, poi, capito che quella sarebbe stata la sua strada, aveva aperto il locale in via della Fornace a Meano. Purtroppo un malore lo ha stroncato decisamente prematuramente lasciando anche tre bambini in tenera età. «Lo ho fatto anche per i bambini, perché comunque anche per loro la pizzeria è come una seconda casa e io ho voluto cercare di mantenere la loro vita più normale possibile».
Marta, come detto, non è nata pizzaiola. «Io sarei assistente sociale con la passione per la danza». Nel 2010, infatti, questa donna ha aperto una scuola di Danza, la Petite Danseuse a Lavis. «Ora sono presidente e ci sono varie maestri che mi danno una mano. Io ho tenuto un gruppo di allieve il lunedì, l’unico giorno di chiusura della pizzeria». Un lavoro, nel locale, che dal punto di vista dell’orario sembra non essere compatibile con quello di mamma, ma Marta sembra tranquilla. «Erano abituati che prima che il papà la sera lavorava e ora lavora la mamma. Per fortuna c’è un’amica di famiglia che ci da una mano e quindi riesco a far conciliare tutto».