La lettera di una vittima di stalker. «Ho evitato la tragedia, fatevi aiutare»
Sento il dovere di raccontare pubblicamente la mia esperienza, perché il tema della violenza sulle donne fa notizia soprattutto quando le cose finiscono in tragedia. Nel mio caso fortunatamente non è finita in questo modo e, anzi, la rete che si è creata mi ha permesso di ottenere tutte le tutele del caso in tempi rapidissimi, prima che le cose potessero trascendere.Credo sia giusto mettere in luce e riconoscere l'efficienza dei Servizi preposti e i modi in cui possono intervenire.
Convivevo con il mio ragazzo da un anno, e stavamo assieme da quattro anni. Le cose era già un po' che non funzionavano, ma cercavo sempre di giustificarlo per i suoi problemi, sapendo che all'inizio, quando ci siamo conosciuti, lui non era così. Una sera le cose sono esplose, e io in quel momento ho raggiunto la consapevolezza che dovevo volere un po' più di bene a me stessa e che non meritavo continue violenze verbali e accuse, e così, con la scusa di andare al lavoro, sono uscita di casa e non sono più ritornata. Da quel momento ha iniziato a tormentarmi, a cercarmi in qualsiasi posto frequentavo abitualmente, non ero più tranquilla e libera di uscire di casa senza avere paura di incontrarlo. Ha iniziato a perseguitarmi come uno stalker.
Nel mio caso specifico, la cosa che mi faceva più paura del rivolgermi alle forze dell'ordine, era fare qualcosa che avrebbe potuto causargli problemi penali e di conseguenza accrescere il suo astio nei miei confronti. Per fortuna rivolgendomi ai servizi giusti mi sono state prospettate le diverse possibilità che avrei avuto, tra cui dei sistemi di tutela che rimettevano le cose nelle sue mani e quindi, con questi avvertimenti, lui era consapevole del fatto che c'era un limite ben definito da non oltrepassare e che la scelta era sua. Se si fosse calmato e avesse smesso con questi atteggiamenti persecutori la cosa si sarebbe fermata lì senza alcuna conseguenza, se avesse voluto oltrepassare questo limite e insistere con i suoi atteggiamenti, partivano dei provvedimenti d'ufficio nei suoi confronti. E per me era importante non essere io la diretta responsabile di eventuali denunce nei suoi confronti.
Se le cose si sono risolte in tempi così rapidi e con i minori danni possibili devo ringraziare Alfid, Associazione laica famiglie in difficoltà nella persona di Franca Gamberoni, tutte le forze dell'ordine, in particolare la dirigente della divisione anticrimine Annamaria Maggio, e l'avvocato Laura Casari che, coordinandosi assieme, mi hanno seguito e sono intervenuti assieme con pazienza e competenza individuando la strategia di intervento migliore e più efficace.
Io credo sia importante sottolineare come dai casi di stalking e violenza, verbale o fisica, si abbia il dovere, come donne, di tutelare la propria persona, ma sono anche consapevole che dobbiamo essere noi stesse a maturare questa la convinzione, per poi poter avere la forza di portare avanti le decisioni e i provvedimenti presi. Non è semplice il percorso da fare, e non è semplice nemmeno il passo successivo, cioè ricominciare a prendere possesso della propria vita dovendo inevitabilmente convivere con un senso di paura e di timore che ci dovrà accompagnare, almeno i primi tempi se non più a lungo.
Non bisogna aver paura di chiedere aiuto e di raccontare le proprie preoccupazioni e le proprie sofferenze. Gli uomini possessivi e violenti, verbalmente o fisicamente, non cambiano (a meno che non si mettano in discussione), non vanno giustificati e vanno temuti per la loro imprevedibilità. Bisogna prestare fiducia nel sistema, nelle forze dell'ordine e nei servizi di assistenza che abbiamo la fortuna di avere nel Territorio, perché possano intervenire in tempo, ed evitare che il nostro caso diventi l'ennesimo fatto di cronaca raccontato sui giornali.
G.F. (Ragazza di Trento)