Non cede il posto, «invalido» la insulta
«Assolto. Agì provocato da un agire incivile»
È stato assolto il passeggero di un autobus, costretto a camminare con le stampelle, che aveva coperto di insulti una signora "rea" di non avergli ceduto il posto sul mezzo pubblico. Le frasi, pesanti e con riferimenti alla sfera sessuale, erano certo ingiuriose, ma il giudice ha escluso la punibilità perché l'imputato ha reagito «in stato d'ira determinato da un fatto ingiusto altrui». Nessuno infatti su quell'autobus dimostrò di avere quel minimo di cortesia che imponeva di alzarsi per lasciare il posto ad una persona a stento in grado di reggersi in piedi.
La particolare vicenda risale al 2 maggio del 2014, durante una corsa della linea di trasporto pubblico numero uno. La donna chiamò la polizia denunciando di essere stata pesantemente insultata da un passeggero. In particolare riferì di aver occupato il posto a sedere posto dietro l'autista quando, in piazza General Cantore, salì un uomo. Questi poco dopo l'aveva apostrofata con frasi molto pesanti: "vaffanculo", "stronza" e ancora - si precisa nel capo di imputazione - l'invito ad un rapporto orale (in dialetto trentino), frase accompagnata dal gesto inequivoco di portarsi la mano ai genitali. Non esattamente un frasario consono ad una discussione su un mezzo pubblico.
La donna, evidentemente molto turbata, non lasciò correre. Scese anche lei dall'autobus chiedendo l'intervento della polizia, mentre l'uomo con le stampelle raggiungeva un bar. Agli agenti raccontò poi di essere stata insultata e sporse subito querela. Il procedimento penale si è concluso con il rinvio a giudizio dell'imputato per ingiurie, aggravate dall'aver commesso il fatto di fronte a più persone, cioè l'autista e i numerosi passeggeri. La donna si costituiva parte civile chiedendo il risarcimento dei danni, quantificati in 1.000 euro.
Nel corso del giudizio determinante è stata la deposizione resa dal conducente del mezzo pubblico. Questi, infatti, ha in parte smentito il racconto fatto dalla parte lesa (pur confermando la sussistenza dell'offesa a sfondo sessuale) secondo cui sull'autobus c'erano altri posti liberi, oltre ai sedili riservati agli invalidi. «In quel momento - ha raccontato l'autista - i posti a sedere erano occupati. Ci ho fatto caso in quanto pensavo che qualcuno, vista la difficoltà a deambulare della persona, gli lasciasse il posto a sedere». E ancora: «Mi ha fatto specie vedere questo signore che non stava neanche in piedi, che non si sedeva, insomma nessuno gli lasciava il posto».
La deposizione del conducente, teste attendibile e terzo, ha permesso alla difesa dell'imputato di chiedere l'assoluzione grazie all'applicazione della scriminante prevista per chi insulta in seguito ad una provocazione. Richiesta accolta dal giudice che in sentenza non lesina critiche al comportamento poco civile dei passeggeri di quell'autobus: l'aver lasciato in piedi un uomo con le stampelle viene infatti definito «ingiusto, contrario alla morale, a ordinarie regole di civile convivenza a norme costituzionali di solidarietà». Di certo, da qualsiasi punto si voglia vedere questa storia di ordinario malcostume urbano, la cortesia non era di casa tra i passeggeri.