Ue, asilo politico e profughi Ecco l'ipotesi di riforma
Mentre al confine del Brennero l'Austria avvia il cantiere della sua barriera anti-profughi, nel Mediterraneo è emergenza per salvare la vita di persone che tentano di raggiungere l'Europa via mare. Si susseguono anche oggi, senza sosta, le operazioni di soccorso di migranti nel Canale di Sicilia, coordinate dalla guardia costiera italiana.
Sono almeno quattordici gli interventi condotti nell’arco della giornata, alcuni sono ancora in corso. Intanto, stamane, al porto di Trapani è giunta la nave Diciotti con 740 migranti a bordo, tra cui 183 donne e 52 minori. Mentre a Lampedusa sono giunti altri 375 profughi.
Alle operazioni di soccorso hanno partecipato navi della guardia costiera, della marina e della guardia di finanza oltre ad un’unità maltese, un mercantile dirottato in zona e alla nave Siem Pilot, inserita nel dispositivo Frontex.
Al momento sono già state recuperate oltre 1.800 persone, che erano a bordo di 15 imbarcazioni, mentre un ultimo intervento di soccorso, ad un barcone con circa duecento migranti a bordo, è ancora in corso.
Frattanto, oggi l’assemblea plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo ha approvato a larga maggioranza, 459 si, 206 no, 52 astenuti, il rapporto sulle migrazioni di cui è co-relatrice l’eurodeputata Pd ed ex ministro, Cècile Kyenge.
Nel rapporto si chiede, tra le varie proposte, l’asilo europeo, un meccanismo vincolante di reinsediamento dei richiedenti asilo all’interno dei Paesi Ue, l’avivo dei cosiddetti «corridoi umanitari» per sottrarre i profughi ai mercanti di esseri umani, tutto nell’ambito di un forte rilancio del principio di solidarietà europea tra tutti gli Stati membri.
Si tratta di un testo che rappresenta il contributo più importante del Parlamento europeo alla riforma delle regole Ue sull’immigrazione.
Si propone di superare Dublino con un sistema di accoglienza europeo, in modo che non si presenti più una domanda di asilo all’Italia o alla Grecia, ma all’Unione Europea.
Quindi si chiede agli Stati membri di adempiere ai propri obblighi di ricollocare i richiedenti asilo all’interno dell’Ue, secondo il principio della solidarietà e di piena condivisione delle responsabilità comuni.
Inoltre si sottolinea la necessità di un meccanismo vincolante di reinsediamento di un numero considerevole di richiedenti asilo direttamente dai campi profughi dei Paesi Terzi agli Stati Membri, i cosiddetti «corridoi umanitari».
«Con il rapporto approvato oggi decretiamo la fine del regolamento di Dublino e andiamo verso un sistema europeo comune di asilo», commenta Kyenge. «La nostra proposta è chiara - continua - andare al di là del concetto dello Stato di primo approdo. Proponiamo di istituire un sistema centrale e collettivo per l’assegnazione delle responsabilità.
Un sistema che potrebbe essere concepito stabilendo delle soglie per singolo Stato membro relative al numero degli arrivi.
Non si presenterà più una domanda di asilo in Italia o in Grecia, ma in Europa».
«Il salvataggio di vite umane - prosegue Kyenge - diventa una priorità assoluta, così come la messa a punto di meccanismi che prevedano la ripartizione di beneficiari di protezione internazionale in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Gli Stati Membri adempiano i loro obblighi sulla ricollocazione».
Nel rapporto co-redatto da Kyenge insieme all’eurodeputata maltese Roberta Metsola (Ppe) il Parlamento europeo insiste sulla necessità di un meccanismo vincolante e obbligatorio di reinsediamento di un numero considerevole di richiedenti asilo direttamente dai campi profughi dei Paesi Terzi agli Stati membri, i cosiddetti «corridoi umanitari», senza tuttavia tralasciare il potenziamento di forme analoghe di solidarietà, come l’ammissione umanitaria e i visti umanitari, agendo anche sulle cause profonde dell’immigrazione.
«Chiediamo - conclude Kyenge - delle misure specifiche per i minori a partire dal diritto all’assistenza legale, sanitaria, all’istruzione, alla tutela, e soprattutto alla non detenzione a causa della loro condizione».