Riforma vigili del fuoco volontari Dubbi sul «super presidente»

di Domenico Sartori

Lo si capirà a breve se la riforma della Federazione dei corpi dei vigili del fuoco volontari andrà in porto. Siamo alla stretta finale, ed il clima rischia di arroventarsi. Perché la riforma, che consegna ampi poteri nelle mani del presidente, non convince parte della base.

L’ABBASSAMENTO DEL QUORUM

Venerdì scorso, la giunta provinciale, su proposta dell’assessore Tiziano Mellarini , ha compiuto il primo passo: ha approvato una modifica chiave dello statuto della Federazione. Viene prevista la regola del «voto favorevole di almeno 2/3 dei presenti aventi diritto al voto, quando l’assemblea definita “statutaria” è regolarmente costituita con almeno il 50%+1 degli aventi diritto al voto». L’abbassamento del quorum - rispetto alla soglia dei 4/5 attuale - per mettere mano allo statuto, è diventato una necessità, ed il via libera alla modifica statutaria è stato dato, a maggioranza, dall’assemblea straordinaria dei comandanti lo scorso 16 febbraio.

IL RIASSETTO DEI POTERI AL VERTICE

È una modifica propedeutica alla vera riforma, con il riassetto istituzionale dei poteri della Federazione e la definizione di un codice etico, due passaggi che dovrebbero - è l’obiettivo - chiudere la fase di conflittualità permanente all’interno del consiglio direttivo, che ha portato alle dimissioni di Alberto Flaim e alla reggenza della Federazione affidata al vicepresidente, Roberto Dalmonego. Per comprendere la situazione attuale, bisogna risalire all’assemblea del novembre 2014, quando i comandanti dei corpi approvarono una mozione che impegnava il consiglio direttivo (presidente, vicepresidente e 13 ispettori distrettuali) a introdurre entro sei-dieci mesi, una modifica dello statuto per consentire l’elezioni diretta del presidente. Da allora, un nulla di fatto. La situazione conflittuale al vertice della Federazione si è appesantita, diventando più incandescente per la questione dei conflitti di interesse. È la ragione per cui, nel luglio scorso, la giunta provinciale ha nominato un gruppo di lavoro affidandogli un doppio compito: definire una proposta di modifica dello statuto e predisporre un codice etico. Un team guidato da Roberto Bertoldi , ex dirigente generale della Protezione civile trentina, e formato da tre ispettori - Stefano Sandri (Unione distrettuale di Fiemme), Paolo Faletti (Unione di Pergine) e Michele Alberti (Unione Alto Garda e Ledro) - e tre comandanti di corpo ( Luca Sollecito di Cles, Luigi Maturi di Pinzolo e Matteo Cenini di Caldes).

PAROLA ALLA GIUNTA PROVINCIALE

Le conclusioni del gruppo di lavoro, che in questi mesi ha sondato umori e raccolto indicazioni dal territorio, è stata consegnata la scorsa settimana all’assessore Mellarini. Prima di decidere, la Giunta coinvolgerà nuovamente i vari corpi. Il buon esito del percorso non è però scontato, e se n’è avuto un assaggio proprio nell’assemblea del 16 febbraio, che si è nella sostanza divisa a metà. Il team presieduto da Bertoldi è partito da un assunto: se il presidente, come chiesto, deve essere eletto direttamente dall’assemblea, deve poi essere messo in grado di esercitare i suoi poteri, senza essere «cinturato» dal consiglio direttivo, cioè dagli ispettori distrettuali. L’indicazione del «super presidente» ha visto, come detto, un’assemblea divisa. Il risultato è che, successivamente, il gruppo di lavoro ha «addolcito» la pillola, prevedendo il suo affiancamento con due vicepresidenti di fiducia, da lui stesso scelti. Qui, nel comitato di presidenza, risiederebbe il vero potere decisionale. Al consiglio direttivo, cioè agli ispettori distrettuali, resterebbe così soprattutto un ruolo consultivo (espressione di pareri) e di controllo dell’operato del presidente. Otto ispettori su tredici hanno avanzato una proposta alternativa, puntando sul ruolo di una giunta che garantisca ai territori più rappresentanza al vertice della Federazione.

 


 

BASTA SCREDITARSI SUI SOCIAL: NUOVO CODICE DEONTOLOGICO PER I VOLONTARI

«I vigili del fuoco volontari non possono esprimere pubblicamente - in particolare attraverso i social network - giudizi, rilievi, foto e video lesivi della reputazione, dell'immagine e della dignità personale di colleghi, di terzi o dei Corpi/Unioni/Federazione. I rapporti con i mass media sono riservati ai comandanti...». È uno dei punti del codice deontologico dei vigili del fuoco volontari proposto dal gruppo Bertoldi.

Della serie: basta , screditare, diffarmare e squalificare online. Il codice ribadisce che il vigile del fuoco volontario «opera gratuitamente, salvo il rimborso delle spese sostenute» e deve rispettare i principi di «legalità, onestà, correttezza, responsabilità verso gli altri vigili del fuoco e le istituzioni, imparzialità, riservatezza...».

Quanto ai conflitti di interesse, l'articolo 5, concepito per evitare altri casi Flaim ( nella foto ), l'ex presidente della Federazione che ha progettato caserme dei pompieri, stabilisce, tra l'altro: «il Comandante di un Corpo, l'Ispettore di una Unione distrettuale o il Presidente della Federazione che, nell'espletamento delle loro rispettive funzioni istituzionali, conferiscano un incarico retribuito ovvero ordinino una fornitura di beni o servizi a titolo oneroso, non possono ricevere essi stessi o loro parenti o affini fino al secondo grado l'incarico o l'ordine della fornitura, a meno che ciò non comporti una minore spesa complessiva per il Corpo/Unione/Federazione».

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