Profughi trasferiti alla Vela «Non vogliamo creare problemi»
Cena a base di banku e carne a Maso Furlani. Lo chef è Mohamed, 27enne del Gambia, che propone un piatto tipico africano, una specie di polenta bianca. Nella stanza accanto, invece, si mangia l’italianissima pasta con il pesto, uno dei piatti preferiti di Omid, 25enne iraniano.
Per festeggiare il trasloco dalla Residenza Fersina di via al Desert agli appartamenti dell’ex studentato della Vela, i richiedenti asilo si sono messi ai fornelli. Basta mensa: d’ora in poi penseranno loro a spesa e menu.
Sono una ventina i giovani stranieri che ieri hanno lasciato via al Desert per questa nuova avventura alla Vela. «Noi ne abbiamo contati 24» evidenziano i consiglieri comunali della Lega, che lamentano: in questa decisione non sono stati coinvolti gli abitanti del quartiere.
Per la Provincia si tratta di «un’operazione fatta per alleggerire la struttura di via al Desert» come ha evidenziato nei giorni scorsi l’assessore Luca Zeni, mentre per i ragazzi che lì ci abiteranno è una sorta di «promozione».
Gli ospiti degli appartamenti creati all’interno di Maso Furlani sono i «veterani» della Residenza Fersina, quelli che a Trento vivono da più di un anno. Fra questi ci sono Omar, 22enne del Gambia che ha trascorso un anno e tre mesi in via al Desert, ed il suo amico del Mali, 23 anni. Sorridono, mentre entrano con pesanti borse piene di farina, spezie, pasta, carne, latte. Assieme agli altri ragazzi ieri mattina hanno raccolto i loro vestiti e preso l’autobus numero 6 che porta alla Vela. Poi sono andati a fare la spesa con la tessera prepagata che consente loro di fare acquisti al supermercato. Il budget è di poco più di 100 euro a testa al mese.
In pieno trasloco, al pranzo ieri ci ha pensato «Mamma»: così viene chiamata un’operatrice della Croce Rossa che ha preparato per tutti la pasta. «Una pasta buona, non come quella della Residenza Fersina» evidenzia Omid, scappato dall’Iran per problemi con il governo.
Hanno raccolto firme contro di noi? Li capisco. Anch’io, vedendo come si comportano certi stranieri, avrei timore. Loro pensano che noi siamo qui per fare caos o per sporcare, ma vorrei dire di non preoccuparsi. Noi non siamo così: siamo contenti di essere qui e non veniamo per creare problemi
Racconta che suo fratello è stato condannato a morte e che, per problemi politici, gli è stato impedito di proseguire l’università. Di qui la decisione di lasciare Teheran, la sua città. «Volevo andare in Germania, ma mia mamma mi ha detto di raggiungere mio fratello a Trento. Ho passato 21 giorni per strada - spiega - sono arrivato a piedi in Turchia, via mare in Grecia, e ancora a piedi ho attraversato la Macedonia. Eravamo una cinquantina di persone ed abbiamo dormito nelle foreste per giorni. Poi siamo andati in Serbia e in Croazia, dove abbiamo preso il treno. Siamo passati per la Slovenia e per l’Austria».
Omid ha trascorso 17 mesi in via al Desert ed è contento di essere stato trasferito alla Vela perché così può cucinare. «Il cibo non era buono alla Residenza Fersina. La pasta non aveva il sapore di quella che ho mangiato a casa delle famiglie trentine. Nelle ultime due settimane la situazione è migliorata, ma prima non andava bene. Finalmente potrò mangiare una buona pasta, qui».
«E io potrò preparare il banku» aggiunge il gambiano Mohamed, un anno e 4 mesi di permanenza in via al Desert. Partito dalla Libia a bordo di una «carretta del mare», a Trento è arrivato qualche giorno dopo lo sbarco a Lampedusa.
«Alla Residenza Fersina eravamo in sei per stanza, qui siamo due. Sono contento» spiega. Gli appartamenti ricavati nel maso sono pensati per quattro persone e composti da due stanze da letto, un bagno ed una cucina. Ieri il personale della Croce Rossa ha distribuito piatti, bicchieri e posate.
«Qui abbiamo più libertà - aggiunge Omid - oltre a farci da mangiare, il venerdì sera e il sabato sera possiamo rientrare alle 24 e non alle 23 come tutti gli altri giorni». I ragazzi sanno che sono state raccolte firme contro di loro, che il loro arrivo alla Vela non è ben visto da alcuni abitanti della zona.
«Li capisco - prosegue ancora Omid - Anch’io, vedendo come si comportano certi stranieri, avrei timore. Loro pensano che noi siamo qui per fare caos o per sporcare, ma vorrei dire di non preoccuparsi. Noi non siamo così: siamo contenti di essere qui e non veniamo per creare problemi».
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Fotoservizio di Paolo Pedrotti