Amministratore infedele Buco nei conti condominiali
Una voragine. È quella che un amministratore avrebbe lasciato nei conti di un condominio, che si è ritrovato con un buco di oltre 120mila euro.
L'ipotesi dell'accusa è che l'uomo - un 49enne di Trento - abbia utilizzato per sé il denaro destinato invece a pagare fornitori e spese per i servizi dei condòmini, attraverso prelievi o bonifici verso i propri conti correnti.
L'uomo, assistito dagli avvocati Luca Pontalti e Ingrid Avancini, è finito a processo con l'accusa di appropriazione indebita. Ma l'udienza di ieri, che si è svolta davanti al giudice Giovanni De Donato, ha registrato un piccolo colpo di scena. Il Tribunale, accogliendo l'eccezione sollevata dalla difesa di un difetto di notifica, ha infatti dichiarato nullo l'avviso di conclusione delle indagini e il decreto di citazione in giudizio, disponendo la restituzione degli atti al pm, che dovrà dunque rinnovare la trasmissione delle notifiche.
Ma veniamo ai fatti. Il procedimento penale al centro del processo prende le mosse dalla denuncia presentata dal nuovo amministratore del Condominio Spazio 2000 di Trento, che ha nel contempo promosso una causa civile contro l'imputato.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, affidate al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Trento e coordinate dalla pm Alessandra Liverani, tra il 17 settembre 2012 e il 5 giugno 2015 l'ex amministratore di condominio si sarebbe «intascato» la bellezza di 120.133,03 euro. Denaro che il 48enne avrebbe sottratto da entrambi i conti correnti intestati al condominio e ai quali, ovviamente, aveva accesso proprio in virtù del suo ruolo.
Ma come sempre avviene nei casi di amministratori «infedeli», prima o poi i nodi vengono al pettine, perché quel denaro doveva servire per pagare i fornitori e i servizi garantiti ai condomini: dal rifornimento di gasolio per l'inverno ai lavori di manutenzione che vengono svolti nell'immobile, passando per i soldi destinati alla caldaia piuttosto che al pagamento delle pulizie o destinati alle verifiche sull'ascensore. Proprio i solleciti di pagamento e la richiesta di versare somme che avrebbero dovuto essere già state saldate hanno fatto sobbalzare il nuovo amministratore, che ha così scoperto gli ammanchi. Quanto ai condomini, come avviene in tutti i casi di amministratore infedele - dalla val di Fassa a Campiglio solo per citare gli ultimi casi venuti a galla e approdati in tribunale - si trovano a dovere pagare di nuovo fatture che risultano non saldate, nonostante avessero già provveduto a versare le rispettive quote.
Gli ammanchi - stando a quanto denunciato e ricostruito dagli investigatori delle Fiamme gialle - sono ingenti: oltre 120mila euro.Somme che l'imputato sostiene però di non essersi intascato, parlando di semplici problemi di contabilità. A stabilire come siano andati i fatti sarà il giudice.
Appena scoperto il «buco», come detto, il nuovo amministratore si è rivolto alla magistratura ed ha presentato un esposto contro l'imputato. Un'azione che si è mossa di pari passo con quella avviata in sede civile: la causa è ancora pendente ma il Tribunale ha già posto sotto sequestro l'appartamento dell'uomo a tutela del presunto debito maturato nei confronti dei codòmini.