Altri quattro casi di malaria a Trento Santa Chiara: in estate nove episodi
L'inchiesta sulla morte della piccola Sofia Zago, la bimba di 4 anni di Piedicastello morta di malaria, si allarga. I carabinieri del Nas, coordinati dal procuratore capo Marco Gallina, hanno acquisito la documentazione sanitaria di altri quattro casi di malaria trattati nel corso dell'estate al Santa Chiara.
Per due di questi ricoveri - dove il parassita era il plasmodium falciparum, lo stesso tipo che ha portato alla morte Sofia - sono stati prelevati dagli inquirenti i campioni di sangue. I vetrini sono poi stati consegnati ai laboratori dell'Università di Verona dove già sono in corso gli esami incrociati sui campioni di sangue della piccola Sofia e della famiglia del Burkina Faso che in quegli stessi giorni era stata ricoverata al S. Chiara per malaria (due dei bambini erano in Pediatria, come Sofia che tra il 16 e il 20 agosto era stata in cura per un diabete).
Dunque sono almeno 9 i pazienti curati per malaria all'ospedale di Trento tra luglio e agosto scorsi. Il numero impressiona, ma non desta preoccupazioni sanitarie perché tutti i casi - tranne quello della piccola Sofia, dove il contagio è per ora inspiegabile - di malattia contratta in Paesi dove la malaria è endemica.
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L'esistenza di ulteriori casi di malaria trattati al S. Chiara è stata rivelata dal professor Peter Kremsner. Il docente in malattie tropicali e parassitologia all'Università di Tübingen in una intervista al settimanale «Oggi» ha escluso che il contagio potesse partire dalle due bambine del Burkina Faso: «Le due sorelle del Burkina - aveva detto Kremsner ad Oggi - non c'entrano per una questione di tempi: Sofia è stata in reparto dal 16 al 20 agosto, una bambina del Burkina dal 16 al 21 e la sorella dal 20, quando Sofia era già stata dimessa, fino al 24.
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Nella foto il direttore dell'azienda sanitaria Paolo Bordon e il primario di pediatria Annunziata Di Palma
Occorre un intervallo di almeno due settimane per lo sviluppo del parassita, mentre qui si gioca tutto su una concomitanza di pochi giorni». Secondo il professore l'ipotesi che Sofia sia stata contagiata da una zanzara che aveva prima punto le due sorelle del Burkina è «priva di qualsiasi fondamento scientifico». Kremsner indica un'altra pista da battere: «Bisogna guardare indietro e controllare le date dei ricoveri precedenti. Ce ne risultano due: uno dal 19 al 25 luglio in pediatria: l'altro dal 29 luglio al 4 agosto al reparto malattie infettive. Se una zanzara anofele avesse punto uno di questi due soggetti, avrebbe avuto il tempo di portare a maturazione il plasmodium e avrebbe potuto trasmetterlo a Sofia mentre era ricoverata».
La vicenda della morte della piccola Sofia Zago, 4 anni, di Trento