Ciminiere ex Italcementi: l'abbattimento per risparmiare soldi
Mettere in sicurezza le due ciminiere instabili, fessurate e pericolose dell’ex Italcementi, «incerottandole» con teli biderizionali in fibra di carbonio, costerebbe 526 mila eura ciascuna.
Demolire solo la parte interna in laterizio, conservando la canna esterna in calcestruzzo, costerebbe di più: oltre 602 mila euro cadauna. Più conveniente demolirle: 175 mila euro ciascuna impiegando microcariche di esplosivo; 235 mila con pinza idraulica.
Sono i dati che l’ingegner Franco Decaminada , incaricato da Patrimonio del Trentino (Pdt) illustra alla Commissione urbanistica del Comune di Trento. E così, dopo oltre due ore di relazioni tecniche, dubbi e domande dei consiglieri, si ha la conferma che quelle due ciminiere oltre il fiume Adige, che il Prg di inizio anni Duemila decise di conservare a memoria della storia industriale dell’area, sono un nodo politico da sciogliere in tempi rapidi.
Per predisporre, sì, il piano di lottizzazione dell’ex Italcementi: centro espositivo polifuzionale, parcheggio di attestamento, aree verdi, servizi, e, verso l’abitato di Piedicastello, edifici residenziale e nuovo studentato.
Ma anche per poter garantire, almeno in parte, l’utilizzo per l’adunata nazionale degli alpini del prossimo maggio. È uno strano destino, quello dello delle due ciminiere alte 60 metri, da conservare alla memoria mentre dall’altra parte del fiume, per dare fiato alla «speculazione» immobiliare del quartiere Le Albere, la memoria industriale dell’ex Michelin è stata senza freni sacrificata.
A complicare le cose ci sono altri due elementi: una parete rocciosa altrettanto instabile, come spiega il geologo Icilio Vigna , e una bonifica dell’intera area di 46 mila m² da completare. Ma tutto si tiene. Perché un conto è bonificare l’area liberata della presenza ingrombante dei due «camini», un altro farlo dopo che sono stati abbattuti: meno costi, meno complicazioni.
In Commissione, c’è chi non ha dubbi. Andrea Merler (Civica Trentina) dice: «Trovo le due torri di straordinaria bellezza, di una forza estetica incredibile, sarebbe un delitto abbatterle». Ma è l’unico a dirlo con vigore. La proprietà dell’area è, dal 2014, di Patrimonio del Trentino, il possesso è però della parte venditrice, Piedicastello spa (la società della Cooperazione trentina a gestione Schelfi cui l’operazione è costata lacrime e sangue).
E qui si arriva al nodo politico delle due ciminiere. Perché la via privilegiata di «Patrimonio», la società della Provincia, è l’abbattimento. Il presidente Mario Agostini lo fa intendere chiaramente. Il piano della bonifica dell’area prevede 123 giorni lavorativi per la copertura della spianata con 50 mila m³ di inerti (oltre che per eliminare cinque cisterne di idrocarburi).
Piedicastello spa, cui compete l’intervento, potrebbe partire in gennaio: con i lavori di bonifica a suo carico e con l’abbattimento delle due ciminiere a spese di «Patrimonio». Significa che, per maggio, le penne nere potrebbero utilizzare l’ex Italcementi (salvo la fascia di rispetto di 7 mila m² sotto la parete rocciosa) non per una tendolopoli, ma almeno come parcheggio.
Per abbatterle, serve però andare in deroga al Prg. L’assessore Paolo Biasoli , criticato da alcuni consiglieri («L’ex Italcementi non è la prima dimostrazione di inadeguatezza in materia urbanistica» dice Vanni Scalfi , capogruppo di Insieme Trento) è pronto a riportare la questione in Commissione, quindi in aula. Il presidente di Patrimonio, Mario Agostini , vuole certezze: «Chiederò che il Comune si esprima definitivamente sul valore culturale e identitario dei due manufatti».