Sul lavoro ci si ammala troppo Aumento del 45% nel 2017
Nel 2017 in Trentino gli incidenti sono stati 8.874
Due lavoratori gravemente feriti a Mori e a Volano e tuttora in rianimazione. Il nuovo incidente di ieri a Ragoli. Lo sciopero dei dipendenti dell’Acciaieria di Borgo Valsugana per solidarietà con le vittime del grave incidente alle Acciaierie Venete di Padova (stesso gestore di Borgo) e per lanciare l’allarme su un analogo rischio corso anche a Borgo. Sono solo gli ultimi casi in ordine di tempo di una ripresa degli infortuni sul lavoro dopo il calo negli anni della crisi. Nel 2017 in Trentino gli incidenti sono stati 8.874, cioè 120 in più dell’anno precedente con un aumento dell’1,4%, ma col +4,6% in edilizia. Di essi, 7 sono stati mortali. Da inizio anno si contano già due morti e almeno cinque incidenti gravi. Al tempo stesso l’Inail segnala nel primo trimestre 2018 un balzo delle malattie professionali: da 91 a 132 casi con un aumento del 45%.
L’ultimo dato annuale Inail sulle malattie professionali è riferito al 2016, quando si contano 438 casi in aumento del 20% sull’anno precedente. I dati al 31 marzo indicano, appunto, 132 denunce di malattie professionali, di cui 107 riferite a uomini e 25 a donne, rispetto ai 91 del primo trimestre 2017 (67 maschi e 24 donne). La maggior parte dei casi, 73 contro 55 dell’anno prima, sono nel settore industria e servizi, mentre 59 ammalati rispetto ai 35 precedenti sono in agricoltura. Il grosso dei casi, 84, riguarda malattie del sistema osteomuscolare (ossa e muscoli) e del tessuto connettivo ma ci sono anche 19 malattie del sistema nervoso.
«Spesso sono malattie legate alla fatica e ai lavori logoranti - dice Matteo Salvetti, segretario della Feneal, gli edili Uil - Abbiamo lanciato l’allarme sui tanti lavoratori edili anziani costretti ancora a lavorare nei cantieri perché non hanno i requisiti per andare in pensione». Conferma la segretaria della Fillea Cgil Sandra Ferrari, che interviene più ampiamente sulla questione (vedi sotto): «I casi più frequenti che ci troviamo di fronte sono in edilizia, legno, porfido». Luciano Remorini, segretario della Fim Cisl, reduce dalla protesta di Borgo - «sciopero riuscito» sottolinea - ricorda che ci sono mansioni nell’industria come il controllo qualità, fatto più spesso da donne, che possono provocare danni alla schiena e al polso.
Sugli incidenti degli ultimi giorni, afferma Salvetti, «il pensiero va innanzitutto ai lavoratori e alle famiglie coinvolte. Come sindacati ci eravamo illusi che il numero degli infortuni stesse diminuendo grazie all’azione preventiva e alla maggiore formazione dei lavoratori. Ci sbagliavamo. Il numero degli infortuni diminuiva per le minori ore di lavoro legate alla crisi del settore. Al primo timido segnale di ripresa, anche in Trentino i lavoratori hanno ricominciato a farsi male. Eppure basterebbe poco per migliorare le cose: la crescita di una effettiva cultura della sicurezza che parta dall’insegnamento obbligatorio nelle scuole primarie e secondarie e la valorizzazione dell’esperienza della bilateralità che caratterizza il settore edile, ampliando l’offerta formativa di Centrofor. Ma la cultura della sicurezza deve diffondersi soprattutto tra le aziende che, colpevolmente, continuano a ritenere l’adeguamento alle normative come una sorta di ostacolo alla libertà di impresa».
Il pensiero per i due lavoratori gravemente feriti, Sergio Parisi e Mois Golemi, e la vicinanza alle famiglie viene espressa anche dai segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino, Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti. Che ricordano anche Davide Collu, «infortunatosi gravemente poco più di una settimana fa in un cantiere a Riva del Garda». E incalzano aziende e Provincia. «Non si può abbassare la guardia. Serve maggiore attenzione da parte delle aziende che devono investire in sicurezza e maggiore prevenzione dei rischi. Serve anche maggiore cultura tra i lavoratori».
«Ma attenzione alla sicurezza vuol dire anche investimenti nel potenziamento degli enti che devono vigilare. Non è un caso che Cgil Cisl Uil abbiano posto il potenziamento dell’organico dei servizi ispettivi dell’Uopsal tra le richieste presentate alla giunta provinciale nell’ambito dell’assestamento di bilancio. Sollecitiamo nuovamente l’assessorato provinciale alla Salute per sapere se effettivamente il 5% del bilancio della sanità trentina è investito in sicurezza sul lavoro, come prevede la norma, e se vengono reinvestiti in prevenzione i proventi delle sanzioni erogate dagli organi ispettivi».