Scuola, niente ultimo giorno per alcuni disabili
Niente ultimo giorno di scuola per alcuni ragazzi con disabilità che per tutto l'anno sono stati seguiti da educatori. Niente ultimo giorno perché in quell'occasione due dirigenti scolastici (ma potrebbero essere anche di più) di scuole superiori hanno deciso di non chiedere, per quel giorno, l'aiuto degli educatori. Quindi se i ragazzi erano in grado di andare a scuola da soli, seguiti dagli insegnanti di classe bene, altrimenti, chi non era in grado, era meglio rimanesse a casa. Ultimo giorno di scuola ovviamente senza lezioni, ma fatto di feste, foto, momenti di socializzazione, giochi. Quel di più al quale nessun ragazzo vorrebbe mai mancare.
A denunciare quella che a loro modo di pensare è stata una vera e propria discriminazione sono stati alcuni genitori dell'associazione Gaia, gruppo che riunisce famiglie con ragazzi con disabilità.
Il loro non vuole essere un atto di accusa, ma uno stimolo di riflessione affinché certe cose non si ripetano più. «Mio figlio, ma parlo anche a nome degli altri genitori dei ragazzi coinvolti nella vicenda, si è trovato benissimo durante l'anno a scuola. Ha avuto il suo educatore, è stato seguito, ha potuto partecipare ad attività e laboratori. Questo fino a quando non è arrivata la telefonata dalla scuola che diceva appunto che l'ultimo giorno l'educatore non sarebbe stato presente», racconta la mamma. «Quando ho capito che si era trattato di una decisione del dirigente e non dell'educatore ho chiesto un incontro con lui. Mi ha detto che mio figlio era stato seguito tutto l'anno, che la scuola aveva cercato di dare il massimo e che eventualmente potevo rivolgermi in Provincia». Da questa mamma, come agli altri genitori dei ragazzi rimasti a casa, la scelta di non pagare due ore all'educatore è stato vissuto come un'enorme ingiustizia. «Mio figlio non se ne è reso conto che i suoi compagni sono andati a scuola anche il giorno dopo e che a lui non era stata data la possibilità, ma un'altra ragazza sì e per lei è stata comunque una sofferenza. Ma questa scelta è stata anche un segnale sbagliato nei confronti degli altri ragazzi. Si parla tanto di integrazione e poi, in un momento di festa, i ragazzi seguiti tutto l'anno dagli educatori vengono esclusi? Che esempio di vera integrazione è?».
Le famiglie dell'associazione spiegano che le cooperative che forniscono parte degli educatori che seguono i ragazzi disabili nelle scuole sono pagate 32 settimane mentre la scuola è aperta 33 settimane. «Una dunque è sempre scoperta e ci chiediamo che senso abbia. Conosco educatori che l'ultima settimana hanno lavorato gratis ma anche questo non è giusto».
Secondo questo gruppo di volontari questo risparmio di pochi giorni o di poche ore, come nel caso della decisione di non far partecipare i ragazzi alle attività dell'ultimo giorno di scuola, striderebbe con le dichiarazioni di Ugo Rossi che sulla questione delle risorse pubbliche a sostegno della disabilità aveva parlato proprio dell'obiettivo di rendere la scuola trentina sempre più inclusiva. «A tal fine, lo scorso marzo, abbiamo istituito tre organismi dedicati all'individuazione, al coordinamento e al sostegno dell'inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali, siano essi derivanti da disabilità, da disturbi e difficoltà di apprendimento o da svantaggio sociale, ambientale e culturale. Il loro compito sarà quello di stimolare il dibattito, ma anche quello di valorizzare le numerose buone pratiche delle quali la nostra scuola è molto ricca, coordinando i diversi attori che a vari livelli si occupano di questi temi», scriveva pochi giorno fa Rossi. Tutto bello, peccato che poi i genitori debbano fare i conti con questi «scivoloni», con decisioni che sono per loro davvero inaccettabili.