Un terremoto investe l'Università Ecco tutte le accuse per i 17 indagati

di Flavia Pedrini

Ventiquattro incarichi per un importo di quasi 350 mila euro affidati a professionisti esterni, senza prima verificare che all'interno dell'amministrazione ci fossero risorse idonee a svolgerli e bandi di gara «pilotati» per alcune migliaia di euro. Ma anche appalti per oltre 3 milioni di euro «parcellizzati» - dagli arredi per la nuova Biblioteca universitaria centrale alla ristrutturazione del Rettorato - per aggirare le procedure concorsuali e ricorrere all'affidamento diretto. E poi professori a tempo pieno con il «doppio lavoro», che avrebbero causato alle casse dell'ateneo un danno da oltre 600 mila euro o apparecchiature dell'Ateneo usate per scopi privati.  

Lo spaccato che emerge dell'avviso di conclusione delle indagini firmato dal pubblico ministero Carmine Russo e inviato ai 17 indagati (più una società), fa capire che la vicenda dei quattro presunti bandi pilotati per la progettazione della nuova mensa universitaria a Trento Fiere, che ha portato all'emissione di una misura interdittiva nei confronti di Mosè Ricci , professore ordinario del Dicam nonché coordinatore scientifico del tavolo di lavoro del Prg del Comune di Trento, non era che un tassello di un mosaico ben più vasto. 
L'indagine delle Fiamme gialle, che si sviluppa su due filoni principali - amministrativo e immobiliare e del doppio lavoro - ha coinvolto personale amministrativo dell'Università, ma anche tre docenti e poi assistenti del Dicam, il Dipartimento di ingegneria civile e meccanica, oltre che liberi professionisti. Tra i nomi degli indagati, oltre a quello dei due docenti che facevano parte della commissione, anche quello del direttore del Dicam, Marco Tubino , che deve rispondere di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Secondo l'accusa Tubino, «nei quattro decreti emessi il 13 settembre 2016», per il conferimento dell'incarico ai quattro giovani architetti, avrebbe infatti attestato falsamente la regolarità degli atti della commissione e anche la disponibilità finanziaria sul fondo Lab Design Dicam. 
Inutile dire che in questa fase tutte le accuse - si va dal falso alla truffa, dall'abuso d'ufficio alla corruzione - sono da dimostrare e che gli indagati le respingono con forza: ora le difese avranno tre settimane di tempo per chiedere un interrogatorio o presentare una memoria.  

Incarichi esterni
Sotto la lente della magistratura sono finiti 24 incarichi che l'ex dirigente della Direzione patrimonio (incarico ricoperto dal 19 novembre 2012 al 18 novembre 2017) Rinaldo Maffei , stimato sindaco di Nomi, e l'ex responsabile della segreteria tecnica di direzione, avrebbero affidato a professionisti esterni all'amministrazione, attraverso le «determinazioni del dirigente», senza procedere - per l'accusa - con la «doverosa verifica delle disponibilità interne». Si tratta di incarichi per varie attività di manutenzione del patrimonio, che vanno da poche migliaia di euro agli oltre 70mila euro. In questo modo sarebbe stato procurato un indebito vantaggio ai professionisti esterni, per un importo di circa 346mila euro. Da qui l'accusa di abuso d'ufficio, che - per 22 episodi su 24 - va di pari passi con quella di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso, dal momento che negli atti relativi agli incarichi esterni si sosteneva che «nella pubblica amministrazione non fossero presenti professionalità idonee all'esecuzione dei computi richiesti o che i funzionari fossero impegnati in altre attività». 
Lo «spezzatino» dei lavori
Secondo l'accusa sempre Maffei, che deve rispondere anche di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, in concorso con l'ex responsabile della segreteria tecnica e in un caso con un architetto, avrebbe disposto il frazionamento di una serie di progetti, che in base al computo metrico dovevano invece avere una base d'asta tale da richiedere la procedura concorsuale. In questo modo avrebbe proceduto con affidamenti diretti, dunque sotto la soglia dei 50mila euro. I lavori finiti sotto la lente della magistratura ammontano ad oltre 3 milioni di euro: spiccano gli arredi per la Buc delle Albere o la ristrutturazione del rettorato. 
Il doppio lavoro dei docenti
Tre docenti del Dicam sono accusati di abuso d'ufficio per avere svolto attività in libera professione, vietata per chi - come loro - è docente a tempo pieno. Nei guai è finito Mosè Ricci , che si sarebbe peraltro dedicato in privato anche alla progettazione del nuovo Polo sanitario trentino; attività che avrebbe svolto anche usando il laboratorio e gli apparecchi del Dicam (da qui l'accusa di peculato). Tra gli indagati anche Giuseppe Scaglione , professore associato e Giorgio Cacciaguerra , ora in pensione. In totale la cifra indebitamente percepita supera i 600mila euro.
Corruzione e malversazione
Agli atti dell'inchiesta anche un presunto episodio di corruzione, (lavori in casa in cambio di incarichi diretti per oltre 70 mila euro allo Studio tecnico Bertuol ) e pure uno di malversazione, per una borsa di studio da 13.600 euro assegnata (ingiustamente per il pm), ad un allievo di Ricci, che peraltro si sarebbe poi avvalso del suo aiuto per l'attività di libero professionista per il Nuovo Polo Sanitario del Trentino. Nel mirino anche una borsa di studio da 20mila euro, finanziata con il fondo per la revisione del Prg.


 

GLI INDAGATI 

Gli indagati sono Rinaldo Maffei, 62 anni, di Rovereto, ex dirigente della Direzione patrimonio immobiliare appalti; l'allora responsabile delle segreteria tecnica Lucilla Giuri, 49 anni, di Trento; Walter Boller, 65 anni, di Trento; Gianfranco Bertuol, 70 anni, di Trento, Studio tecnico Bertuol, di Trento; il professor Giorgio Cacciaguerra, 71 anni, di Udine, ora in pensione; il professor Mosè Ricci, 62 anni, di Roma; il professor Giuseppe Scaglione, 63 anni, di Trento e la professoressa Claudia Battaino, 56 anni, di Udine e il direttore del Dicam, Marco Tubino, 60 anni, di Genova. Poi gli architetti Mark Sonego, 41 anni, di Trento; Alberto Birindelli, 38 anni, di Bologna, Ermelinda Cosenza, 32 anni, di Cosenza e Luca Zecchin, 37 anni, di Padova. Ci sono quindi Sara Favargiotti, 34 anni, di Trento, Bruno Zanon, 66 anni, di Trento, Davide Geneletti, 46 anni, di Trento e Chiara Cortinovis, 32 anni, di Trento.

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