Domani al via la stagione venatoria: ma la sentenza del Tar fa discutere
Obbligo di scelta tra caccia vagante e di appostamento e conferma del via libera per gli abbattimenti del cinghiale anche al di fuori delle zone di controllo. È con queste novità che si appresta, da domani, ad entrare nel vivo la stagione venatoria 2018/2019 per le circa 6.400 «doppiette» trentine.
La caccia parte infatti domani, o meglio lo fa per quel che riguarda il calendario per l’abbattimento di capriolo e cervo, dopo che già un mese fa era scattata la stagione per la caccia al camoscio.
Non tutti i cacciatori trentini, tuttavia, potranno dedicarsi alla loro attività: a seguito della sentenza del Tar delle settimane scorse, che anche in Trentino ha introdotto l’obbligo di scelta tra l’esercizio dell’attività in forma vagante e quella da appostamento, da domani potrà liberamente cacciare solo chi ha deciso di rinunciare alla caccia alle specie migratorie fatta da capanno.
«Sono i singoli cacciatori a dover indicare nel loro permesso quale sia la scelta effettuata - spiegano i vertici dell’Associazione cacciatori trentini - ma va da sé che la decisione di dedicarsi alla caccia agli ungulati preclude automaticamente la possibilità di dedicarsi all’attività da appostamento. E si tratta di una scelta che vincola il cacciatore per un anno».
Potrebbero essere dunque poco più di 5.000 le doppiette che effettivamente scenderanno in campo da domani: questo stando almeno al dato degli iscritti dell’associazione trentina che riunisce i capannisti, a sua volta parte dell’Associazione cacciatori trentini e che è forte di 1.300 associati. «Cacciatori che già in passato erano stati oggetto di altri provvedimenti discriminatori - aveva attaccato il presidente dei capannisti Roberto Paccher - e che ora devono subire un altro pesante danno».
La sentenza ha introdotto anche in provincia un obbligo che da tempo già vige nelle regioni a statuto ordinario, accogliendo la domanda cautelare presentata da Pan-Eppaa, Lipu, Wwf, Legambiente, nonché dal consigliere provinciale M5S Filippo Degasperi.
Una sentenza che ha sospeso con effetto immediato, in via cautelativa, la delibera del Comitato faunistico della Provincia numero 711 del 23 aprile 2018 con le prescrizioni tecniche per l’esercizio della caccia nella stagione 2018-2019 nella parte in cui consente di esercitare cumulativamente le due modalità di esercizio della caccia.
Una pronuncia contro la quale l’Associazione cacciatori trentini ha già fatto ricorso, ma in attesa del pronunciamento del Consiglio di stato le doppiette trentine sono chiamate alla scelta: «Rimaniamo fiduciosi sul buon esito del ricorso - ha commentato il vicepresidente dei cacciatori trentini Matteo Rensi - anche perché la sentenza del Tar è andata a toccare anche una norma di attuazione del 2016: siamo convinti insomma che la pronuncia non possa essere confermata, ma al momento i nostri tesserati devono scegliere». Altra rilevante novità di questo avvio della stagione venatoria autunnale è quella relativa al via libera all’abbattimento del cinghiale anche da parte di cacciatori che non rivestono il ruolo di controllori e al di fuori delle cosiddette «zone di controllo»
È stata così confermata la modifica introdotta già nella primavera scorsa su proposta dell’assessore Dallapiccola alla normativa preesistente, che limitava la possibilità di cacciare il cinghiale. Di fronte alla proliferazione della specie è stato confermato il via libera senza particolari vincoli (neppure nel caso di femmine con cuccioli), nei periodi in cui è aperta la caccia a cervo e capriolo. «L’invito a tutti - è il messaggio dell’Associazione cacciatori - è quello a prestare la massima attenzione alla sicurezza, propria e altrui».