Centrale unica, il «conto» a Zappini La Corte dei Conti le chiede 19.834 euro
A poco più di due mesi dalla chiusura dell’inchiesta penale per tentato abuso d’ufficio, il caso del concorso, poi annullato, per la copertura di un posto a tempo determinato della nuova Centrale unica di emergenza, approda anche sul tavolo dei giudici contabili.
La procura regionale della Corte dei conti ha infatti citato in giudizio l’ex dirigente Luisa Zappini, chiedendo che venga condannata a pagare 19.834 euro in favore della Provincia.
L’ipotesi di danno erariale riguarda le spese sostenute da piazza Dante per svolgere il concorso (3.634 euro), ma anche il costo in termini di risorse umane impiegate per seguire la procedura (16.200 euro), che - questo almeno sostiene l’accusa - venne annullata perché l’ex dirigente, benché in conflitto di interessi (il primo e il secondo classificato erano ricercatori presso il Centro di ricerca Eledia, che collaborava in modo sistematico con la Cue), venne meno al suo dovere di astensione. Un’accusa, lo diciamo subito, sulla quale la difesa, sostenuta dall’avvocato Nicola Stolfi, ha da subito dato battaglia, sostenendo che i rapporti scientifici sono altra cosa rispetto al conflitto di interessi e che Luisa Zappini aveva sempre agito per il bene del servizio pubblico, senza alcun favoritismo.
Nell’atto di citazione, firmato dal vice procuratore generale Giuseppe Teti, viene ripercorsa l’intera vicenda, a partire dalla presentazione di un esposto - del 30 maggio 2017 - indirizzato proprio alla procura regionale, che riguardava il concorso indetto dalla giunta provinciale il 16 dicembre 2016 e nel quale venivano segnalate delle presunte anomalie. Ma gli stessi dubbi erano stati segnalati anche in un’interrogazione del consigliere di Agire, Claudio Cia.
Al termine delle verifiche era stata proprio la Provincia ad annullare il bando in autotutela, ritenendo che sussistesse un conflitto di interessi, che avrebbe dovuto indurre la Zappini, presidente della commissione, ad astenersi. Tesi condivisa dalla procura che, lo scorso luglio, ha mandato l’avviso di chiusura delle indagini alla Zappini, ma anche a due dirigenti e altrettanti ricercatori di Eledia, il Centro di ricerca di eccellenza dell’Università, accusati di tentato abuso d’ufficio in concorso. Per l’accusa, sostenuta dal pm Marco Gallina, si sarebbero accordati sui contenuti del bando, a vantaggio del primo e secondo classificato, entrambi ricercatori presso il Centro di ricerca Eledia, che collaborava in modo sistematico con la Cue.
Il 5 marzo 2018 era stata quindi piazza Dante a presentare una denuncia presso la Corte dei conti, per un possibile danno erariale, connesso alla vicenda, indicando che le spese sostenute per svolgere il concorso erano state di 3.634 euro.
In tema di responsabilità, secondo la procura regionale, sarebbe stata accertata la relazione tra la condotta tenuta dall’ex dirigente e il successivo annullamento del bando, con il conseguente venire meno dell’assunzione di un funzionario tecnico destinato alla Cue.
Zappini, infatti, che bene doveva conoscere le norme contenute nel piano anti corruzione e anche nel codice di comportamento dei dipendenti - tanto più in qualità di dirigente - avrebbe avuto dunque l’obbligo di astenersi dal prendere parte alla selezione.
Non averlo fatto - sostiene l’accusa - ha causato un danno da disservizio, visto che avrebbe comportato un dispendio di risorse umane, sottratte inutilmente da altri lavori. Per questo, ai 3.634 euro di spese vive sostenute per il bando, la procura regionale - nel calcolare il presunto danno erariale - ha aggiunto 16.200 euro, ovvero il denaro erogato all’ex dirigente (3.000 euro) e agli altri membri della commissione (12.000) per le giornate di lavoro impiegate nel seguire tutte le fasi della procedura. Altri 1.200 euro si riferiscono invece alle attività di verifica svolte da piazza Dante dopo l’interrogazione.
Alla fine, dunque, il conto presentato a Zappini è di 19.834 euro.