Tir, non si trovano autisti ne mancano 400
«I licenziamenti di qualche anno fa in Arcese si sarebbero potuti evitare se ci fosse stata un’iniziativa politica, a livello nazionale e trentino, sulle questioni del cabotaggio e dei distacchi internazionali, cioè della concorrenza sleale dei vettori dell’Est europeo». Lo sostiene Giovanni Giorlando, segretario della Fit Cisl, a proposito della sentenza d’appello che ha deciso il reintegro in Arcese di 29 licenziati del 2015.
Ma per Giorlando siamo davanti a un paradosso: «Oggi le aziende di autotrasporto sull’internazionale, sul nazionale e sul locale non trovano autisti, i giovani e anche gli stranieri non vogliono fare questo lavoro a causa delle gravose condizioni a cui si è arrivati. In Trentino mancano almeno 400 autisti».
«Il giudice del lavoro tende a reintegrare - sostiene Giorlando - Ma il nodo è a livello politico. Il contesto europeo al ribasso ha danneggiato molte aziende strutturate». La concorrenza al ribasso ha peggiorato le condizioni di chi lavora. «Dieci, dodici, quindici ore fuori, lontani da casa, pressati sui tempi, per quattro soldi - sottolinea il sindacalista - Chi fa l’autista di camion, inoltre, spende 2.000 o 3.000 euro per prendere la patente. Tanti dicono: prendo qualcosa in meno ma preferisco un lavoro che mi consenta di stare a casa, un lavoro non schiavizzato».
«Così ci ritroviamo con mancanza di autisti sul territorio - dice ancora Giorlando - Abbiamo settimanalmente chiamate da aziende che non trovano personale viaggiante.Quelli che ci sono se li stanno contendendo». Gli ultimi bilanci delle aziende di autotrasporto, a partire da Arcese, sono buoni. «Sì ma rimane il problema maggiore: i prezzi che calano. La quantità la fa da padrone rispetto alla qualità».
Conferma Andrea Gottardi, titolare dell’omonima impresa e già presidente della sezione autotrasporto di Confindustria Trento. «I bilanci 2017 vedono buone performance, grazie soprattutto al gasolio che costava poco. Anche il 2018, nel primo trimestre, era partito bene ma ora pesano la risalita dei prezzi del carburante e il rallentamento della ripresa». Gottardi aggiunge che «sempre meno giovani si affacciano al lavoro e anche meno stranieri. Ma questo comincia a succedere anche nell’Est europa e lavoratori e sindacati hanno cominciato a rinegoziare i salari al rialzo. Questo aiuterebbe a ricostituire parità di condizioni».