Licenziamento, Sait vince la causa
Licenziamento legittimo. Si chiude a favore del Sait il primo dei tre contenziosi aperti dopo gli 80 licenziamenti collettivi (in altri 77 casi, dunque, non c'è stata una causa legale) promosso da un addetto alle pulizie, invalido e immigrato, che aveva impugnato il licenziamento, chiedendo che venisse dichiarato nullo a fronte della presunta condotta «discriminatoria» del consorzio nei suoi confronti.
Una tesi bocciata dal giudice del lavoro, Giorgio Flaim, che nei giorni scorsi ha respinto la domanda e condannato l'operaio a pagare anche le spese di giudizio.
La vertenza contro il Sait, assistito dall'avvocato Filippo Valcanover, si inserisce nell'ambito dell'accordo sulla procedura di mobilità: i 116 esuberi individuati, dopo l'intesa con i sindacati, erano scesi a 80. Tra questi c'era anche l'addetto alle pulizie - comparto azzerato - che ha impugnato il licenziamento, accusando il Sait di averlo discriminato per la sua condizione di invalido e di immigrato. Nel mirino, in particolare, erano finiti sia i punteggi applicati al ricorrente che la valutazione delle sue competenze. L'operaio, assistito dall'avvocato Gianfranco de Bertolini, aveva in particolare lamentato che al Sait fossero disponibili altre mansioni che avrebbe potuto svolgere, come quella di commesso o magazziniere, pure con i limiti connessi alla sua invalidità. Ma secondo il giudice non sarebbero emersi elementi a sostegno di una condotta discriminatoria né connessa alla condizione di invalido civile - secondo il giudice, al contrario, il lavoratore si sarebbe lamentato di non avere beneficiato di un trattamento più favorevole per la sua condizione di invalidità - né a quella di immigrato. Ma nella sua ordinanza il giudice «salva» di fatto anche l'accordo sindacale, che non coinvolgeva tutti i lavoratori del Sait, ma solo quelli di alcuni comparti. Una scelta che, secondo il Tribunale, quando si parla di licenziamento collettivo, appare peraltro ormai consolidata. Certo, il dipendente del settore interessato al «taglio» di personale può dimostrare di essere adatto anche a ricoprire altre mansioni, svolte in precedenza. Ma in questo caso, secondo il giudice, il ricorrente non aveva svolto - come sosteneva - un'attività precedente comparabile a quella del commesso né avrebbe potuto svolgere, viste le sue condizioni fisiche, un'attività di magazziniere. Dunque, quando è scattato il licenziamento collettivo, l'addetto alle pulizie non poteva occupare altre posizioni e, dunque, non poteva essere messo a confronto con i dipendenti di altri settori. E, in questo caso, per tutti gli addetti alle pulizie, era scattato il licenziamento.