Femministe: «Non Una di Meno» preoccupate da Fugatti
Le femministe del collettivo «Non Una di Meno» di Trento sono in «stato di agitazione permanente contro Fugatti e le politiche della Lega». Lo annunciano in un documento che analizza la situazione, dopo il voto delle provinciali di domenica.
«Anche in Trentino purtroppo l’ondata nera è arrivata. E’ stato da poco eletto governatore della Provincia (peraltro con largo consenso) Maurizio Fugatti, esponente della Lega Nord. Da soggettività femministe vogliamo esprimere alcune considerazioni. Innanzitutto denunciamo la quasi totale assenza di politiche di genere e di contrasto alle violenze domestiche nei programmi delle liste: solo qualche accenno generico alla tematica in pochissimi programmi, senza alcun approfondimento nel merito e senza alcun riferimento al lavoro già fatto e ben articolato da “Non Una di Meno” nel “Piano Femminista”, un documento politico completo ed esaustivo che parte dall’esame meticoloso della realtà per arrivare a proporre strumenti d’azione concreti».
Per le femministe è «grave e arrogante l’atteggiamento con cui si continua a ignorare una realtà presente e attiva ormai da un paio d’anni sia su territorio nazionale che internazionale, un movimento, l’unico, che riesce a mobilitare centinaia di migliaia di persone in azioni politiche e proteste argomentate e puntuali, che in alcuni paesi (come la Polonia e l’Irlanda) ha saputo arginare la morsa del patriarcato e in altri (come l’Argentina) ha dimostrato essere l’unico avamposto contro la colonizzazione eteropatriarcale dei corpi».
Non ce l’hann operò solo con Fugatti: «La campagna elettorale trentina ha visto anche emergere attraverso un post pubblico su fb le posizioni di un candidato di “L’Altro Trentino a sinistra”, lista dell’unica coalizione che candidava a Presidente della Provincia una donna, nel quale si negava l’emergenza femminicidi in Italia e per il quale non c’è stata alcuna presa di distanza forte e netta da parte della lista e della stessa coalizione».
Insomma, «Anche a sinistra, dove ci si aspetterebbe una maggiore attenzione e presa in carico delle istanze femministe, dobbiamo quindi, purtroppo, rilevare preoccupante inadeguatezza politica e inerzia».
In quanto al nuovo presidente della provincia Maurizio Fugatti, per il colelttivo «è un uomo che già da consigliere provinciale ha fatto capire in modo chiaro da che parte sta. Nel 2015 balza agli onori della cronaca nazionale con un’interrogazione nella quale scambia il Centro Servizi Santa Chiara di Trento (un centro culturale) con l’Ospedale, chiedendo come mai “un direttore artistico venga rivestito di una consulenza all’interno dell’ambito sanitario” (Marco Bernardi aveva appena lasciato il teatro stabile di Bolzano per diventare consulente del Centro Servizi Santa Chiara)».
Viene poi bollato come «Sostenitore della fantasiosa “teoria del gender”, nel 2016 propone assieme a Claudio Cia una mozione con l’intento di vietare la circolazione di libri “gender” nelle scuole trentine.
Esce dall’aula quando si discute della mozione in contrasto all’omofobia (poi approvata). Nel 2017, insieme a Bezzi e Cia, tenta di far istituire un fondo di risorse destinato a coprire i costi del rimpatrio nel paese di origine delle persone a cui non venga riconosciuto la protezione internazionale e che siano state espulse dai centri di accoglienza».
Poi l’attacco finale: «Il programma elettorale con il quale si è presentato alle ultime elezioni - scrivono le femministe - non tradisce le aspettative. Al punto 7.1 “Promozione del ruolo della famiglia nella società” sostiene la “promozione della famiglia fondata sul matrimonio di uomo e donna”, richiama chiaramente il disegno di legge Pillon. (...) Le politiche a favore della procreazione nazionale sono espressione di razzismo e nulla più: non abbiamo bisogno di incentivi alle nascite ma di politiche sociali che garantiscano la conciliazione vita-lavoro».
Come «Non Una di Meno» è quindi già dichiarato lo stato di agitazione permanente. «Continueremo a vigilare e costruire reti femministe anche sul nostro territorio, ora più che mai. Pronte a tornare in piazza ogni volta che sarà necessario, ostinatamente».
Nella foto: il collettivo con i vestita da ancella, protesta al Consiglio Comunale di Verona.