Università, appalti e doppio lavoro Chiesti 16 rinvii a giudizio
Nell’inchiesta sull’Università di Trento - con i filoni sui lavori «spezzatino» e il «doppio lavoro» di alcuni docenti di Ingegneria - la procura conferma quasi tutte le sue accuse. Il pm Carmine Russo ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per 16 imputati, 15 persone fisiche e una società. Rispetto all’avviso di conclusione delle indagini notificato a giugno due indagati escono di scena: sono state stralciate, e dunque corrono verso l’archiviazione, le accuse mosse a Marco Tubino (ex preside del Dicam) e al progettista Walter Boller. I capi di imputazione per gli indagati per cui è stato chiesto il giudizio non cambiano: in totale restano in piedi 23 contestazioni (erano 25). I 16 imputati compariranno in udienza preliminare davanti al gup Riccardo Dies a fine febbraio.
Nella richiesta di rinvio a giudizio ritroviamo 24 incarichi, per un importo di quasi 350 mila euro, affidati a professionisti esterni senza prima verificare che all’interno dell’amministrazione ci fossero risorse idonee a svolgerli. Ma anche appalti per oltre 3 milioni di euro «parcellizzati» - dagli arredi per la nuova Biblioteca universitaria centrale alla ristrutturazione del Rettorato - per aggirare le procedure concorsuali e ricorrere all’affidamento diretto. E ancora: professori a tempo pieno con il «doppio lavoro», che avrebbero causato alle casse dell’ateneo un danno da oltre 600 mila euro o apparecchiature dell’Ateneo usate per scopi privati. Vediamo nel dettaglio le singole posizioni e le contestazioni mosse dalla procura sulla base delle indagini condotte dalla Guardia di finanza di Trento.
GLI INCARICHI ESTERNI
In questo filone imputati sono l’ex dirigente della Direzione patrimonio immobiliare appalti dell’Università, Rinaldo Maffei, e la responsabile della segreteria tecnica, Lucilla Giuri. Contestati i reati di abuso d’ufficio per gli incarichi tecnici affidati all’esterno (24 in totale, per 22 figura sul capo di imputazione anche il reato di falso ideologico) senza procedere - sostiene l’accusa - ad una «doverosa verifica delle disponibilità interne». Si tratta di incarichi per varie attività di manutenzione del patrimonio, che vanno da poche migliaia di euro agli oltre 70mila euro. In questo modo sarebbe stato procurato un indebito vantaggio ai professionisti esterni, per un importo di circa 346mila euro.
APPALTI «SPEZZATINO»
Maffei e Giuri (quest’ultima solo per alcuni episodi) devono rispondere anche di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. L’imputazione si riferisce all’artificioso frazionamento di progetti che, in base al computo metrico, dovevano avere una base d’asta tale da richiedere la procedura concorsuale. I lavori finiti sotto la lente della magistratura ammontano ad oltre 3 milioni di euro: spiccano gli arredi per la Buc delle Albere o la ristrutturazione del rettorato.
DOCENTI E «DOPPIO LAVORO»
Questo filone d’indagine vede imputati alcuni docenti e ricercatori del Dicam. Deve rispondere di abuso d’ufficio Giorgio Cacciaguerra (ora in pensione). Secondo l’accusa avrebbe affiancato all’attività di docenza a tempo pieno, anche quella della libera professione. In particolare si sarebbe dedicato, fra le altre cose, alla progettazione dell’arredo urbano del piazzale del porto nel Comune di Sirmione, oltre che alla direzione dei lavori per il restauro di Palazzo Gorgo- Maniago nel comune di Udine. Al professor Cacciaguerra viene contestato un ingiusto vantaggio patrimoniale quantificato in 144.964 euro.
Nei guai è finito un altro stimato docente (e coordinatore scientifico del tavolo di lavoro del Prg del Comune di Trento): l’ingegner Mosè Ricci. Anche nei suoi confronti l’ipotesi è di abuso d’ufficio perché si sarebbe dedicato in privato anche alla progettazione del nuovo Polo sanitario trentino; attività che avrebbe svolto usando il laboratorio e gli apparecchi del Dicam (da qui anche l’accusa di peculato). Al professor Giuseppe Scaglione viene contestato, tra l’altro, di avere gestito, «in qualità di amministratore di fatto, due imprese commerciali nel settore editoriale, denominate List e Green Trendesign». Il danno imputato al professor Scaglione è di 295.796 euro.
SELEZIONI «PILOTATE»
Ricci, Cacciaguerra, Claudia Battaino, Alberto Birindelli, Ermelinda Cosenza, Mark Sonego e Luca Zecchin sono imputati di turbativa d’asta per episodi che potremmo definire minori. Secondo l’accusa si accordavano per «pilotare» la selezione pubblica per il conferimento di 4 contratti di prestazione d’opera intellettuale presso il Dicam.
Posizioni marginali sono anche quelle di Davide Geneletti, Bruno Zanon, Sara Favargiotti e Chiara Cortinovis finiti nei guai per l’assegnazione di un assegno di ricerca da 20 mila euro relativo alla revisione del Prg di Trento.
IPOTESI DI CORRUZIONE
Agli atti dell’inchiesta c’è anche un presunto episodio di corruzione (lavori in casa in cambio di incarichi diretti per oltre 70 mila euro allo Studio tecnico Bertuol): imputati Lucilla Giuri e Gianfranco Bertuol.
DUE ARCHIVIAZIONI
I nomi di due indagati non compaiono più tra gli imputati. Sono state dunque stralciate per essere archiviate le posizioni dell’architetto Walter Boller (che si era occupato dell’illuminazione per la nuova biblioteca universitaria) e del professor Marco Tubino (inizialmente indagato per due ipotesi di falso che la stessa procura ha lasciato cadere).