Chico Forti chiede di scontare la pena in Italia
Dopo quasi 20 anni trascorsi nelle carceri della Florida, Chico Forti si prepara a chiedere di espiare la pena in un penitenziario italiano. Era un passo che in passato l’ex campione di windsurf di Trento, condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per omicidio di primo grado, si era sempre, ostinatamente, rifiutato di fare. Questo perché Chico, che si è sempre dichiarato innocente e vittima di un clamoroso errore giudiziario, non voleva rinunciare a chiedere giustizia attraverso un nuovo processo.
«Ma ora la normativa pare sia cambiata - sottolinea lo zio Gianni Forti e forse non è più richiesto che il detenuto si dichiari colpevole. Noi comunque continueremo a battere due strade: la richiesta di revisione di un processo infarcito di irregolarità, ma anche la domanda per essere trasferito in Italia».
Dopo anni di immobilismo in terra americana, nonostante i tentativi di intercedere fatti dal governo italiano, forse qualcosa all’orizzonte si sta muovendo, non solo sul fronte della giustizia. L’iter è complesso e il risultato non è garantito, ma è una strada che di certo vale la pena percorrere. Gli avvocati di Chico stanno studiando la procedura per partire con il piede giusto. La prima mossa pare spetti a Chico che dovrebbe inoltrare l’istanza alla direzione del carcere. Poi la domanda dovrebbe approdare alla Corte suprema della Florida. Ci vuole anche il parere favorevole del Governatore della Florida. La richiesta poi dovrebbe essere trasmessa in Italia per il recepimento della sentenza di condanna per poi tornare alle istituzioni giudiziarie della Florida a cui pare spetti l’ultima parola.
L’ipotesi di un trasferimento in Italia hanno dato nuove motivazioni a Chico: ora ha presentato istanza affinché il divieto di visite venga ridotto a sei mesi. La sua condizione detentiva è buona. Lo zio Gianni, con cui i contatti via email sono quasi quotidiani, definisce Chico «pimpante», un record di resistenza per chi è in cella da quasi 20 anni dopo una condanna arrivata senza prove. Anche il carcere dove è detenuto è meno duro di quelli dove Chico è stato in passato. «È un carcere di bassa sicurezza - spiega Gianni Forti - dove sono recluse 500-600 persone considerate dall’amministrazione penitenziaria non pericolose. Chico non dorme più in cella ma in una camerata. A tenergli compagnia c’è anche «Zinger», un cucciolo di Golden Retriever. GUARDA IL VIDEO